mercoledì 7 marzo 2007

Non basterà, ma fa piacere leggere

Anna Meldolesi, Gay portatori di fecondità, Il Riformista, 7 marzo 2007:

Non basterà per convincere Paola Binetti e gli altri paladini della famiglia tradizionale. Ma secondo la biologia evoluzionistica i gay potrebbero avere una marcia in più e sarebbe ora di rendergliene pubblicamente merito. Se non avessero delle doti nascoste, infatti, i geni che predispongono all’amore omosex sarebbero stati spazzati via dalla selezione naturale da un bel pezzo. Si tratta di un paradosso assai noto, che recita più o meno così: com’è possibile che l’omosessualità continui a esistere generazione dopo generazione, se gli omosessuali sono per definizione meno interessati a procreare?
Ci scuseranno le lesbiche, ma la letteratura scientifica maschile è più ricca e lo spazio a disposizione è troppo breve per inquadrare in prospettiva saffica le possibili risposte al paradosso. La prima nasce da una ricerca italiana. Camperio Ciani ha scoperto che le donne imparentate con uomini gay spesso hanno abbondante prole e questo compenserebbe il basso numero di figli di questi ultimi. Gli stessi geni, insomma, potrebbero essere implicati nell’omosessualità maschile e nell’iperfecondità femminile. La benedizione delle famiglie numerose e il peccato omosex, dunque, sarebbero geneticamente inestricabili. Ma è stato ipotizzato anche un altro meccanismo. I geni gay si sarebbero conservati nel corso dell’evoluzione perché quando sono in singola copia conferiscono un vantaggio riproduttivo. In breve un maschio con due copie sarebbe omosessuale, mentre chi ne ha una sola sarebbe uno sciupafemmine, magari capace di produrre spermatozoi super rispetto a chi non ha neppure una copia. Recentemente Mara Carfagna ha detto che i gay sono «costituzionalmente sterili», chissà che effetto le farà l’idea dei geni iperfecondi. Resta l’ultima ipotesi, quella secondo cui un gay può aiutare la diffusione dei propri geni sostenendo e accudendo i propri familiari etero, che condividono con lui almeno parte del genoma. I gay, insomma, presterebbero una sorta di assistenza sociale a vantaggio della famiglia tradizionale. E in questo senso potrebbero persino rientrare nel dodecalogo di Prodi. Lo scorso dicembre una coppia di biologi evoluzionisti e matematici americani ha provato a modellizzare le tre ipotesi arrivando alla conclusione che, in teoria, le varianti omosex potrebbero addirittura invadere il pool genico di una popolazione. Visti i tempi che corrono, però, è meglio che non si sappia troppo in giro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma allora l'omosessualità è una caratteristica genetica? Ci sono prove sicure o è solo un'ipotesi? Finora credevo che NON fosse legata ai geni. Dove mi posso informare? Grazie

Unknown ha detto...

Ciao Anna sono un ex collega di Università (Damiano di FE)...
Avevo sentito anche io questa teoria delle parentele femminili dei gay che compensavano il difetto di riproduzione del fratello con un successo superiore alla media nell'esser donne attraenti(diciamo quella che classicamente disconnette il raziocinio maschile).
MA sti contestatori di Darwin su quali basi fan riferimento poi??!!

Ciao Anna è sempre un piacere vedere quanto e come sei presente in Rete

Con l'orgoglio di un FAN


Damiano