mercoledì 21 novembre 2007

Assuntina Morresi, novella Antigone


Assuntina Morresi oggi su Avvenire (Sull’obiezione dei farmacisti nessun diktat brutale):

L’obiezione di coscienza ha motivo di esistere perché la legalità e la giustizia non sono la stessa cosa: norme legali possono essere al tempo stesso profondamente ingiuste – pensiamo alla pena di morte, o alla legalizzazione di aborto ed eutanasia. E se in democrazia è la maggioranza a stabilire le regole da seguire, la stessa democrazia non può obbligare nessuno ad andare contro la propria coscienza su temi delicatissimi come quelli che riguardano la vita e la morte.
Assuntina ha le idee confuse dalla sua ideologia. L’obiezione di coscienza ha ragione di esistere (sia concettualmente che terminologicamente, a patto di volere essere onesti) quando una legge ti obbliga a compiere X (e X non è dunque la conseguenza della libera scelta di un mestiere). Se scegli di fare il boia, non puoi fare obiezione di coscienza. Se la legge ti obbligasse a fare il boia, allora potresti fare obiezione di coscienza. È chiaro? Se non lo fosse mi dilungo (scusandomi in anticipo per la lunghezza).
Assuntina adotta la stessa manipolazione che abbraccia la Chiesa in materia di obiezione, compiendo un vero e proprio abuso nel brandirla come uno strumento per vietare questo e quest’altro.
La manipolazione del significato di obiezione di coscienza ne distorce il cuore stesso e ha lo scopo di trasformarla in un’arma contro la laicità e l’esercizio delle singole volontà. È sorprendente (ma forse è sciocco sorprendersi) che la Chiesa e molti conservatori beghini usino e abusino di uno strumento della tradizione liberale e libertaria (più affine all’individualismo e alla disobbedienza civile, comunque entrambi estranei al patrimonio clericale e all’autoritarismo delle gerarchie ecclesiastiche). Da esercizio pacifico di una specie di diritto di resistenza, l’obiezione di coscienza diviene, nelle mani dei rappresentanti di dio, un’arma contro le libertà individuali. Contro quella libertà di coscienza che viene invocata per obiettare (secondo una coscienza cattolica imposta dall’alto).

Ma che origine ha l’obiezione di coscienza?
Una origine nobile: il diritto di resistenza, che entra in conflitto con l’obbligo di rispettare l’ordinamento giuridico. Non è un diritto positivo, ma un modo per “sottrarsi” – in via eccezionale – a una qualche norma; è l’anteporre un dovere morale considerato più forte di una legge dello Stato.
L’obiezione di coscienza è azione pacifica e non eversiva del complessivo sistema politico nel quale viene esercitata. La decisione è individuale e non implica conseguenze dannose e dirette a terzi. L’obiezione di coscienza polemizza con una imposizione per legge di qualcosa che contraddice le nostre credenze morali. Lo scontro è sostanzialmente tra individuo e potere (o Stato), non si delineano conflitti tra diritti individuali dei singoli.
Se l’obiezione fosse oggetto di una legge, smetterebbe di essere obiezione di coscienza e diventerebbe una espressione della libertà invidiale (faccio obiezione di coscienza se la legge prevede soltanto X e io compio Y o non compio X; se la legge prevede sia X che Y (o Z e così via) non farò che esercitare la mia libera scelta prevista e garantita dalla legge).
E sempre più molteplici e variegate dovrebbero essere le scelte individuali, a condizione di non danneggiare terzi.
Antigone ha fatto obiezione di coscienza: se le fosse stato permesso di dare degna sepoltura a Polinice o se Creonte avesse acconsentito alla sua richiesta di contravvenire alle leggi, avrebbe invece soltanto esaudito il proprio desiderio.

L’esempio più classico (e semplice) riguarda l’obbligo di leva. Prima del 1972 si esercitava obiezione di coscienza verso il servizio di leva (e il rischio era quello di essere accusati di renitenza o diserzione: cioè, il carcere); quando la legge ha ammesso e regolamentato l’eccezione di svolgere il servizio civile, è diventata una scelta garantita dalla legge e ha smesso di essere obiezione di coscienza.
L’obiezione di coscienza (impropriamente) compare nelle leggi sulla sperimentazione animale (1993, legge 413) e sulla interruzione volontaria di gravidanza (1978, legge 194). Non entro nel merito degli argomenti specifici.

Fatte queste premesse poniamo di nuovo la domanda: è accettabile l’obiezione di coscienza da parte dei farmacisti sulla cosiddetta pillola del giorno dopo? Può chiamarsi tale?
Ma le domande potrebbero anche essere le seguenti.
Se sono un ginecologo “pubblico” posso rifiutarmi di eseguire X previsto dalla legge?
Se sono un pompiere “pubblico” posso rifiutarmi di spegnere un incendio (mettiamo in un luogo che ritengo diabolico e meritevole di essere bruciato?).
Se sono un pubblico ministero posso rifiutarmi di indagare su Don Gelmini? (A proposito: che fine ha fatto?).
(Ad accomunare le domande di cui sopra vi è il non obbligo di fare il ginecologo, il pompiere, il pubblico ministero. Dalla libera scelta di una professione di pubblica utilità derivano però anche alcuni doveri, non solo una riga in più sul citofono).
Se scelgo la carriera militare come professione, posso rifiutarmi di usare le armi?
Se un testimone di Geova diventa medico, come dovremmo metterla? Lui, secondo la propria coscienza, non effettuerebbe trasfusioni. E se lo inviassero in un pronto soccorso?

Sul Norlevo la polemica clericale è viva fin dal 2000 (dall’anno della sua commercializzazione).
L’attacco ecclesiastico colpisce 2 bersagli: (1) la sensatezza di definire Norlevo anticoncezionale, sebbene d’emergenza, e (2) la legittimità della stessa legge.

(1) gameti --- incontro --- fecondazione --- risalita delle tube --- (tentativo di) annidamento --- avvio della gravidanza. La Pontificia Accademia nel 2000 in una nota affermava che la gravidanza “comincia dalla fecondazione e non già dall’impianto della blastocisti nella parete uterina” (avranno anche preti ginecologi, o tali dichiarazioni vengono dettate direttamente da dio?).

(2) Non è obiezione di coscienza ma sabotaggio: diritti e doveri dei funzionari pubblici (o della professione che si sceglie).

Per gli smemorati, il regolamento (D.R. del 30 settembre 1938 n. 1706 ) per il servizio farmaceutico non lascia margini interpretativi.
I farmacisti non possono rifiutarsi di vendere le specialità medicinali di cui siano provvisti e di spedire ricette firmate da un medico per medicinali esistenti nella farmacia. I farmacisti richiesti di specialità medicinali nazionali, di cui non siano provvisti, sono tenuti a procurarle nel più breve tempo possibile, purché il richiedente anticipi l’ammontare delle spese di porto.
Considerando che prima del Norlevo si assumevano dosi massicce di anticoncezionali, come si sarebbe fatto a obiettare? Certo: anche su anticoncezionali, in fondo sono contrari all’etica cattolica. Perché qui non fare obiezione? Evitano la gravidanza allo stesso modo e, cosa ancora più grave, sostituisco il piacere alla riproduzione. Per non parlare dei preservativi. O del fatto che la pillola viene anche usata per problemi ormonali etc. Per ragioni terapeutiche e non “immorali”. Che fare? Una conversazione per ogni prescrizione di Ginoden per capire a che diavolo serve?

Ecco come Assuntina conclude la sua epocale bordata alla contraccezione d’emergenza: una arguta identificazione tra concepimento e persona. God bless u.
Quando una donna assume la pillola del giorno dopo non sa esattamente cosa le accadrà: potrebbe essere impedita la fecondazione, ma potrebbe anche verificarsi che l’embrione da poco formato non riesca a impiantarsi nell’utero. Se si potesse con certezza escludere questa seconda possibilità, non ci sarebbero i problemi di cui ci troviamo a discutere. Ma per chi riconosce il pieno valore di ogni vita umana fin dal concepimento la questione del diritto al rispetto della propria coscienza che si pone è troppo grave. E non si può risolvere appellandosi burocraticamente ad alcune norme, spesso superate dalle nuove circostanze, e ignorando il problema. Che lo si affronti, serenamente, nelle sedi competenti, tenendo conto che non c’è giustizia alcuna se si pensa di impedire l’obiezione di libere coscienze su questioni che riguardano il rispetto della vita.

14 commenti:

Luca Massaro ha detto...

Grazie Chiara per l'esaustiva e ineccepibile argomentazione proposta. Ma mi domando: come possono i corifei dell'Avvenire obiettare alcunché dopo esser stati così ignudati? Che panni, che maschere possono indossare?

Anonimo ha detto...

inoltre consiglierei alla nostra assuntina di leggersi (ammesso che capisca, ma ne ho forti dubbi) la letteratura sul meccanismo della pillola del giorno dopo: in un solo lavoro ( e non il più 'ponderato') si ipotizza (ipotizza = forse, chissà, è possibile, non so) un meccanismo sull'annidamento delle'eventuale embrione...TUTTI gli altri concordano che questo meccanismo non esiste...

Anonimo ha detto...

Chiara, per favore mi toglio una curiosità? Perché dici che l'obiezione di coscienza compare «impropriamente» nella legge sulla sperimentazione animale? Nessun intento polemico, mi interessa soltanto approfondire il discorso.

Anonimo ha detto...

PILLOLA DEL GIORNO DOPO: TAR, foglietto illustrativo da correggere. (ANSA – Roma 31 ottobre 2001) Il foglietto illustrativo della pillola del giorno dopo "dovrà chiaramente precisare che l’effetto terapeutico del farmaco si riflette sull’ovulo fecondato". Lo ha affermato il TAR del Lazio accogliendo un ricorso del Movimento per la vita e del Forum delle associazioni familiari. Il Tar ha accolto uno dei motivi proposti contro il decreto del Ministero della Sanità con il quale è stato immesso in commercio il farmaco contestato e precisamente quello riferito al "carattere ingannevole e non veritiero delle avvertenze riprodotte nel foglio illustrativo" in particolare, secondo il Tar, dal foglietto non si riuscirebbe a comprendere "in maniera chiara e non equivoca che il farmaco agisce sull’ovulo già fecondato impedendo le successive fasi del processo biologico di procreazione"

Chiara Lalli ha detto...

Jonathan Strange,

nel senso che se una legge ti permette di compiere una scela diversa (non sperimentare, non fare il servizio di leva) non si dovrebbe chiamare OdC, ma libera scelta.
L'OdC ci sarebbe, propriamente, se la legge ti imponesse di compiere solo e soltanto X, e tu non vuoi per ragioni morali (imbracciare le armi quando era obbligatorio il servizio di leva).
Si potrebbe chiamare scelta di coscienza, ma non "obiezione".

Anonimo ha detto...

Ok, ho capito in che senso lo consideri improprio. Grazie per la precisazione e complimenti per il blog!

Anonimo ha detto...

Appunto: fare il farmacista consiste nel vendere medicine per curare mentre il Norlevo non cura proprio nessuna malattia ma, invece, può essere responsabile della morte di un essere umano nei primissimi istanti della sua vita. E questo è un buon motivo per fare non una SCELTA (fare il farmacista che vende prodotti per curare) ma un'OBIEZIONE di coscienza (nei confronti di un aspetto ritenuto "aberrante" di una professione).

rikkitikkitavi ha detto...

e in effetti io sono favorevolissimo all'obiezione di coscienza, o comunque la vogliamo chiamare.

solo che deve valere per tutti.

vale per il farmacista che non vuole prescrivere la pillola del giorno dopo, perché la ritiene aberrante?

allora deve valere anche per il medico che rifiuta di vietare la fecondazione eterologa, perché ritiene che quel divieto sia una pratica aberrante.

e deve valere anche per il citadino che rifiuta il versamento dell'otto per mille, perché ritiene aberrante una beneficenza obbligatoria.

quindi: che si possa dire no a tutto, non solo a ciò che non piace all'assuntina.

Anonimo ha detto...

"allora deve valere anche per il medico che rifiuta di vietare la fecondazione eterologa, perché ritiene che quel divieto sia una pratica aberrante"

Concetto chiarissimo ai più, immagino, ma io non ho capito cosa voglia dire...

rikkitikkitavi ha detto...

forse mi sono spiegato male: provo a rimediare.

nell’ordinamento dello stato italiano esiste una legge, che fa esplicito divieto alla pratica della fecondazione eterologa. se ho capito bene il significato del divieto, in italia non è possibile, per una coppia che desideri un figlio, rivolgersi ad una struttura per utilizzare questa tecnica di procreazione medicalmente assistita. il medico, eventualmente interpellato, deve rifiutare l’intervento perché contrario alla legge.
per lo meno, io ho capito così: se poi la legge dice qualcosa di diverso, ci sarà senz’altro qualcuno che me lo spiega.

ora: se ammettiamo l’obiezione di coscienza, questa deve valere in sé, e deve avere come unico referente la coscienza di ogni singolo soggetto.
nel mio esempio, il medico xy ha tutti i diritti di ritenere aberrante una legge che impedisce ad una coppia (di persone regolarmente coniugate) di ricorrere ad una tecnica consolidata per poter avere un figlio. quindi il nostro medico xy deve avere il diritto di praticare l’obiezione di coscienza e rifiutarsi di ottemperare a questa normativa: per conseguenza, il nostro medico praticherà la fecondazione eterologa vietata dalla legge, senza per questo venire in alcun modo sanzionato dall’autorità.

se non è così, ci sarà senz’altro qualcuno che mi spiega il perché

Ivo Silvestro ha detto...

Mi unisco ai complimenti: ottimo post, chiaro e completo.
Per quanto riguarda l'anonimo del 22/11/07 21:02: nell'articolo si è citato un articolo di legge nel quale non si fa riferimento a farmaci che curano (concetto vago: un analgesico cura?), ma a farmaci tout court. In altre parole: chi studia da farmacista sa che deve vendere tutti i farmaci legalmente in commercio. Punto.

Anonimo ha detto...

x ivo s.

sarà mica che nel '38, mi pare, quando è stata scritta la legge, i farmaci si usavano per curare e i medici giuravano di non procurare l'aborto? Se oggi i farmaci non servono a curare ma ad eliminare gravidanze più o meno iniziate forse è il caso di introdurre la possibilità di non essere obbligati a commercializzarli..
Non sarebbe carino lo facessero anche i medici che somministrano un certo "farmaco" a certi prigionieri legati su un lettino in alcuni stati degli Usa? Ti sentiresti di trovare da ridire?

rikkitikkitavi ha detto...

eh, già, bei tempi, allora, nel 38.
quando i medici ebrei non potevano curare i cristiani, e i farmacisti ebrei semplicemente non potevano fare i farmacisti.
proprio da rimpiangere.

ma attento all'obiezione di coscienza. chi è che ha detto che un medico non possa formulare un'obiezione di coscienza a prolungare inutili sofferenze?

qualcuno chiama questa "eutanasia".

Anonimo ha detto...

La confusione che fai è veramente encomiabile....le altre manguste che conosco hanno le idee più chiare...