martedì 22 agosto 2006

Fregola teocratica

Dal Tempo di ieri («Il crocifisso a scuola e negli uffici pubblici», 21 agosto 2006, p. 11):

Il crocifisso, «elemento essenziale e costitutivo del patrimonio storico e civico-culturale dell’Italia», a scuola e nelle università per legge. In tutti gli uffici pubblici, nei seggi elettorali, nelle carceri, negli ospedali, nelle stazioni, nei porti e negli aeroporti. E i valori cristiani, «linee guida del vivere civile», nella Costituzione.
È quanto prevedono due provvedimenti targati Cdl, presentati alla Camera e al Senato. Il primo è del deputato leghista Federico Bricolo, che vorrebbe esporre il crocifisso in tutti gli uffici della pubblica amministrazione e in molti altri luoghi del vivere comune. E guai a gettarlo dalla finestra di un ospedale o rimuoverlo da un seggio a urne aperte: si rischierebbero sei mesi di carcere.
A Palazzo Madama il disegno di legge è opera del senatore di Forza Italia Cosimo Izzo. Rimasti fuori dalla Costituzione europea, sostituiti dopo mesi di dibattito da generiche «eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa», i valori cattolici – secondo la proposta di Izzo – dovrebbero essere sanciti nella Carta costituzionale italiana all’art. 2.
«Nel nostro Paese – spiega Izzo – sarebbe ormai in atto un processo irreversibile di decadenza del sentimento religioso, che lascerebbe il posto ad una cultura laica, orientata ad una visione materialistica ed edonistica della vita». Il «cuore» del nuovo comma allora reciterebbe così: «La Repubblica riconosce la cultura, le tradizioni e i valori cristiani che hanno caratterizzato la storia d’Italia e dell’Europa quali principi fondamentali ispiratori dell’assetto della società civile».
Lo spirito del provvedimento coincide con quello del leghista Bricolo. «Il crocifisso – spiega il deputato – rimane per migliaia di cittadini, famiglie e lavoratori il simbolo della storia condivisa da un intero popolo». E per questo dovrebbe essere esposto praticamente ovunque. Anche all’estero, negli uffici e nelle sede diplomatiche italiane sparse nel mondo.
La proposta di legge, poi, prevede sei mesi di carcere o una multa da 500 a 1.000 euro per «chiunque rimuova in odio ad esso l’emblema della croce o del crocifisso dal pubblico ufficio in cui è esposto». Ma non solo: alle sanzioni sarebbero esposti anche gli incaricati che si rifiutassero di esporlo o che mancassero nel loro compito di vigilanza.
Non voglio drammatizzare: due proposte di legge così non sarebbero passate nemmeno nella scorsa legislatura, figuriamoci in quella attuale. Sono cose che si fanno per guadagnare qualche benemerenza presso i più forsennati (e meno scaltri) dei propri elettori; ma certo danno il segno del degrado delle istituzioni democratiche. In altri tempi sarebbe stato inconcepibile che un parlamentare della Repubblica vomitasse pubblicamente simili bestialità.

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