Sulla Repubblica di oggi («Una difesa di Gedda che trascura i fatti») Francesco Cassata risponde agli articoli di Andrea A. Galli e Mario A. Iannaccone apparsi su Avvenire (dell’articolo del primo davamo conto in un post precedente; l’articolo di Iannaccone si intitola «Gedda, Mengele e lo scandalo mediatico. Non razzismo, ma violazione della privacy», ed è dell’8 marzo).
Cassata sottolinea come nel suo libro avesse già chiarito le differenze dell’eugenismo quantitativo di Luigi Gedda, interessato alla tutela della maternità e all’espansione demografica, rispetto a quello qualitativo anglo-americano, scandinavo e tedesco. Ma fa notare anche come Andrea A. Galli tronchi provvidenzialmente una citazione di Gedda in cui questi sembra approvare la mescolanza fra le razze, appena prima che il presidente dell’Azione Cattolica si dichiari contrario alla mescolanza di razze molto diverse, come la «bianca» e la «nera».
Cassata ribadisce poi i legami di Gedda con Otmar von Verschuer, ispiratore di Mengele e organico al sistema di potere nazionalsocialista. Gedda e il tedesco fecero parte dagli anni cinquanta ai settanta del board di Mankind Quarterly, la principale voce del razzismo scientifico internazionale.
Infine Cassata si chiede se il questionario inviato da Gedda agli atleti che partecipavano alle Olimpiadi di Roma del 1960, in cui si domandava tra l’altro di specificare la razza di appartenenza, fosse solo da considerarsi, come vorrebbe Iannaccone, una violazione della privacy.
Aggiornamento: sulla questione interviene anche Paolo Parisi, sempre su Avvenire; vedi l’apposito post del 6 aprile.
venerdì 10 marzo 2006
Gedda? Un eugenista!
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