martedì 10 febbraio 2009

Eluana: l’Italia alla prova

Ora che Eluana è finalmente libera, e mentre i suoi carcerieri delusi minacciano di sfogare la loro rabbia impotente su chi resta, è tempo di chiedersi cosa ci ha insegnato la sua vicenda. Vicenda estrema, singolare, che ha messo alla prova il paese, facendone emergere alcuni tratti, pur già in gran parte noti, con evidenza indiscutibile.

In primo luogo, il rifiuto della legalità. Molti hanno già notato l’eccezionalità del percorso decennale di Beppino Englaro, il suo carattere così spiccatamente anti-italiano: la ricerca ostinata della sanzione pubblica e legale di ciò che intendeva compiere. Il suo rivolgersi ostinato ai tribunali, nella luce del sole, quando quasi tutti avrebbero invece fatto ricorso di nascosto a un infermiere compiacente. Da qui la paradossale condanna di chi ne avversava gli scopi, come se l’ossequio alla legge violasse una legge più alta, non scritta: la legge per cui certe cose vanno regolate nel buio delle proprie case, senza causare pubblico imbarazzo, senza pretendere diritti. E il paradosso si fa ancora più stridente quando a esortare a lavare i panni in famiglia è chi allo stesso tempo con voce più stridula definisce «omicidio» la liberazione di Eluana. Così Giuliano Ferrara – lui sì arci-italiano – può un giorno definire «boia asettico e clinico» l’ultimo medico di Eluana (in un articolo che ha conquistato un posto negli annali dell’infamia giornalistica), e il giorno dopo, in una lettera al Corriere, giustificare l’esistenza di una «zona grigia», in cui le regole siano «interpretate con discrezione e amore, caso per caso» (corsivo mio), causando la perplessità persino di Angelo Panebianco.
Già, la discrezione. Parola soave per un elogio di quell’ipocrisia che molti definiscono «cattolica», e che sicuramente è italiana; in cui l’ossequio formale alla virtù nasconde l’esercizio privato del vizio. Prezioso ausilio per un potere premoderno, che non riconosce diritti – che lo obbligherebbero e lo limiterebbero – ma consente astutamente nascoste valvole di sfogo per la frustrazione dei sudditi.

Parallelo a questo, e per molti versi ancora più preoccupante, è emerso in questi giorni il rifiuto totale della separazione dei poteri dello Stato. In centinaia di commenti e di prese di posizione, non solo del ragazzotto integralista ma anche del giornalista, del politico, dell’uomo delle istituzioni, financo del giurista, era del tutto palese il pensiero che, se una sentenza della magistratura non mi piace; se personalmente la ritengo errata, o contraria a qualche principio che mi è caro; allora ho tutto il diritto, quando ciò sia in mio potere, di riformarla con una legge o persino con un atto amministrativo. Non si tratta solo di ignoranza giuridica, come quella che ha fatto sproloquiare tanti su una magistratura che in questo caso avrebbe usurpato il posto del legislatore; no, si tratta di insensibilità totale a uno dei principi cardine dello Stato liberale. Il segno è funesto, quando vediamo troppi gioire se un governo in pieno delirio di onnipotenza tenta di schiacciare con ispezioni pretestuose e con cavilli legali un singolo inerme e il suo diritto conquistato in una corte di giustizia. Quando del resto c’è chi teorizza apertamente che la legge di Dio è superiore a quella degli uomini, l’esito non può che essere questo.

La vicenda di Eluana Englaro, insomma, non ha fatto che portare ancora più in evidenza ciò che già sapevamo da tempo: che il problema italiano, il problema di un paese che non riesce a diventare compiuto Stato di diritto, consiste – seppure non esclusivamente – nel suo ospitare all’interno un potere altro, radicalmente ostile ai principi liberali. E il problema, che è dunque in primo luogo problema cattolico, è diventato ancora più grave, da quando il cristianesimo, morendo, si è trasformato in questo paese in una strana nuova ideologia: l’ideologia della Vita. Ideologia che offre ai suoi seguaci la comoda giustificazione per sfogare il proprio odio verso altri esseri umani, come vediamo in queste ore. Ideologia antiumana, nonostante tutti i suoi proclami, in cui il mero fatto biologico, la vita intesa in termini di funzioni escretorie, di cuori pulsanti, di cellule proliferanti, ha preso il posto di ciò che una volta era l’unione di Spirito e Corpo, della vera vita in Cristo. Provate a parlare di anima o mente come sede della persona a un integralista: nella maggior parte dei casi non riuscirà nemmeno a capirvi. Ironia suprema: chi tanto invoca la millenaria «tradizione cristiana» è ormai sostanzialmente estraneo ad essa.

Ma grazie ad Eluana è diventata evidente un’altra cosa. Coloro che, nelle istituzioni, in questi giorni si sono eretti a difesa del diritto della famiglia Englaro, sono stati il Presidente della Repubblica e il Presidente della Camera dei Deputati. Uomini di tradizioni politiche opposte, uniti su una questione cara a un’altra tradizione – purtroppo da sempre minoritaria. Uomini i cui schieramenti da tempo, pervicacemente, a volte contro ogni miglior consiglio, si ostinano a cercare l’appoggio di ancora un’altra tradizione politica, forse solo perché nella semplificata mappa dei nostri parlamenti il centro sembra dividere irreparabilmente la destra dalla sinistra. E non si tratta qui soltanto di élite politiche: anche nella nostra piccola blogosfera è capitato che blog di sinistra dicessero cose non molto diverse da blog di destra.
Forse trarre delle conseguenze da questa situazione così inedita è al di là delle possibilità della nostra politica: troppa la fantasia e il coraggio richiesti, troppe le distanze che ancora rimangono, troppe le resistenze. Ma se per miracolo si trovassero la virtù e la fortuna necessarie, forse non dovremmo mai più assistere a un altro caso Englaro.

23 commenti:

Giacomo Brunoro ha detto...

Credo che il problema di fondo sia la quasi totale incapacità alla legalità di noi italiani.

Anonimo ha detto...

Complimenti, Giuseppe. Un post eccellente, sintetico e lucido.

adlimina ha detto...

applausi

AcarSterminator ha detto...

Io leggo questo bell'intervento e mi viene in mente una persona che ho sentito parlare ieri: diceva, tra le altre cose, che Eluana non aveva bisogno di macchine per vivere, infatti il sondino era solo per comodità, ne poteva benissimo fare a meno, e la si poteva imboccare per alimentarla...
Questo signore era Maurizio Lupi (PDL) alla bella trasmissione di Gad Lerner.
Dicevo penso che questo articolo è rivolto a una persona come questa, o a un Gasparri qualunque.
Può questa gente comprenderne il contenuto?
Un "capo", uno sbruffone che è arrivato al posto di presidente del consiglio, una persona mediocre che per fare il "capo" deve scegliere di contornarsi di gente ancor più mediocre di lui, come può capire...

Michele sconfortato.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Adlimina: merci!

AcarSt.: Gasparri in effetti potrebbe non capire... :-) Lupi capirebbe, ma non cambia molto: non accetterebbe mai questa prospettiva. Ma del resto questo post non è stato scritto per convertire qualcuno dell'altra parte.

Luca Massaro ha detto...

Mi unisco agli applausi, ai complimenti per quanto scritto. Un post davvero da incorniciare.

Anonimo ha detto...

Bel post. Anche se non riesco a capacitarmi della conclusione ottimista.

antonella zatti ha detto...

Mi permetto di condividere con voi le riflessioni del nostro blog sulla triste vicenda di Eluana, nella speranza che il dolore possa, per lo meno, stimolare la riflessione su un argomento così delicato:

http://khayyamsblog.blogspot.com/2009/02/riflessioni-margine-del-dolore-il-caso.html

Antonella Zatti

Anonimo ha detto...

segnalo un articolo interessante di Saviano, pubblicato su El Pais.

http://www.elpais.com/articulo/sociedad/Pidan/perdon/Beppino/Englaro/elpepusoc/20090211elpepisoc_4/Tes

Anonimo ha detto...

ops, non riesco a mettere il link. L'articolo s'intitola "Pidan perdòn a Beppino"

Giardia

Anonimo ha detto...

Ma voi avete riflettuto bene sul fatto che Eluana Englaro non ha avuto nè libertà nè scelta? Nessuna delle due.

L'hanno mandata a morte per volontà del padre perchè non voleva vedere la figlia in quelle condizioni. Nessuna scelta libera per lei. L'hanno mandata a morte, l'hanno deciso fin dalle prime ore, sulla base di un ricostruzione PRESUNTA e pilotata della sua volontà, citando frasi che lei disse a 18 anni in un momento di forte turbamento emotivo.

Nessuno dei disegni di legge proposti in questi giorni in parlamento prevede una possibilità del genere, tutti si basano, anche i più spinti verso la sponda radicale, sulla volontà scritta e certificata, meditata e autografa.

MAI presunta sulla base di testimonianze altrui. QUALE libertà e QUALE scelta ha avuto Eluana Englaro?

AnnaMaria

Anonimo ha detto...

@AnnaMaria

La quantità di cazzate che hai scritto è incredibile. Per non parlare delle calunnie. Vergognati. Tu e tutti gli ipocriti come te.

Anonimo ha detto...

X Giuseppe: il tuo post è scritto molto bene, ma non ne condivido il contenuto.

Il primo punto che sollevi, il rifiuto della legalità, è già di parte nella sua espressione. Una delle prese di posizione più dura su questo punto è stata ed è quella del Dr. Stefano Biasoli, presidente del Coordinamento medici ospedalieri: “La verità è che il padre di Eluana ha affidato a terzi....ciò che non ha avuto la forza di fare in prima persona, ed è stato strumentalizzato da chi vuole introdurre l'eutanasia nella nostra legislazione”.
Ognuno può avere le sue opinioni sulle motivazioni che hanno spinto Englaro nelle sue scelte, personalmente non condivido il tono perentorio di Biasoli, ma resta il fatto che invocare una zona d'ombra, una zona grigia che fino a lunedi' sera esisteva ed era libera da imposizioni di legge è, secondo me, del tutto compatibile con il rispetto della legalità.

Non sono solo io, o altri cattolici a pensarlo, ma molti intellettuali laici pensano che con la morte di Eluana abbiamo perso la possibilità di affermare che lo Stato, il Giudice, la Legge non possono disciplinare ogni aspetto e ogni momento della nostra esistenza. C'era un prezioso angolo in ombra dal faro montato sui recinti dei tribunali, protetto dalla magistratura e dalla politica in cui ogni famiglia, ogni singolo poteva decidere per sé, confrontandosi solo con i propri valori, il proprio credo, la propria volontà.
Englaro ha invece preteso che la sua volontà fosse estesa a tutti i cittadini italiani, fosse decretata dai giudici in nome di tutti noi, anche se nessuna legge in materia era stata approvata, in seguito ad una discussione aperta e condivisa dall'unico organo costituzionale che ci rappresenta tutti, cioè il parlamento democratico liberamente eletto.

Non è rifiuto della legalità, ma pretesa di libertà di scelta quella che invocava l'inopportunità del decreto di Milano. Adesso non è più possibile. I giudici hanno deciso per una vita, sulla base di una volontà presunta (e sul fatto che la volontà di Eluana fosse solo presunta voi di Bioetica non avete alzato neanche un sopracciglio, personalmente ve ne faccio forte critica) e quel loro atto costringe ora il parlamento ad esprimersi con una legge. Sono le leggi a disporre quello che è lecito o no fare, non le sentenze o i decreti della magistratura.
Invito alla riflessione sul fatto che nessuno dei disegni di legge ad oggi in discussione in parlamento prevede la possibilità di 'staccare il sondino' sulla base di una volontà presunta. Neanche il più vicino a posizioni chiaramente eutanasiche, quello dei radicali.
Vi invito a riflettere laicamente su quello che vi scrivo, per una volta leggete quello che vi scrivo senza filtrare in modo preconcetto tutto quanto con le lenti anticattoliche. La mia religione qua non c'entra.

AnnaMaria

Anonimo ha detto...

Ci tengo a non lasciare niente di fraintendibile. Voglio farvi un esempio: personalmente ritengo insolubile il confrotno tra la posizione che ritiene alimentazione e idratazione una forma di cura medica e quella di chi le ritiene ua forma di assistenza di base non assimilabile a cure mediche e quindi non inquadrabile dalla disciplina costituzionale che lascia liberi di rifiutare un trattamento medico.

E' uno dei punti più caldi, quello su cui si sta giocando un punto incandescente di questa vicenda. Bene, fino a lunedì l'interpretazione di questo punto era lasciata alla comunità di medici curanti e familiari che seguivano un caso. Ogni caso con la sua specificità, con la sua storia. Quella comunità era libera di appellarsi alla costituzione, libera di muoversi nell'ambito di una interpretazione lasciata alle competenze mediche da un lato e alla volontà del malato dall'altra.

Ora non è più possibile. Il decreto di Milano ha imposto di regolare ogni cosa, di dettare regole per ogni possibilità. Secondo me in questo modo stiamo perdendo gradi di libertà.

AnnaMaria

PS: mi piacerebbe per una singola volta che al posto delle solite scontate uscite ingiuriose mi fosse risposto sulla sostanza di quello che scrivo.

paolo de gregorio ha detto...

"Nessuno dei disegni di legge proposti in questi giorni in parlamento prevede una possibilità del genere, tutti si basano, anche i più spinti verso la sponda radicale, sulla volontà scritta e certificata, meditata e autografa."

I politici e tu che ripeti a papagallo dovreste smetterla con questa panzana: i disegni di legge "più spinti" come li chiami, ma anche quelli meno spinti su un numero più contenuto di situazioni, non stanno facendo altro che normare un diritto che è riconosciuto esistere di fatto, in ossequio alla Costituzione. Se un diritto esiste, esisteva prima, e se non era normato non è il citaddino (che magari si è trovato ad affrontare una situazione critica prima della normazione) a doverne pagare le conseguenze.

Il cittadino presto potrà esprimersi, e avendo lo strumento sarà chiamato a farlo tramite lo strumento che gli verrà messo a disposizione, il quale non può essere invocato come necessario prima della sua stessa esistenza. Tradotto in parole povere: i giudici hanno riconosciuto un diritto ad Eluana proprio in virtù del fatto che non avrebbe avuto alcun mezzo formale per scrivere quello che voleva, ma non per colpa sua, bensì per un vuoto normativo. E tale vuoto normativo non poteva essere addebitato a lei nella forma di annullamento di un suo diritto.

Trovo veramente da matti sostenere che Eluana avrebbe dovuto esprimere la propria volontà in un testamento quando il testamento non esisteva.

Dirò di più: la legge sul testamento sta proprio ufficializzando l'esistenza di un diritto, lo sta riconoscendo, sta implicitamente riconoscendo che esiste da sempre e non certo da ora. La novità non sta nell fatto che i diritti dei cittadini sono cambiati, ma che la medicina è cambiata.

In futuro non sono totalmente da escludere (anche se poco probabili, ma almeno in linea di principio), secondo me, sentenze in favore dell'autodeterminazione anche dopo le normative, in assenza di testamento, proprio per quei soggetti che pur avendo manifestato una volontà non hanno potuto esprimerla con il testamento perché questo non esisteva, e l'avessero fatto prima che perdessero la facoltà di esprimersi. Soprattutto ciò sarà applicabile proprio in quelle situazioni in cui la legge stessa prevederà che il testamento sia possibile.

Il vostro accanirvi su questo sillogismo da quarta elementare non fa altro che rendere ancora più palese che la disposizione mentale con cui state affrontando questo processo legislativo non sia quella di codificare e normare un diritto, ma di disegnare un perimetro ai diritti. Il testamento come limite, non come garanzia.

Il vostro ragionamento equivale a dire che nelle epoche passate quando moriva qualcuno nessun figlio avrebbe dovuto ereditare i beni del padre, perché i notai esistono solo oggi e solo i notai oggi possono legalizzare il passaggio di proprietà, e quindi la storia passata è fatta di soprusi di figli che si sono appropriati le terre dei padri, illegallmente, perché senza le firme dei notai.
Ma stiamo veramente scherzando?

Anonimo ha detto...

Secondo l'art3 della filosovietica costituzione italiana, tutti i cittadini sono uguali nei diritti, senza distinzioni, tra l'altro, di "status". Eluana aveva quindi diritto, anche se incosciente, a far valere i suoi diritti, quale, ad esempio, il rifiuto di una terapia. Il padre, rivolgendosi la' dove ci si puo' rivolgere secondo la costituzione della repubblica socialista sovietica italiana, ha ottenuto il riconoscimento della volonta' di Eluana, che non aveva firmato a suo tempo un testamento biologico (ad oggi, comunque, non vincolante): non essere mantenuta in stato vegetativo permanente. Non alzo il sopracciglio: cosi' prescrive la legge, che nel dubbio si possa agire in base al dettato costituzionale, oppure e' carta igienica?
L'alimentazione e' terapia? Che ne so? I disegni di legge che prevedono di dare una risposta a questa domanda sono, secondo me, sbagliati. Lo stato vegetativo permanente e' una condizione senza speranza? La comunita' scientifica ha le sue statistiche, su che altro ci si puo' basare? Di nuovo, una legge che voglia stabilirlo e', secondo me, sbagliata.
E ora, Annamaria, una domanda la faccio io: perche' staccare la spina ad Eluana no e alle centinaia di donatori di organi con l'EEG piatto si? Dove sta la vera differenza fra un cervello morto e una corteccia cerebrale morta, per un cattolico?
France

Anonimo ha detto...

bravo giuseppe

Anonimo ha detto...

x France: mi lasciano davvero scoraggiata le tue semplificazioni. COme puoi dire:

"l'alimentazione è una cura? e che ne so?"

e poi affermare che il decreto di Milano riconosceva un diritto costituzionale? Quel diritto a cui ti riferisci diventa tale solo quando si considera l'atto compiuto sul paziente come una cura medica, per dirla con le parole della carta come 'trattamento sanitario'. Non puoi sottovalutare le definizioni. Il decreto di Milano si rifà a quell'articolo riconoscendo indirettamente la nutrizione artificiale come 'trattamento sanitario', al di fuori di quell'articolo costituzionale non esiste nessun diritto di rifiuto informato.

Proprio a causa del decreto di Milano ora ci ritroviamno il parlamento costretto a dare definizioni, a legiferare ai limiti delle libertà personali.

La tua domanda finale poi apre esplicitamente prospettive fortemente inquietanti. Proprio quelle che molte voci avevano segnalato come possibili pericoli di tutta la vicenda Englaro.

Voglio pertanto darti una risposta chiara e forte, e lo faccio con le parole della scienza e non della religione:
Ci sono risposte sugli stati vegetativi. Risposte della scienza, che nel caso di Eluana Englaro non sono state prese in considerazione mai: fino a dieci anni fa perchè non c'erano, successivamente perchè non sembravano servire, dal 9 luglio scorso perchè avrebbero potuto risultare scomode. E queste risposte dicono quello che oggi si fa finta di non sapere, da più parte, nel nostro Paese: che le persone in stato vegetativo non possono essere mai definite ''irreversibili''; che non si conosce tutto quello che accade all'interno del loro cervello, ma molto sì; che provano emozioni di gioia e dolore, eccome. La risposta più importante è venuta da una scoperta di 3 anni fa e pubblicata su Science (non sul bollettino della parrocchia.

Conosci il lavoro di Owen?
Nel 2006 sono stati pubblicati gli esiti di una ricerca condotta dai neurologi Adrian Owen e Martin Coleman di Cambridge, in collaborazione con i colleghi Melanie Boly, Mattew H. Davis, Steven Laureys and John D. Pickard: il lavoro si intitola eloquentemente

''Detecting Awareness in the Vegetative State '' (ricercando la coscienza nello stato vegetativo)

e lascia il mondo scientifico a bocca aperta. Una tecnica innovativa, la risonanza magnetica funzionale permette di osservare, attraverso immagini colorate, le zone del cervello che si attivano in seguito a un determinato stimolo: gli studi cominciano con una ventina di pazienti. Una in particolare attira l'attenzione dell' équipe: è una ragazza inglese di 23 anni, in stato vegetativo in seguito a un gravissimo trauma cranico riportato in un incidente stradale, proprio come Eluana. Durante la scansione delle immagini funzionali del suo cervello le vengono proposte alcune registrazioni, contenenti frasi familiari come: ''Nel suo caffè c'era zucchero e latte''. Prima sorpresa: l'ascolto delle frasi genera nel cervello della ragazza un pattern di attivazione identico a quello corrispondente all'ascolto cosciente nei soggetti sani di controllo. In quel cervello in stato vegetativo, insomma, hanno luogo processi di elaborazione linguistica cosciente. Seconda sorpresa: quando le si chiede di immaginare di giocare a tennis, la risonanza mostra l'attivazione dell'area motoria supplementare (programmazione del movimento). Lo stesso quando le si chiede di immaginare di andare in giro per le stanze di casa sua. Il cervello della giovane, in stato vegetativo manifesta segni rilevabili uguali a quelli manifestati in cervelli sani.

Tutto questo non è assolutamente rilevabile in cervelli di soggetti in 'vera' morte cerebrale.

Ti consiglio vivamente la lettura dell'articolo, e una meditata riflessione sulla velocità con cui hai associato l'esito della vicenda Englaro con la possibiltà di 'usare' le persone in stato vegetativo come 'donatori' di organi.
Altra riflessione: perchè su Eluana non è stato effettuato questo esame? Nè alcun altro nuovo esame per stabilire il suo livello di coscienza?
Sono riflessioni che estendo a tutti quanti. Che ne dici Paolo?

AnnaMAria

Giuseppe Regalzi ha detto...

"una zona grigia che fino a lunedi' sera esisteva ed era libera da imposizioni di legge"; "un prezioso angolo in ombra dal faro montato sui recinti dei tribunali, protetto dalla magistratura e dalla politica".

Scusa, AnnaMaria, ma di che cosa stai parlando? Come sarebbe "libera da imposizioni di legge"? Se qualcuno decideva - decide - di abbreviare le sofferenze di un suo caro, lo doveva fare di nascosto, per evitare la concreta possibilità di finire in galera! Ci sono in questo momento dei mentecatti che stanno presentando denunce per omicidio contro i medici che hanno assistito Eluana e contro Beppino Englaro - e questo in presenza di una sentenza della magistratura che autorizzava questi ultimi a fare quello che hanno fatto; e senza sentenza, allora? Se uno di questi fanatici fosse venuto a conoscere una cosa simile? Si ripete spesso che i primi gradi di giudizio erano stati sfavorevoli ad Englaro; quindi se avesse agito prima, e si fosse trovato poi ad affrontare la giustizia, sarebbe stato a rischio di incorrere nei rigori della legge. Ripeto, allora: dove sarebbe tutta questa libertà dalle imposizioni della legge? E taccio della difficoltà di trovare un medico e un infermiere compiacenti, soprattutto per una persona meno provvista di mezzi e di opportunità.

"Englaro ha invece preteso che la sua volontà fosse estesa a tutti i cittadini italiani"; "quel loro atto costringe ora il parlamento ad esprimersi con una legge. Sono le leggi a disporre quello che è lecito o no fare, non le sentenze o i decreti della magistratura".

Credo che tu abbia idee molto vaghe del significato di una sentenza della magistratura. La sentenza della Cassazione stabilisce una norma che si applica solo per il caso concreto. Non siamo in un sistema di Common Law, in cui valgono i precedenti; il tribunale interpreta le leggi esistenti, ma non ne crea di nuove, e la sua interpretazione vale solo per Eluana. E' una fonte di diritto, nel senso che in futuro un altro tribunale può giustificare la propria decisione richiamandosi al precedente; ma può anche non farlo, e decidere in modo opposto. La politica, poi, non è costretta a fare un bel niente; non esiste un obbligo a fare una legge. Ne esiste l'opportunità, per levare ai cittadini l'obbligo defatigante di adire i tribunali (ma in Italia esiste più che altro la volontà di cancellare questa possibilità negando il diritto).
Tu sembri cadere nell'errore di pensare che un'eventuale legge liberale avrebbe obbligato tutti; ma non è così. Nessuno sarebbe obbligato a fare un testamento biologico.

Anonimo ha detto...

magari perchè il punto non era il giudicare il suo livello di coscienza, quanto la sua volontà di vivere in uno stato simile, cosciente o no, ma pur sempre in balia di macchine e mani estranee.
O magari perchè c'è differenza tra stato vegetativo e dtato vegetativo permanente e persistente: la ragazza di cui parli rientra nel novero dei pazienti con ancora buone probabilità di risveglio; altri studi affermano infatti che mai nessuno si è svegliato, passati i dieci anni.
O magari le hanno fatte e non ci è stato detto...
Non so, sono le prime cose che mi sono venute in mente, ma già la prima, per me, è sufficiente

Giuseppe Regalzi ha detto...

La ragazza del test di Owen era in stato vegetativo da pochissimi mesi, non diciassette anni; nel suo cervello non erano ancora intervenuti i processi di degenerazione che iniziano in genere dopo i primissimi anni. Cosa ancora più importante, poco tempo dopo l'esperimento era uscita dallo stato vegetativo propriamente detto. E non esamino qui le problematiche relative al senso delle scoperte di Owen.

Anonimo ha detto...

Lungi da me affermare quello che tu dici, ovvero che le persone in SVP possano essere considerate come potenziali donatori d'organi! Hai rovesciato il senso della mia domanda, che era, cosa consente che possiamo staccare la spina ad un paziente in morte cerebrale mentre ad uno in SVP da 15 anni no?
Provo a darmi una risposta con quanto descrivi: nel caso di Eluana poteva non essere del tutto morta la corteccia, perche' Owen et al hanno dimostrato che in alcuni cari di persone in SV persistente con nuove tecnologie si puo' dimostrare una certa risposta residua.
Vediamo allora il lavoro di Owen: una paziente in stato vegetativo presistente da 5 mesi (non permanente da 15 anni, persistente), con cicli sonno veglia, mostra attivita' cerebrale residua in seguito a stimoli sensoriali. Ci son altresi' due commenti, sempre su Science, doce si contesta che le reazioni potrebbero essere risposte automatiche a singole parole delle frasi usate, e owen et al rispondono che non esistendo letteratura in merito, la loro interpretazione resta la piu' plausibile.
Quello che tu vuoi far passare come scientificamente assodato e' invece ancora argomento di dubbio e discussione, vedi, ad esempio,
Brain Damage and the Moral Significance of Consciousness.
J. Savulescu and G. kahane (2009)
J Med Philos
La legge e la scienza, che ci piaccia o no, funzionano secondo i loro modi e tempi.
France

Anonimo ha detto...

Complimenti per l'articolo, che riassume bene considerazioni espresse anche da Michele Serra su "Repubblica" di qualche giorno fa. Forse Beppino Englaro ha preteso troppo da un paese come il nostro, dove illegalità e immoralità la fanno da padrone. Tuttavia sta proprio in questa sua testardaggine la nobiltà della sua battaglia. Englaro non ha fatto "sopprimere" la figlia di nascosto, come avrebbero voluto i cattotalebani di casa nostra (la famosa "zona grigia" invocata anche nei commenti a questo intervento), ma ha chiesto allo Stato e alla magistratura di dare una risposta chiara e legittima alla sua terribile situazione. E questa risposta è arrivata attraverso le numerose sentenze della magistratura, che hanno riconosciuto la volontà di Eluana attraverso un processo giuridico abbastanza preciso (ricostruzione del pensiero della ragazza attraverso testimonianze anche esterne alla famiglia ecc.)
Il resto sono solo chiacchiere, rigettate persino dalla Corte Europea.