Da il Calibano leggo (attonita) e riporto:
Sono anni che scrivo su La Stampa, anni che mi occupo anche di Emma Bonino, Marco Pannella, delle loro campagne. Ho ammesso l’errore, mi spiace che sia rimasta coinvolta una famiglia già così provata dalla vita, vado in giro con il capo cosparso di cenere ma – ripeto, e lo farò fino alla noia – non ho inventato nulla. Non ho mai inventato nulla nella mia vita e meno che mai questa volta. Sono rimasta vittima di un trappolone da parte di una famiglia omonima, tutto qui. Banale, stupido, ridicolo, ma è tutto qui.Il trappolone è stato tanto ben architettato da averle addirittura fatto vedere un crocifisso appeso alle pareti?
Sono disponibile in qualsiasi momento a scrivere la vera storia di Piero Welby.
Cordiali saluti
Flavia Amabile
Non sarebbe il caso di parlare di miracolo? Gli ingredienti sembrano esserci tutti: e il crocifisso potrebbe essere la migliore risposta alle questioni spinose che riguardano la vita e la morte, la sofferenza e la gioia. Tutto lì, racchiuso in due pezzi di legno e in una statuetta atteggiata al sacrificio in nome di tutta l’umanità, Welby compreso.
PS
Suggerirei a Flavia Amabile di inviare un curriculum al Weekly World News: pagano bene e apprezzano le invenzioni.
6 commenti:
Io mi domando: quanti soldi le avra' dato il cardinal Genoveffo, per convincerla a cadere cosi' in basso e compromettere in questo modo la propria reputazione?
"Non preoccuparti cara: dopo presenti le tue scuse e io faccio in modo che non ti licenzino".
Però, c'è qualcosa che non mi torna.
Voglio dire, le falsità da lei scritte sono così evidenti, e così facilmente manifeste...
Come poteva pensare di passare inosservata?Come poteva pensare che la famiglia Welby , o qualcuno dei suoi conoscenti e sostenitori, non avrebbe letto quell'articolo? Stiamo parlando della Stampa, non di un oscuro giornalino di provincia.
Non sarebbe stato troppo grande il rischio e la figuraccia conseguente?
E' vero mj. E' cosi' grossolano che viene quasi da credere che sia in buona fede. Ma potrebbe essere una cosa voluta: "Se avessi ucciso mia moglie mi sarei procurato un alibi saldo, non crede sergente? Se non ce l'ho vuol dire che non sono stato io".
Il rischio troppo grande? Non e' necessariamente cosi', se un cardinale ti dice "scrivi scrivi, che poi al direttore della Stampa CI faccio un'offerta che non potra' rifiutare. E pure al consiglio dell'ordine."
Io propenderei piuttosto per l'ipotesi che abbia fatto una telefonata alla famiglia sbagliata, che quelli l'abbiano presa in giro senza che lei se ne accorgesse, e che poi abbia presentato l'intervista telefonica come un pellegrinaggio a casa Welby.
cara Flavia,
conosciamo da anni la passione, e soprattutto il rigore intellettuale che metti nel tuo lavoro. L'incidente che ti è capitato, che abbiamo scoperto solo oggi sulle ali di internet, non altera minimamente la stima e la simpatia che abbiamo nei tuoi confronti.
fabrizio e cécile
Flavia Amabile è e resta comunque una delle più serie professioniste della carta stampata di oggi. E' una persona di grande rettitudine morale, ma non per questo immune da errori (essendo un'umana anche lei...). Trovo replorevole invece che le si sputi ancora fango addosso dopo le sue scuse formali. A leggere certi commenti sembra di stare in mezzo ad una gabbia di iene inferocite.
Stella P.
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