mercoledì 16 agosto 2006

In esilio per morire con dignità?

13 anni fa le è stata diagnosticata la Corea di Huntington, e da 5 anni si sono manifestati i sintomi. L’equilibrio e la coordinazione motoria sono compromessi, e scendere le scale è diventata una impresa difficile e dolorosa.
Gloria Thomson desidera morire con dignità e reclama il diritto di ricorrere al suicidio assistito (Let me die with dignity, Evening Telegraph News, 16 agosto 2006).
“I want to tell them first-hand why I don’t want to endure pain and suffering, and to be given the choice of assisted dying. It’s all about choice. People don’t have to exercise it and lots probably won’t and lots probably don’t agree with it, but the choice should be there. Yes, there must be safeguards, and they can be built in to it. But we should be allowed some sort of dignity in our deaths.”
Gloria ha visto morire lentamente il padre e la sorella Pat è su una sedia a rotelle. Uniti in un destino crudele dalla stessa patologia.
Gloria non vuole finire ad essere alimentata artificialmente, incapace di muoversi e di compiere il più banale dei movimenti. In caso di attacco cardiaco non vuole essere rianimata. Ma vorrebbe anche poter scegliere della propria vita e della propria morte, e spera di poterlo fare a casa sua, in Scozia. Tuttavia ha già considerato la possibilità di andare in Svizzera. Ma, come la stessa Gloria domanda incredula: “Why should I have to leave my country to get help? No one wants animals to suffer, so why should humans be allowed to.”

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