martedì 22 agosto 2006

Un commento sullo statuto dell’embrione

Riportiamo qui di seguito il commento di un nostro lettore (a un post precedente), che ci sembra degno di essere letto indipendentemente dal thread a cui appartiene. È la risposta a un altro commentatore che sosteneva la tradizionale posizione cattolica.

Sancta simplicitas
, scriveva Manzoni. La vera domanda da porsi è: come si fa ad affermare che l’essere umano/persona/individuo c’è dal concepimento “perché da lì si origina qualcosa che prima non esisteva, una entità che deve essere protetta”?... Date determinate premesse, non ci si può stupire se si giunge a determinate conclusioni, con buona pace di un interlocutore che continua ad evitare le domande. L’insieme delle cellule che, per effetto di determinati agenti mutageni, detti per l’appunto cancerogeni, danno origine ad una neoplasia, costituisce infatti e senza ombra di dubbio qualcosa “che prima non esisteva”, qualcosa di indiscutibilmente vivo e di inequivocabilmente umano, che quindi meriterebbe necessariamente rispetto e protezione in quanto rispondente per l’appunto proprio a quelle caratteristiche di “individuo” che il nostro amico instancabilmente e meccanicamente continua a propinarci senza minimamente preoccuparsi di portare a sostegno di tale velleitaria definizione almeno uno straccio di argomento con un minimo di valenza obiettiva. A noi il “prima non c’era e adesso c’è” non pare un argomento molto solido, nemmeno per le vecchiette della parrocchia, ma non abbiamo ottenuto altro...

“Non capisco: quel qualcosa diventerà un embrione … se noi lo uccidiamo non diventerà mai niente”. Sull’assurdo del verbo “uccidere” usato in questo contesto ci siamo già espressi, motivando le nostre affermazioni. Oltretutto, ci viene da chiederci in quale contesto ed in quale momento verrebbero compiuti atti specificamente rivolti alla distruzione di questi aggregati cellulari, che non vengono eliminati ma congelati per ritardarne il naturale deterioramento. Sul resto, sul problema del divenire, ricordiamo che non è possibile attribuire ad un ente caratteristiche sostanziali che questo ente non possiede, a prescindere dalla possibilità o meno che queste caratteristiche vengano ad essere possedute in futuro: un seme non è un albero, e sia che lo diventi o meno, non possiamo pretendere che un seme ci faccia ombra. E inoltre, per diventare albero, un seme necessita di un apporto esterno, nel suo caso di un fazzoletto di terra dove essere piantato e nutrito. Una blastocisti non è un individuo, e difficilmente potrà diventarlo rimanendo nel freezer senza una donna che la riceva. Allora la scelta sarà tra sprecare questo prezioso materiale genetico lasciandolo deteriorare oppure utilizzarlo al meglio. Per adesso, imperdonabilmente, abbiamo scelto di sprecarlo.

Non possiamo ad ogni modo concludere senza però sottolineare che, per parte nostra, ci eravamo comunque premurati di accennare sommariamente ai motivi, ad alcuni dei motivi, di ordine scientifico e filosofico che ci consentono di smascherare la mistificazione dell’embrione=persona e ciò, si badi bene, pur non essendovi tenuti, poiché riteniamo infatti che portare argomenti convincenti a sostegno delle proprie affermazioni sia in primo luogo compito di chi vuole imporre ad altri il proprio credo: ci attendevamo delle risposte, abbiamo ottenuto solo un religioso silenzio. Avevamo chiesto anche ragione del perché la tutela di fratello embrione, questa realtà così importante, sia motivo solo di divieti e che, per il resto, la strage degli innocenti non interessi a nessuno e che nessuna voce si sia mai levata per proporre dei rimedi volti ad arginare quella che andrebbe considerata come la prima causa di morte in assoluto: anche in questo caso ci attendevamo delle risposte, e abbiamo ottenuto solo un religioso silenzio.
Che dire allora, dinanzi a questo rifiuto della dialettica ed alla monocorde ripetizione di concetti preformati esibiti dal nostro interlocutore? Quale lezione ricavarne? A nostro avviso, che ci troviamo semplicemente di fronte non tanto e non solo ad un singolo individuo dalle limitate performances intellettuali, ma a quello stesso atteggiamento tenuto dal fronte cattolico integralista in campagna referendaria, atteggiamento ispirato dalla volontà delle gerarchie ecclesiastiche di cavalcare il tema della sacralità dell’embrione tout court, con l’intento di imporre l’abominio della legge 40/04 agli Italiani non perché si fosse particolarmente interessati alla mistica della difesa dell’embrione in quanto tale, ma al solo scopo di conficcare il primo paletto sul corpo del vero obiettivo, quella legge 194/78 che ha tolto il sonno ad ogni fondamentalista di questo paese, e tutto per la difesa della loro, ormai residua, capacità di imporre ad una società fortunatamente sempre più laica il proprio ruolo di dispensatori di verità immutabili. In ultima analisi, uno sporco war game giocato sulla pelle delle coppie sterili, dei malati gravi, dei portatori di malattie geneticamente trasmissibili. E delle libertà costituzionali di tutti noi. Ed a conferma di ciò ricordiamo, per l’ennesima volta, che in settecento anni di pensiero cattolico, da Tommaso fino a Jacques Maritain, principale consigliere spirituale di papa Paolo VI, il prodotto del concepimento non ha goduto affatto dello status di persona dotata di anima e di tutti gli altri simili gadgets religiosi e, coerentemente, non è mai stato considerato meritevole di particolari attenzioni. Ci si può ancora stupire se, in un contesto del genere, da nessuna voce cattolica ci siano mai pervenute risposte intelligenti a domande volutamente provocatorie ma ponderate come quelle da noi poste al nostro malcapitato interlocutore?...

Filippo

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