Nella prima versione di un articolo in preparazione, Mark Walker discute due possibili modi per aumentare già oggi in modo drammatico l’intelligenza umana («Cognitive Enhancement and the Identity Objection», s.d.). Il primo sistema consiste nell’impianto di neuroni fetali nella corteccia cerebrale di un volontario sano, ispirandosi a una terapia per la Corea di Huntington che ha dato alcuni, seppur modesti, risultati; la speranza è che i neuroni si integrino nel cervello, rendendosi disponibili per migliorare alcune funzioni cognitive. Il secondo sistema prevede invece l’intervento sui geni homeobox deputati allo sviluppo del cervello di uno zigote umano, nel tentativo di aumentare le dimensioni cerebrali del nascituro (vengono citati a sostegno alcuni esperimenti del nostro Edoardo Boncinelli condotti sulle rane).
L’autore riconosce naturalmente che il secondo caso è moralmente assai più problematico del primo, coinvolgendo qualcuno che non è in grado di dare il proprio consenso all’esperimento (anche se andrebbe specificato che questo è vero solo fino a quando l’esito della modificazione genetica è incerto: in caso contrario si può sostenere che i genitori avrebbero, ceteris paribus, il dovere di dotare il futuro bambino del genoma per lui più vantaggioso). Walker si avventura però subito dopo in una discussione inutilmente prolissa, basata su un argomento di Aristotele sostanzialmente inapplicabile – come finisce per ammettere lui stesso – al caso in esame. Speriamo in qualche cambiamento per la versione definitiva dell’articolo.
martedì 8 agosto 2006
Aumentare subito l’intelligenza umana
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