mercoledì 7 novembre 2007

Vorrei essere una rana

Giovanni Borroni, medico presso il Servizio di Rianimazione dell’Ospedale di Macerata, Specializzato in Anestesia e Chirurgia presso l’Università di Chieti, idoneità nazionale a primario, segretario dell’Associazione medici cattolici di Macerata, risponde alle domande rivoltegli da Scienza & Vita sull’inutilità del testamento biologico (Medici sul campo/11. Dall'immunoterapia, sguardo a testamento biologico, eutanasia e cure palliative, Korazym, 7 novembre 2007). Tralascio le banalità e arrivo direttamente allo scempio semantico e terminologico.

Che cosa intende per eutanasia?
La definirei in questo modo: intromissione indebita dell’umano nel cammino di una vita di una persona, che può avvenire in qualunque stadio della vita, per un feto o per una persona in coma. Si ha eutanasia, quando una persona giudica che un suo simile non sia più capace di avere una vita normale.
Da dove cominciare? Intromissione indebita dell’umano nel cammino di una vita di una persona: che l’umano e la persona non siano ontologicamente affini? O forse il problema è che l’intromissione sia indebita, per quali ragioni è impossibile sapere. Chissà se una intromissione divina sarebbe accettata da Borroni, probabilmente sì. Poi non si capisce come si riconoscerebbe una mano divina. Magari lui ha la risposta, ma la conserva gelosamente per sé e per i suoi cari. Poi butta là, con disattenzione quasi, l’equivalenza tra persona e feto (per carità, lui si limita ad una disgiuntiva; però lascia sospettare che non vi sia alcuna differenza rilevante). Il fatto che si avrebbe eutanasia quando X accoppa Y (no, scusate, quando X si limita a pensare che Y non sia più capace di avere una vita normale: in che senso normale?) è grottesco. Superfluo ribadire le differenze e tutto il resto.
Può indicare la differenza tra testamento biologico e pianificazione dei trattamenti, contestualizzata nella relazione medico-paziente?
Con il testamento biologico, a mio avviso, si verrebbe a perdere il rapporto fiduciario tra medico, paziente e parenti del paziente.
Sarebbe stato più onesto rispondere: no, non posso indicarla. O non voglio indicarla. O parlare del tempo o delle mezze stagioni (e dei pomodori, ovviamente, che, signora mia non sanno più di niente). Ma non siamo troppo spietati! Quello che voleva dire, forse, era che il testamento biologico annienta il rapporto tra medico e paziente (che c’entrano i parenti?); mentre la pianificazione no.
Io vorrei rispondere che spero di non inciampare mai in un medico come Borroni. Preferirei un veterinario.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

> Io vorrei rispondere che spero di
> non inciampare mai in un medico
> come Borroni.
> Preferirei un veterinario.

A me andrebbe bene pure il mio edicolante :-)

Chiara Lalli ha detto...

Anticlericale, quasi quasi anche il ferramenta.

rikkitikkitavi ha detto...

non ci credo!
per me questi qui se li inventa qualcuno: uno come borroni non può essere vero, con la sua relazione fiduciaria tra medico e parentado del paziente. e fino a che grado? basta uno zio o andiamo fino ai cugini di terzo grado?

ditemi che ve li inventate voi per rinfrancare lo spirito ....

Chiara Lalli ha detto...

Rikkitikkitavi, consolati: inventiamo tutto noi per gettare discredito sugli altri... (tanto non ci crede nessuno dei due, ma non si può dire che non ci abbiamo provato).

Anonimo ha detto...

credo sarebbe cosa buona e giusta che in un futuribile testamento biologico venisse anche indicata la possibilità di rifiutare di essere presi in cura da medici cattolici obiettori integralisti ;) (thewreck)

Anonimo ha detto...

solo l'Europa ci può salvare. Ma vedrai, Chiara, che prima o poi ci salva. Magari saremo vecchi, ma ce la faremo a vedere il testamento biologico, i pacs e pure la chiesa che paga le tasse.

Chiara Lalli ha detto...

Sam, provo a condividere il tuo ottimismo.
Addirittura il pacs e la Chiesa che paga le tasse? Che bel mondo sarebbe!