Riporto anche qui, visto che potrebbe interessare i lettori di Bioetica, la mia risposta a un commento di Berlicche apparso sul suo blog. Sostiene Berlicche:
La frase «Ammazzateli tutti, Dio riconoscerà i suoi» è, riferita a quel tale fatto storico francese, falsa: non si ritrova in nessuna cronaca contemporanea, ma per la prima volta in un’apologia anticattolica di secoli dopo.Non è così. La frase («Caedite eos. Novit enim Dominus qui sunt eius»), attribuita ad Arnaldo di Cîteaux, monaco cistercense, è riportata da un altro cistercense, Cesario di Heisterbach, nel suo Dialogus miraculorum (V.21), scritto appena una decina d’anni dopo i fatti.
Questo non dimostra che la frase sia stata effettivamente pronunciata (Cesario non è testimone oculare, e premette che «fertur dixisse»), ma la fonte è tale da non poter essere facilmente messa da parte. Uno storico cattolico eminente come Raoul Manselli definiva la frase di Arnaldo «verisimile, se non rigorosamente vera» (L’eresia del male, Napoli, Morano, 1963, p. 256 n. 21). Più di recente il medievista Jacques Berlioz («Tuez-les tous, Dieu reconnaîtra les siens». Le massacre de Béziers (22 juillet 1209) et la croisade contre les Albigeois vus par Césaire de Heisterbach, Portet-sur-Garonne, Loubatières, 1994) ha mostrato la verosimiglianza dell’attribuzione a un chierico erudito come Arnaldo, dato che la frase contiene una citazione di 2 Timoteo 2,19.
7 commenti:
Molto interessante! Il più delle volte ho sentito citare questa frase come apocrifa, non sapevo ci fosse una fonte così vicina ai fatti narrati.
Intanto, confermo che la chiosa è corretta.
La frase effettivamente compare per la prima volta in questo opuscolo scritto in Germania vent'anni dopo i fatti, preceduta da un "si dice che".
Vorrei solo fare notare due cose.
Primo, è indubbio che a Bezier si sia verificato un fatto storico sanguinoso, anche se probabilmente i termini sono ben diversi dalla vulgata. Il fatto che una cittadina che certamente non contava tanti abitanti quanto sostiene Cesario ("dicevano che Bezier avesse più di centomila abitanti") sostenga un assedio per non consegnarne 200 significa che qualcosa non torna. Come pure il fatto che ad appena due anni dai fatti narrati Beziers fosse ancora pienamente munita e popolata, e non certamente rasa al suolo e con gli abitanti sterminati. Ora, è possibile che quella frase sia stata pronunciata, anche se personalmente ne dubito. Il secondo dubbio che ho è però: se dobbiamo credere a Cesario sulla veridicità della frase, perchè non credere alla veridicità storica di tutti i racconti di miracoli e fatti prodigiosi (su questo verte) che nel suo scritto propone?
Scusate, intervengo, ma mica era questa la questione, Berlicche: mi sembra di capire che il suo fulcro riguardasse se fosse legittimo sostenere che la frase sia stata inventata dagli anticattolici per fare una apologetica al contrario. Pare proprio di no.
La questione non era se o meno sia stata effettivamente pronunciata (verba volant scripta manent), ma chi ne ha diffuso il contenuto per primo. Un cattolico, ecco tutto, e non un anti cattolico. Né tantomeno vale più sostenere che lo abbia fatto "secoli dopo".
È proprio qui il punto, e prendendo spunto dall'analogia di Berlicche: sarebbe come sostenere che la frase "io sono il messia", al di là se sia stata prounciata o meno (visto che i testi sono più che postumi, ma pur sempre cristiani), sia stata pubblicizzata da anti-cattolici, e solo secoli dopo, per giunta.
Detto per inteso: come se poi fosse aver pronunciato o pubblicizzato quella frase il vero problema nei meandri della indifendibile storia dell'Uomo...
Berlicche: come ha detto Paolo, la questione riguardava l’autore della frase. Rispondo comunque alle tue osservazioni.
«Il fatto che una cittadina che certamente non contava tanti abitanti quanto sostiene Cesario (“dicevano che Bezier avesse più di centomila abitanti”) sostenga un assedio per non consegnarne 200 significa che qualcosa non torna».
Per me significa che gli albigesi erano uomini d’onore, pronti al sacrificio pur di non consegnare 200 dei loro.
«Come pure il fatto che ad appena due anni dai fatti narrati Beziers fosse ancora pienamente munita e popolata, e non certamente rasa al suolo e con gli abitanti sterminati».
Qui possiamo ricorrere alla testimonianza – stavolta diretta – dello stesso Arnaldo di Cîteaux, che in una lettera al papa Innocenzo III dell’agosto 1209 così scriveva (Migne, Patrologia Latina CCXVI, col. 139C):
«quasi sub duarum vel trium horarum spatio, transcensis fossatis ac muro, capta est civitatis Biterrensis, nostrique non parcentes ordini, sexui vel aetati, fere viginti milia hominum in ore gladii peremerunt; factaque hostium strage permaxima, spoliata est tota et succensa, ultione divina in eam mirabiliter saeviente».
Traduzione: «Nello spazio di circa due o tre ore, dopo aver superato i fossati e le mura, la città di Béziers fu presa e, poiché i nostri non guardarono né a stato sociale né a sesso né a età, quasi ventimila esseri umani morirono di spada; compiuta così una grandissima strage di nemici, la città fu interamente saccheggiata e bruciata: in questo modo la colpì mirabilmente il castigo divino» (appena prima di questo passo peraltro Arnaldo sostiene che i soldati non avevano aspettato di ricevere gli ordini – excusatio non petita?).
«Il secondo dubbio che ho è però: se dobbiamo credere a Cesario sulla veridicità della frase, perchè non credere alla veridicità storica di tutti i racconti di miracoli e fatti prodigiosi (su questo verte) che nel suo scritto propone?».
Confondi la veridicità di Cesario con la veridicità delle cose che narra. Cesario può essere stato veridico anche quando raccontava miracoli e altre storie meravigliose: qualcuno glieli aveva raccontati, oppure lui aveva percepito secondo le categorie del tempo avvenimenti del tutto normali a cui aveva assistito di persona. La veridicità delle cose narrate deve essere giudicata invece in base alla loro verosimiglianza. Eventi straordinari abbisognano di prove straordinarie, etc.
Ormai va di moda criticare qualsiasi malefatta della Chiesa dicendo che sono "leggende nere" inventate durante la rivoluzione francese.
fra un po 'diranno che non ci sono mai state neppure le crociate.
Chiedo scusa agli altri commentatori: ho risposto, e continuato la discussione, in calce il mio blog e al commento incriminato (il tempo è quello che è).
Aggiungo solo all'ottima risposta di Giuseppe Regalzi che secondo Grado Giovanni Merlo, uno dei maggiori storici italiani sulle eresie medievali, papa Innocenzo III conservò con grande cura i dispacci dei suoi legati impegnati contro gli Albigesi, includendoli addirittura nei registri ufficiali della Santa Sede. Tale scelta testimonia l'assoluta determinazione papale nello schiacciare senza pietà l'eresia dei Catari, accettando addirittura metodi degni di un'odierna "pulizia etnica". Alla faccia del "buon pastore" di evangelica memoria !
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