Caro Piero,
la lettura del manifesto per il Partito democratico genera sconforto. Il testo così volutamente generico nel tentativo di andar bene a tutti manca, io credo, di quell’afflato ideale che fa la differenza fra la sterile enunciazione di principi che vanno bene in qualunque momento storico, in qualsiasi democrazia evoluta e la Politica. E questa non è invece una enunciazione teorica. Questo Paese manca di Politica. Vi sono molti politicanti, molti mestieranti della Politica e tanti dirigenti che si autoconservano legislatura dopo legislatura il proprio posto di lavoro. A questo è ridotto buona parte del nostro Parlamento.
Il manifesto del Partito democratico risente di questo clima e dipinge un Paese auspicabile che non esiste, che non esisterà. Non sono un disfattista. Credo nella passione delle donne e degli uomini che si stanno impegnando quotidianamente nel tentativo di creare un’area politica più ampia di quella occupata oggi dai Ds e dalla Margherita. Sono convinto che senza un processo di aggregazione non si riesca a far maturare la sinistra italiana, ancora incerta nel traghettamento dal post comunismo al neo socialismo. Ma il manifesto del Partito democratico annulla o mortifica la sinistra, non la evolve. Le sue battaglie storiche, la difesa dei diritti dei lavoratori, dei diritti delle persone, della laicità dello Stato, dove sono? Il documento vive di economia e di relazioni internazionali ma non si occupa delle persone. Per me che ho costruito il percorso politico proprio su questo fronte, invece, esso rappresenta una delusione. Ho letto, anche fra le righe. Anche oltre le righe. Vi ho trovato solo due volte il riferimento ai diritti mentre il tema della laicità è blandamente accennato, quasi fosse una cosa fastidiosa che non si può evitare e che, pertanto, si sussurra e non si urla.
Non esiste una società matura, una democrazia compiuta, senza il riconoscimento dei diritti degli individui. La società italiana non è dissimile da molte altre in Europa e in Nord America. Ma qui sconta una povertà di motivazioni e una incapacità di pensiero rispetto alla tutela degli individui. Mi piacevano poco i Dico, ed erano comunque un passo avanti. Ora neppure questa flebile luce esiste più.
Nel Partito democratico delle nuove famiglie non si parla, non esistono. Le convivenze sembrano tollerate, degli omosessuali non v’è traccia.
È come se l’ombra di Mastella oscurasse quelle di Rutelli e di Fassino.
La sinistra non deve forse più combattere per il superamento delle discriminazioni? A chi altro toccherà? E non era anche per i cattolici di sinistra, cui si ispira la Margherita, un vanto quello di combattere per le fasce deboli? Oggi io assisto a uno scontro fra correnti, che si chiamano mozioni, che servono a conservarsi un posto anche nella prossima organizzazione partitica. Non vedo una competizione sui valori, sugli ideali.
Abbiamo dovuto ascoltare nei giorni scorsi pesanti offese nei confronti delle persone omosessuali, definite deviate dalla senatrice Binetti, esponente della Margherita e del futuro Partito democratico. Si è aggiunta a questo coro di insulti anche il ministro Rosy Bindi. Non ci sono state, invece, grandi indignazioni da parte dei dirigenti del mio partito. Noi gay e lesbiche dei Ds dopo una lettera molto preoccupata abbiamo atteso una risposta, un segnale, da parte di Prodi, Fassino e Rutelli.
Ma invano.
Il Partito democratico dissolve i Ds, annulla anche la mia esperienza dentro i Ds in difesa dei diritti.
Lascio i Ds ma rimane il mio impegno politico.
Alessandro Zan
(Dal sito di Alessandro Zan.)
sabato 17 marzo 2007
L’addio di Alessandro Zan ai DS
Postato da Chiara Lalli alle 13:00
Etichette: Alessandro Zan, Diritti individuali, Laicità dello Stato
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1 commento:
E',purtroppo, un'amara verità. Il futuro(???) partito democratico così come è stato disegnato appiattisce i DS su posizioni annacquate senza una precisa collocazione (al centro, al centro-sinistra?).
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