Su Repubblica Salute di oggi Carlo Alberto Redi fa il punto sul caso Lanza, ripetendo le ragioni – chiarissime, per chi non tiene gli occhi chiusi – per le quali gli esperimenti dello scienziato americano non costituiscono in alcun modo una truffa («Staminali, tecnica salva-embrione?», 14 settembre 2006, p. 23). E conclude:
Lanza non mente né falsa i dati ma, con grande senso di responsabilità e senza voler creare false aspettative, dichiara che si dovrà lavorare per migliorare la tecnica prima di impiegarla. Che si chiede di più alla impresa scientifica? Ebbene, in Italia questa storia viene raccontata in modo del tutto falsato. Vengono riprese le obiezioni ideologiche del rappresentante delle attività Pro-Vita della Conferenza cattolica episcopale americana, Richard Doerflinger, e presentate non come legittime critiche ma come se Doerflinger avesse dimostrato che il lavoro è falso solo per averlo così etichettato. Ciò non aiuta il dibattito, ma lo falsa pesantemente.
Il giornalismo scientifico ha precise responsabilità di informazione dei cittadini, responsabilità alle quali non si può sottrarre in nome dello scoop. Per di più un falso scoop: che innesca una reazione a catena di impoverimento culturale che porta influenti testate a dedicare editoriali denigratori dell’impresa scientifica tout court, senza verificare le fonti. Dichiarando “bufale” importanti lavori scientifici, paragonando Lanza a Totò nella vendita della fontana di Trevi. L’impresa scientifica merita rispetto, è fatta di tanti idealisti e tanti giovani che si sacrificano quotidianamente nei laboratori senza interessarsi degli indici di borsa. Se oggi combattiamo con successo tante malattie lo dobbiamo all’impresa scientifica.
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