mercoledì 2 agosto 2006

La legge 40, la Chiesa, il salame e il terzo incomodo

Oggi su la Padania c’è un articolo meritevole della nostra attenzione (Legge 40, è l’ora della rivolta cattolica, la Padania, 2 agosto 2006). Per ragioni eterogenee e composite. Vediamo. L’incipit merita di essere riportato, non fosse altro per il tono ironico che di questi tempi è così raro…

Ma sì, dai, continuiamo così. Affidiamo al ministro Antonio Di Pietro la revisione dell’indulto. E poi, ancora, incarichiamo Marco Pannella di fare il tagliando alle tabelle della legge sulla droga.
(e si prosegue)
Sono idee balzane, d’inizio agosto, ispirate alla cronaca più recente: il ministro della Salute Livia Turco ha deciso di affidare la stesura delle nuove linee guida della legge sulla procreazione medicalmente assistita a Maura Cossutta...
etc. etc. etc.
LA RIVOLTA DELLA CHIESA
Andiamo per ordine e partiamo dalla rivolta cattolica. Non è andata giù alla Chiesa la decisione di consegnare la “pecora” della legge 40 a una lupa rossa come la Cossutta, da sempre ferma oppositrice della normativa del 9 febbraio 2004. Tempesta con fulmini alla Santa Sede. L’Osservatore Romano è intervenuto ieri mettendo i punti sulle i: «Le intenzioni dell’ex deputata del Pdci appaiono, senza forzature interpretative, chiare: utilizzare le linee guida, ossia la via amministrativa, per snaturare, stravolgere, quindi peggiorare la legge 40, scavalcando il Parlamento e calpestando la democrazia».
Sì, proprio loro, i comunisti che hanno sulla bocca sempre e comunque la parola democrazia. Secondo il quotidiano del Vaticano avrebbero gettato la maschera di antidemocratici: «Invece di tentare di modificare surrettiziamente la legge 40 – manda a dire alla Turco – il ministro della Salute dovrebbe adoperarsi perché sia attuata, per quanto possibile, nella sua interezza e fedelmente applicata».
Stessi strali, feroci, da parte di Avvenire indirizzati alla dura offensiva sulla bioetica lanciata dall’esecutivo del Professore: la scelta di affidare alla Cossutta la revisione delle linee-guida della legge 40 – commenta l’editoriale di Marina Corradi su Avvenire – mostra «una gran voglia, in questo Governo, di andare a toccare la legge 40 non apertamente, non in un chiaro dibattito parlamentare, ma ambiguamente, scavando dal di sotto e di fianco, in modo da svuotarne di fatto il progetto portante». Poi, ecco una bella frecciata ai senatori cattolici Paola Binetti, Luigi Bobba, Elena Baio Dossi ed Enzo Carra che si sono detti «delusi» dalla scelta di Cossutta. «C’è da prendere atto – li stuzzica il quotidiano dei vescovi – che anche loro, purtroppo, non sono riusciti a frenare l’ansia revisionista sulla legge 40».
Il clima è rovente. E così il capogruppo dell’Udc Luca Volontè fa notare come sia in gioco «il principio di ragionevolezza, oltre che quello di democrazia».
Alzata di scudi anche in casa Dc, con Gianfranco Rotondi che parla di nomina «ideologica»: cellule staminali, fecondazione assistita e unioni di fatto – suggerisce – «sono una griglia di temi che merita la costituzione di una commissione parlamentare speciale una volta tanto utile, visto che se ne fanno tante per temi inutili».
Andiamo per ordine anche noi.
Per quale ragione dovrebbe essere politicamente rilevante la rivolta della Chiesa? È forse una questione teologica? La legge 40 riguarda forse l’esistenza dell’inferno o la questione dell’incarnazione divina?
Ci si perdoni l’eventuale svista, ma sembra piuttosto che la legge sulla procreazione assistita sia una legge di uno Stato (laico) e di conseguenza non è una questione di pertinenza ecclesiale. È ovvio che ognuno possa esprimere un parere, ma tale dovrebbe rimanere. Luca Volontè si appiglia al principio di ragionevolezza, pescato chissà in quale mondo parallelo. Quale sarebbe la ragionevolezza calpestata dalla nomina di Maura Cossutta?
LA TATTICA DEL SALAME
Torniamo in casa Prodi e alla sua strategia d’azione. L’abbiamo denominata la “tattica del salame”. Sì, perché la legge 40 prevede, all’articolo 7, che le linee guida siano aggiornate solo «in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica», individuando un termine temporale di 3 anni. Le linee guida in vigore sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale due anni fa, il 16 agosto del 2004, e dunque non se ne vede la ragione della loro revisione anticipata.
Rispetto alla situazione antecedente l’entrata in vigore della normativa – fa notare Riccardo Pedrizzi, presidente della Consulta etico-religiosa di An – il numero dei bimbi nati mediante la pratica della fecondazione artificiale «non solo non è verticalmente crollato, come vaticinavano i referendari, ma è addirittura aumentato (nel 2003 erano stati 3676, nel 2004 sono stati 3705), mentre tanti di piú sono stati i bimbi non ammazzati». In sintesi la legge 40 – tira le somme – «ha ridotto la strage degli innocenti insita nelle tecniche di fecondazione extracorporea».
‘Bimbi ammazzati’ e ‘strage degli innocenti’ sembrano scenari più erodiani che scenari evocati da un appartenente all’attuale periodo storico. Naturalmente la premessa è l’equivalenza tra concepito e persona. Viene da domandare a Pedrizzi: come fate ad accettare soltanto la riduzione della strage degli innocenti? Avete forse perduto la voglia di combattere contro gli orrori e i crimini contro l’umanità?
Per quanto riguarda l’evoluzione tecnico-scientifica, non è semplicistico richiamare a limiti temporali aprioristici?
I bambini nati: 2003 vs 2004. C’è un dubbio che mi attanaglia: i nati nel 2004 sono imputabili all’entrata in vigore della legge 40? Eh già, perché se non ricordo male una gravidanza (giorno più giorno meno) ha la durata di 9 mesi. La legge 40 è stata approvata il 19 febbraio 2004. Febbraio + 9 mesi = novembre. Al più, dunque, i bambini ‘nati’ con la legge 40 sono quelli nati negli ultimi due mesi del 2004 (facciamo pure 3, il quadro cambia di poco). È un difetto matematico oppure un difetto d’onestà? Non siamo perfidi, forse è soltanto una svista.
E dunque, torniamo alla “tecnica del salame”. Se la legge 40 non ha bisogno di alcun tagliando, il fine ultimo di Prodi è quello di fare a pezzi i suoi alleati. Il Governo sta su perché non tira vento e lui non perde occasione per dividere il centrosinistra. Vale per la politica estera come per quella interna: dopo la trappola lanciata dal ministro per la ricerca Fabio Mussi sul ritiro della condizionale italiana in Ue per la ricerca sulle staminali, ecco la mina vagante della Cossutta a capo del restyling della legge 40. La maggioranza – cattolici in pole position – si dividono, le energie si disperdono e lui – il Professore – pensa di mangiarseli con un boccone a colpi di fiducia sui provvedimenti e invocando lo spauracchio del “tutti a casa”.
Trappola? Povero Mussi: questa ci mancava. L’immagine del ministro che dissemina trappole lungo il suo percorso è grottesca. Riguardo all’uscita dalla dichiarazione etica abbiamo già dato. In questo passaggio Cossutta dismette il pelo ispido del canide selvatico per regalarlo a Prodi. Quando si dice il vizio…
L’AMORE TRA DS E COMUNISTI
In questa lotta del tutti contro tutti la Margherita è sempre più isolata, con il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti che parla di una nomina non «opportuna». Chi vince – ancora una volta – è l’asse tra Ds e sinistra estrema. Senza massimalisti il Professore è una barca priva delle scialuppe di salvataggio. E dunque, chissenefrega dei valori non negoziabili. E chissenefrega di imbarcare un’“antagonista” della legge 40 come la Cossutta: ben venga lei e la “medicina del desiderio”. Con Prodi al potere e i comunisti a reggergli il moccolo.
Terzo incomodo? Non mi immischio nelle questioni amorose...

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