Un articolo di Riccardo Campa («Laicismo», MondOperaio, gennaio-febbraio 2006) costituisce una delle più limpide introduzioni disponibili al concetto di laicismo:
Uno Stato è caratterizzato da laicità, ovvero è laico, quando è assolutamente neutrale rispetto alle dottrine religiose professate dai cittadini, a prescindere dalla qualità e dal radicamento sociale dei culti o delle chiese. Ciò significa che non è compiutamente laico uno Stato che accorda privilegi a qualsiasi chiesa o culto, comunque motivato sia il privilegio. L’esistenza stessa di un concordato o patto stretto dallo Stato con una o più chiese è perciò condizione sufficiente per minarne la laicità. Lo Stato concordatario non è uno Stato laico. …Da leggere tutto.
Gli Stati concordatari (privilegi alle chiese) e confessionali (religione di Stato) si pongono dunque in una posizione intermedia fra gli Stati teocratici, in cui c’è completa sovrapposizione fra le istituzioni ecclesiastiche e civili, e gli Stati laici propriamente detti, dove le chiese ─ se esistono ─ sono associazioni libere, economicamente autosufficienti e sottoposte a leggi non diverse da quelle che regolano la convivenza di tutti gli altri cittadini. Altra cosa ancora sono gli Stati atei, che non sono semplicemente neutrali rispetto ai culti religiosi, ma promuovono attivamente l’ateismo. Nella misura in cui l’ateismo è visto esso stesso come una dottrina metafisica o religiosa, lo Stato ateo non ha caratteristiche di laicità. Venendo ai casi concreti, possiamo dire che: il Vaticano e l’Iran sono casi esemplari di Stato teocratico; la Polonia è uno Stato concordatario; il Pakistan è uno Stato confessionale; la Francia è uno Stato laico; la Cina è uno Stato ateo. …
Il laicista è spesso accusato di anticlericalismo. In realtà il laicismo non comporta, di per sé, alcuna ostilità nei riguardi delle religioni o delle chiese. I cittadini credenti possono essere laicisti. E persino i ministri di culto. Se il clero accetta spontaneamente le regole della democrazia e si pone su un piano paritario con le altre religioni e con l’ateismo, rende ipso facto inutile e pretestuosa ogni azione anticlericale. Se invece il clero respinge il laicismo e si fa promotore della teocrazia, l’anticlericalismo diventa una strategia necessaria del laicismo.
… nel campo della cultura, il laicismo afferma l’autonomia della religione e la sovranità della ragione. Il metodo scientifico – che richiede coerenza logica ed evidenza empirica – si applica nelle accademie e nelle università anche allo studio delle religioni. Il laicismo non è quindi da equiparare al relativismo cognitivo, perché il laicista è neutrale verso le idee religiose (inclusa la propria, che considera soggettiva), ma non necessariamente verso le idee scientifiche, che spesso considera oggettive e universali. …
Il laicismo non si caratterizza dunque come pensiero debole che lascia la società priva di un indirizzo morale e cognitivo, ma come pensiero forte che si sostituisce a pensieri totalitari. Il laicismo propone la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino come caposaldo della morale e il pensiero scientifico-filosofico come forma di conoscenza universale. Resta naturalmente ferma la libertà dei cittadini di imporsi volontariamente ulteriori limitazioni morali aderendo ad una chiesa o di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze attingendo alle dottrine magiche, alchemiche, religiose, astrologiche. Purché ciò avvenga senza oneri per lo Stato.
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