giovedì 7 giugno 2007

Il buco delle cellule staminali embrionali

Dalle News di Darwin una notizia molto interessante che è stata pressoché ignorata dai media. Ancora più interessante è l’ipotesi esplicativa di tale assenza (Un lavoro da copertina ignorato dai media).

A volte la lettura dei giornali il mattino genera qualche sconcerto. Stavolta gli argomenti sono le tecniche di clonazione e la riprogrammazione di cellule adulte, salvo il fatto che i principali quotidiani di oggi riportano la seconda notizia ma ignorano la prima. La notizia “bucata” riguarda un lavoro del gruppo di Kevin Eggan, della Harvard University, a cui Nature ha addirittura dedicato la copertina del numero di oggi (vedi la foto a fianco) e guarda caso non è una novità di poco conto. Sinora l’unico metodo disponibile per ottenere linee di cellule staminali embrionali con un determinato patrimonio genetico era di estrarre il nucleo di un ovocita e sostituirlo con quello prelevato da una cellula adulta del donatore. La tecnica si prestava a due scopi, il primo era di clonare individui, risultato sinora ottenuto su 16 specie animali. Il secondo era di ricavare staminali embrionali nella speranza di avere un giorno o l’altro tessuti da trapianto compatibili con un eventuale paziente affetto da malattie degenerative per cui oggi non esistono cure (la cosiddetta medicina rigenerativa). La frontiera delle staminali embrionali si è però sempre scontrata con una considerazione molto concreta: infatti la bassa efficienza dimostrata dalla tecnica di trasferimento nucleare richiedeva la disponibilità di un numero elevato di ovociti che a loro volta erano prelevati da “donatrici” a cui si chiedeva il prezzo di sottoporsi a stimolazioni ormonali. Ovviamente l’utilizzo terapeutico di cellule staminali – embrionali o adulte che siano – comportano la soluzione di non pochi altri problemi, ma per restare all’oggi si può dire che il futuro delle embrionali sembrava molto precario proprio per la difficoltà di reperire gli ovociti necessari. Il lavoro di Kevin Eggan, a cui Nature dedica la copertina, sembrerebbe aver superato questo scoglio perché piuttosto che usare ovociti il trasferimento nucleare lo si effettua su uno zigote, o se si preferisce su un ovocita già fecondato e nella primissima fase di sviluppo. Significa aver risolto un problema non indifferente perché in tutte le cliniche dove si fa fecondazione in vitro c’è abbondanza di embrioni sovrannumerari destinati alla distruzione. Stranamente la notizia è passata sotto silenzio mentre è stato dedicato ampio spazio a una seconda linea di ricerca che stavolta riguarda le cellule adulte. Vari gruppi hanno infatti pubblicato su Nature (Yamanaka e Jaenisch) e Cell Stem Cell (Hochedingler) tre lavori che riferiscono dello stesso risultato: ovvero la “riprogrammazione” di cellule adulte allo stadio di pluripotenza utilizzando quattro fattori di trascrizione. Su questo risultato fosse una eclatante novità non ci sarebbe stato niente da eccepire, ma si tratta invece della conferma di un risultato già annunciato su Cell il 25 agosto dello scorso anno e peraltro firmato dal gruppo di Shinya Yamanaka, autore di uno dei lavori pubblicati oggi su Nature. Lo stesso Yamanaka firma oggi su Cell Stem Cell una rassegna molto istruttiva che esamina tutte le vie possibili di approccio alle staminali citando espressamente la contemporanea uscita su Nature del lavoro del gruppo di Kevin Eggan. D’altro canto la rivista londinese aveva inviato a tutti i giornalisti registrati una press release dove segnalava i lavori in uscita e ne ha sintetizzato sempre oggi i risultati sul portale Nature News. Questo per dire che gli elementi di valutazione non mancavano, sempre che non si pensi che una rivista scientifica a forte fattore di impatto dedichi una copertina a un lavoro preso a caso. La ragione del “buco” è presto detta: si è infatti preferito riferire della conferma di un risultato, e ignorare la novità del lavoro di Eggan, perché l’argomento è ormai talmente viziato dalla politica da far passare in seconda linea anche la sintassi giornalistica.
Tra le poche eccezioni all’indifferenza Anna Meldolesi Da uno zigote può nascere un embrione. La clonazione terapeutica è al dopo-Dolly, Il Riformista, 6 giugno 2007 e Fertilized eggs yield stem cells, The Scientist, 6 giugno 2007.

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