Durante l’inverno sono in molti a lamentarsi per il freddo; e durante l’estate a dolersi per il caldo o l’umidità. O per non sapere come vestirsi. Luoghi comuni, splendide cristallizzazioni di idee più o meno condivise e più o meno radicate in verità a buon mercato. Rassicuranti slogan che hanno un potere quasi magico.
Ebbene, è proprio questa la sensazione che si ha leggendo i risultati di una ricerca condotta su 69 bambini tra i 7 e i 12 anni da un gruppo di ricercatori dell’Università di Siena (L’antidolorifico per i bimbi è la televisione, Il Tempo, 18 agosto 2006 e Kids’ TV helps distract youngsters from minor medical procedures, study shows, Health Day News). I bambini sono stati divisi in 3 gruppi e sottoposti ad un prelievo di sangue. Il primo gruppo ha subito il prelievo senza nessun conforto; il secondo con il sostegno dei cartoni animati e il terzo con quello della mamma.
I bambini spettatori hanno sofferto meno di tutti; anche meno di quanti erano assistiti dalla propria mamma (un gran brutto colpo per le genitrici indigene), probabilmente meno in grado della TV di offrire rassicurazione e tranquillità ai bambini perché troppo coinvolte nella sofferenza dei pargoli.
Certo, nessuno si permetterebbe di sostenere che la presenza della madre sia negativa, perché i bambini in futuro si ricorderanno che la loro mamma era lì (con una punta di cinismo, verrebbe da chiedere: e allora? Un po’ più seriamente: bisognerebbe forse proporre un argomento meno formale invece che questa insulsa banalità. Il fatto che “la mamma fosse lì” di per sé non è né positivo né negativo, andrebbe aggiunto qualche particolare).
Rassicuranti luoghi comuni, ammantati da una patina di scientificità e di dimostrazione. Mia nonna avrebbe detto: scusi, ma quanto avete speso per sapere quanto già sapeva mia zia (sebbene forse non esistesse allora la TV, ma la radio o i giochi c’erano)? Scusi, ma ce l’avevate in eccesso?
Mia nonna era piuttosto sbrigativa su alcune questioni; tuttavia in questo caso non mi sentirei di muoverle nessun appunto.
Ma vediamo le dichiarazioni di Carlo Bellieni, uno degli autori della ricerca e patriotticamente intervistato da Il Tempo.
Ma da cosa dipende l’azione anestetica della tv? Una probabile spiegazione, ipotizza Bellieni, sta nel potere distraente del programma preferito: i piccoli pensano al cartone che guardano e non al medico che hanno di fronte. Non è però escluso, sottolinea lo specialista, che il piacere provocato dalla vista dei propri beniamini stimoli nell’organismo del bambino la produzione di endorfine, ossia di ormoni anti-dolore naturali.Mmm. Strabiliante. Non avrei mai immaginato che la distrazione potesse offrire sollievo al dolore.
Nessun cenno al fatto che in assenza di un prelievo o di un dolore la televisione brucia ugualmente i neuroni dei bambini e senza nessun beneficio secondario?
4 commenti:
In che senso 'brucia' i neuroni?
Marcoz
Marcoz, perdona il gergo grossolano di 'bruciare i neuroni'...
Ciò che intendevo dire è che la visione prolungata della Tv implica effetti di intorpidimento cerebrale o inattività (ad esempio, ci sono molti studi che mettono in relazione l'obesità e le ore passate davanti alla Tv, soprattutto negli Stati Uniti). Un interessante documento al proposito lo trovi qui: http://www.abc.net.au/rn/scienceshow/stories/2006/1699587.htm#
(ma ce ne sono centinaia).
Certo, la questione è complessa; ma mi premeva soltanto 'ricordare' che la scatola magica ha anche qualche effetto negativo.
Be', vale un po' per tutto saper prendere le giuste dosi. Pensavo ci fosse altro…
Almeno adesso ho anche il tuo commento da far leggere ai miei figli qualora servisse: le cose dette dagli estranei, sai, valgono di più! ;-)
Saluti
E mille grazie!
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