giovedì 16 marzo 2006

Ma che Avvenire abbiamo?

Su Avvenire di oggi troviamo la cronaca della prima giornata del convegno «Il diritto alla vita nel magistero di papa Wojtyla», promosso dal Comitato provinciale Scienza & vita di Frosinone, che si tiene da ieri nell’Abbazia di Montecassino (Augusto Cinelli, «Il diritto alla vita è alle radici dell’Europa»).
Tra le varie relazioni citerò quella di Benedetto Del Vecchio, docente di diritto all’università di Cassino, che sostiene: «Se il concepito fosse una cosa e dunque non uno di noi, lo stesso Codice civile italiano sarebbe contraddizione a se stesso». Sarebbe interessante leggere per intero l’argomentazione del relatore, visto che il Codice Civile si apre proprio con una dichiarazione che sembra inequivoca: «La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita». Per adesso mi accontenterò di notare che fra essere «una cosa» ed essere «uno di noi», tertium datur: un essere vivente non è mai una cosa (cioè, almeno nel linguaggio corrente, un oggetto inanimato), ma non è necessariamente una persona, cioè «uno di noi».
Non possiamo infine non notare un incidente decisamente increscioso. Quasi alla fine dell’articolo leggiamo:

Giuseppe Noia, dal canto suo, ha raccontato l’esperienza di un medico-ginecologo che si pone al servizio della vita, denunciando il limite di una cultura medica che si nutre di «accidia intellettuale», specie sulla vita pre-natale. Il docente della Cattolica di Roma ha evidenziato come una pressione culturale scettica sulla vita porti a veri e propri «aborti di ignoranza». Quanti sanno – si è chiesto – che … passati i 16 anni, non ci sono pericoli dalla rosolia su una donna in gravidanza?
Il limite di 16 anni è, come il lettore avvertito avrà già capito da solo, sconosciuto alla scienza; è verosimile che il relatore intendesse dire «16 settimane» (di gravidanza): in effetti nell’abstract di un articolo sull’argomento si può leggere, sia pure con una sfumatura di prudenza in più: «Deafness, cardiovascular and neurological damage, and retinopathy all occur when infection takes place in the first 16 weeks of gestation and are rare after this time» (W. S. Webster, «Teratogen update: congenital rubella», Teratology 58, 1998, 13-23). Non accuserò certo l’illustre docente della Cattolica di aver commesso un «aborto di ignoranza»: si è trattato di un lapsus o, più probabilmente, di un errore del cronista. Cose che capitano, purtroppo. È sperabile comunque che, vista la delicatezza della materia, venga pubblicata al più presto una rettifica.

1 commento:

Anonimo ha detto...

IN QUELL'UOMO C'è MOLTA PROFESSIONALITà E SOPRATTUTTO UMANITà, SE AL MONDO FOSSIMO COME LUI GRAN PARTE DEI PROBLEMI NON CI SAREBBERO.UNA SUA PAZIENTE