lunedì 25 settembre 2006

Rino Cammilleri perde un’ottima occasione per tacere

L’ultrà clericale Rino Cammilleri sembra aver cominciato una sua piccola crociata personale contro il trapianto di organi. Dopo aver inciampato qualche giorno fa su una questione tecnica (come messo in rilievo da Vinoemirra, clericale anche lui ma prima di tutto anestesista), ci prova di nuovo, e questa volta fa le cose in grande («Ma una persona non può essere soltanto un corpo», Il Giornale, 25 settembre 2006):

Sul numero dell’8 settembre 2006 della rivista Science alcuni ricercatori delle università di Cambridge e Liegi coordinati dal neurologo Adrian Owen hanno rese note le esperienze scientifiche condotte su di una paziente in stato di morte cerebrale. La donna, una ventitreenne inglese ridottasi in coma per un incidente stradale e poi rimasta in stato vegetativo permanente, grazie a un sofisticato sistema di scanner Mri (immagini per risonanza magnetica), ha mostrato di rispondere a stimoli verbali: «Nonostante la diagnosi di stato vegetativo, la paziente conservava la capacità di comprendere ordini parlati e di rispondere attraverso la sua attività cerebrale».
Insomma, l’attività cerebrale di questa donna era uguale a quella di una persona normalmente cosciente. … Così hanno commentato i ricercatori: «Inoltre, la sua decisione di collaborare con gli autori immaginando compiti concreti quando le chiedevano di farlo rappresenta un chiaro atto intenzionale, che conferma al di là di ogni dubbio che era consapevole di se stessa e di ciò che la circondava».
Il fatto apre scenari nuovi, perché una persona «consapevole di se stessa e di ciò che la circonda» non è morta ma viva. … Se la cosiddetta «morte cerebrale» non è affatto morte e nemmeno cerebrale, come si può continuare a espiantare soggetti che, a quanto pare, sono vivissimi anche se non sembra? Nella polemica tra sostenitori dell’eutanasia e obiettori, chi pretendeva l’ultima parola era la medicina. Come nel caso di Terry Schiavo. Ma adesso pare proprio che la medicina abbia cambiato parere, e allora non solo l’eutanasia ma anche l’espianto di organi dovrà essere ripensato. E pure la Chiesa dovrà rivedere qualcuna delle sue certezze, visto che raccomandava la donazione di organi. Altro che «testamento biologico».
Il dotto Cammilleri, insomma, vorrebbe guidare i suoi stessi pastori; tanta ambizione, però, dovrà essere purtroppo rimandata ad altra occasione. La morte cerebrale – la condizione di chi può essere soggetto all’espianto degli organi – e lo stato vegetativo persistente (o permanente) – la condizione della donna dell’esperimento riportato da Science – sono infatti due cose completamente differenti. Nella morte cerebrale l’intero cervello è morto, e ogni sua attività è per definizione assente; il paziente è tenuto in vita tramite un respiratore. La probabilità che una persona in questo stato riprenda le normali funzioni del cervello è pari a quella che a un amputato ricresca l’arto che ha perso. Nello stato vegetativo persistente il cervello ha ricevuto un danno di estensione variabile, ma alcune aree – in primo luogo il tronco cerebrale, che regola le principali funzioni vegetative – sono vive e funzionanti. I pazienti non rispondono alla maggior parte degli stimoli (e devono trovarsi in questa condizione da almeno un anno, prima che la diagnosi sia possibile), ma respirano autonomamente e non si trovano in coma. Ovviamente la legge proibisce di espiantarne gli organi.
Questa distinzione è stata ripetuta fino alla nausea in innumerevoli articoli, libri e trasmissioni televisive a carattere divulgativo; è stranota a chiunque si sia occupato anche solo superficialmente della questione dei trapianti – ma a quanto pare, non a Rino Cammilleri né ai redattori del Giornale, né a qualcuno – il primo di una lunga serie, c’è da temere – che si è bevuto l’articolo di Cammilleri in una sola sorsata, senza batter ciglio e con palese soddisfazione.

6 commenti:

S.R. Piccoli ha detto...

La mia citazione si riferiva al caso riportato da Camilleri, non alle sue considerazioni personali, che, te ne do atto, non sono il massimo della precisione e della puntualità. La confusione concettuale c'è anche secondo me. Ma io ho voluto cogliere l'aspetto provocatorio della sua uscita (che non ho esaltato: ho solo detto che un supplemento di riflessione non fa male): talune "certezze scientifiche" sono un po' meno certe di quel che si pensava. Il che cambia i termini delle questioni sul tappeto.

Sui trapianti "obbligatori" previsti dalla legge approvata nel 1999 fa--e applicata ignorando tacitamente alcuni risvolti assai discutibili--avevo ed ho delle riserve: non sulla cosa in sé (ottima ed auspicabile) ma sull'obbligatorietà, appunto. A suo tempo scrissi un paio di cose (questa e questa), caso mai tu volessi sapere come la penso esattamente. Ma nella pagina di bioetica del sito del Centro "Walter Tobagi", avevo inserito vari altri interventi sulla controversa materia (ben più autorevoli dei miei!).

Andrea ha detto...

Ciao Giuseppe, rieccomi dopo le fatiche universitarie e successiva influenza. Ottima precisazione la tua. Semplice e quasi scontata per chi sa di cosa si sta parlando, ma obbligatoria per tutte quelle persone che, facendo altro nella vita, non son tenute a ricordarsi i significati di tutti i termini etico-scientifici. O forse è il caso che una certa cultura "tecnica" di base debba essere pretesa da tutti? Forse è anche un po' il caso che il cittadino comune accresca un po' le proprie conoscenze di base..ma questo è un altro discorso. Spero che lo stesso giornale che citi, abbia riportato da qualche parte nell'articolo o in un box della stessa pagina, due righe di spiegazione scientifica.. altrimenti non serve a nulla pubblicare certa "roba". E' come se io affermassi che l'esperimento recente del Gran Sasso causerà terremoti violenti in svizzera per i prossimi 100anni.Io non son un fisico ne un geologo, però oggi un quotidiano mi da la possibilità di scrivere tutte le fesserie che voglio, pur sapendo benissimo che quello che dico è una stupidaggine ma che se ben manipolata potrà essere un buono strumento per far pressioni politiche per annullare i copiosi finanziamenti che il laboratorio del G.Sasso riceve.
Intato poi il giornale che mi ospita non da altre info e io al lettore medio apparirò come una fonte attendibile, non contraddetta.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Caro Andrea, sul Giornale non c'era nessuna spiegazione scientifica: non avrebbero mai sbugiardato uno dei loro commentatori. E probabilmente neppure loro sapevano di cosa stesse parlando Cammilleri, così come non lo sapeva lui.

Anonimo ha detto...

Dire che devo essere un medico o per esprimere un parere sulla donazione degli organi è come dire che per fare una valutazione sulla Finanziaria devo essere laureato in economia, cioè è un'emerità STUPIDAGGINE. A parte questo, volevo solo ricordare che una donna "cerebralmente morta" porta avanti la gravidanza. Poi, per quanto mi riguarda, se fossi incidentato e in attesa di trapianto e se questo non dovesse arrivare, non mi metterei a inveire contro coloro che han deciso di non donare e accetterei di buon grado la morte. A meno di grosse turbe, mi pare che questo sia un ragionamento normale. Dunque la questione (donare o meno) mi pare alquanto "neutra". Sarebbe come dire che bisogna, di "deve" fare tutto il "bene" possibile quando si muore: se muoio devo devolvere tutto agli altri, casa, averi, e anche i miei organi etc. Sfido chiunque a sostenere che c'è un obbligo in tal senso. Casomai il donatore di organi potrebbe chiedersi se è lecito disporre così anzitempo, con un atto di volontà, dei propri organi.Perciò se Cammilleri la pensa così, lasciatelo dire, ribattete, dite la vostra senza imporre il vostro punto di vista in modo offensivo e becero.

Anonimo ha detto...

LA CHIESA DICE, ANZI, SCRIVE "NO" ALLA DONAZIONE DEGLI ORGANI

“(Catechismo della Chiesa Cattolica) 2296. Il trapianto di organi è conforme alla legge morale se i danni e i rischi fisici e psichici in cui incorre il donatore sono proporzionati al bene che si cerca per il destinatario. La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà. Non è moralmente accettabile se il donatore o i suoi aventi diritto non vi hanno dato il loro esplicito assenso. E' inoltre moralmente inammissibile provocare direttamente la mutilazione invalidante o la morte di un essere umano, sia pure per ritardare il decesso di altre persone.”

L’articolo parla di la donazione “dopo la morte”, locuzione che sembrerebbe precludere ogni possibilità di espianto, dal momento che questo deve sempre avvenire su un corpo caldo e dove il cuore batte e il sangue fluisce e, come abbiamo visto nell’articolo di Cammilleri, addirittura il cervello pensa e reagisce! Altro che morte cerebrale, il cervello – cioè la sede di tutto l’essere - è proprio l’ultima parte del corpo a spegnersi. Secondo la lettera di questo capitolo, la donazione “prima della morte”, è dunque illecita sempre, cioè donare gli organi è vietato tout court. Se a questo aggiungiamo che l’ultimo periodo ritiene “moralmente inammissibile […] la morte di un essere umano, sia pure per ritardare il decesso di altre persone”, bisogna concludere che la Chiesa NEGA sempre la donazione degli organi, perché una persona nel cui corpo il sangue fluisce e che risponde agli stimoli cerebrali in modo intelligente è un essere in cui corpo, anima e spirito stanno ancora insieme. E’ una persona viva e non morta. Punto. Com’è che allora, nei fatti, si dice il contrario? E’ frutto di un equivoco: si dice, ma non è scritto da nessuna parte. Quindi si farebbe meglio a tacere. Secondo le mie reminescenze di diritto privato, questa lettera del catechismo è caratterizzata dunque da “riserva mentale”: scrivo A ma intendo B. E’ come se, quando negli ambienti ecclesiastici si va a scrivere una cosa del genere, una forza invisibile facesse scattare la riserva mentale e chi legge ha la netta impressione della contraddizione. La Pontifica Accademia delle Scienze ribadisce che «La morte sopravviene quando: a) le funzioni spontanee del cuore e della respirazione sono definitivamente cessate, oppure b) si è accertata la cessazione irreversibile di ogni funzione cerebrale». Premesso che se una persona incidentata non si aiuta, anche le sue funzioni “spontanee” cesserebbero, dunque è farneticazione intendere che la lettera a) ritenga spontanea la respirazione e la funzione cardiaca non aiutata da una macchina. Quanto alla lettera b), come abbiamo visto, nel coma “ogni funzione cerebrale” è tutt’altro che cessata. Dunque la persona non è morta. Se poi preti, vescovi, cardinali e pure papi ritengono che quella persona sia morta, questo è un pensiero non suffragato da alcun documento scritto della Chiesa: è un loro pensiero. Lo Spirito Santo, come diceva Cammilleri, non c’è anche quando il papa starnutisce.
Si parla sempre di morte scientificamente accertata, e così non è, MAI, nel caso di espianto.

E nemmeno si tiri in ballo Gesù quando disse “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13) perché qui si parla di un atto di volizione sincrono. Tra l'eroismo e il suicidio c'è differenza.

Una parola che mi colpisce è “solidarietà” (Devoto-Oli: “Atteggiamento di piena adesione o consenso agli interessi, alle idee o ai sentimenti altrui”). Atto di generosa solidarietà, si scrive nel Catechismo, non atto di amore. Perché? Forse perché per amare devo, di norma, vedere l’amato (sia esso il prossimo – appunto, non il “lontano” nel tempo e nello spazio - o Cristo, che vedo nell’Eucaristia)? La solidarietà mi sembra un consenso emotivo, un qualcosa che costa poco, come la donazione di un organo espiantato senza dolore (se la persona fosse morta, ma non lo è! Deve essere sedata perché non soffra troppo), appunto, segno che la Chiesa per morte intende morte e sta parlando di un morto che concede l’uso di un organo (fattispecie impossibile). La solidarietà è un quid minoris rispetto all’amore. Sarebbe stato facile scrivere quella parola, ma non la trovo.

Per concludere, così come esiste chi fa digiuno per la linea (o per le battaglie ‘civili’) e chi lo fa per piacere di più a Cristo, allo stesso modo esiste chi dona organi perché ansioso di sembrare generoso e chi non li dona per timore di Dio. Bisogna aver rispetto di quest’ultima opzione, che a taluni può sembrare l’unica possibile. Ma chi si addormenta nella “morte cerebrale”, dico io, proprio esclude totalmente, completamente la possibilità di risvegliarsi? Dare l’assenso in vita non è come istigare a staccare la nostra spina il prima possibile? E qua, sono certo, verrà l’ennesima tentazione del demonio, nell’ultimo istante della nostra vita, per farci perdere la pace: “Sei un egoista! Andrai all’inferno perché non hai donato gli organi!”.
Magari me lo dicesse! Così sarò certo di aver fatto bene.

Dunque Cammilleri, coerentemente, ribadisce quel che scrive la Chiesa. Perché la Chiesa scrive e non dice.

Anonimo ha detto...

Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà

è un'affermazione facilmente confutabile, stante che ciascuno, nessuno escluso è parte di una comunità (volente o nolente), una per tutte il vecchio servizio di leva; il quale appunto leva un figlio nel fiore degli anni alla famiglia.
Poi c'è l'istinto, poi ci sono i sentimenti, poi c'è l'infanzia, poi c'è la vecchiaia, poi ...
Istinto e sentimenti comuni a tutti per fasce d'età, quindi a genesi esterna, quindi ...
Grazie dell'attenzione.