venerdì 10 novembre 2006

Legge 40, articolo 13: le motivazioni della Corte Costituzionale sulla questione di legittimità


Non è oggetto di discussione il divieto di fare ricorso alla diagnosi genetica di preimpianto perché il Tribunale di Cagliari, nel sollevare la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 13, sarebbe caduto in una contraddizione evidente e insolubile.
Queste più o meno sono le motivazioni dell’inammissibilità del ricorso (presentato e discusso alla Corte Costituzionale il 24 ottobre scorso).
Sarà possibile capirne qualcosa di più leggendo l’ordinanza depositata ieri in cancelleria. Ad oggi quanto sono riuscita a sapere è angusto e poco incoraggiante (ma non è, di certo, una sorpresa).

In quale contraddizione è inciampato il Tribunale di Cagliari, qual è la base della decisione della Corte Costituzionale?
Il Tribunale non avrebbe considerato che il divieto di sottoporre l’embrione ad indagine genetica prima di essere impiantato sarebbe desumibile non solo dall’articolo incriminato, bensì da altri e addirittura dall’intera Legge 40. Alla luce (luce?) dei criteri ispiratori della legge sulla procreazione medicalmente assistita l’embrione non può essere oggetto di esame.
In effetti, l’intera Legge 40 è permeata dalla delirante idea che il concepito (quell’organismo risultante dalla fusione di gamete maschile e gamete femminile, invisibile ad occhio umano, privo di cellule differenziate e privo di una pur minima e primordiale capacità di provare dolore e piacere) sia una persona e goda dei diritti fondamentale di cui godono le persone. Questo basta e non basta. Basta perché attribuire un diritto alla vita esclude la ‘facile’ possibilità di liberarsi del soggetto detentore del diritto alla vita (eseguo la diagnosi, scopro che l’embrione è affetto da malattia genetica, decido di non procedere all’impianto = decido di ucciderlo). Non basta perché permane la possibilità di ricorrere all’interruzione di gravidanza e di eseguire diagnosi prenatali. Non basta perché l’idea che il concepito sia una persona è una idea insensata e fallace.

Sembra che la decisione della Corte non sia stata presa all’unanimità e che l’estensore non sia stato Alfio Finocchiaro (quello del bambino…), ma Romano Vaccarella.

Luigi Concas, legale della coppia da cui aveva preso avvio la richiesta di incostituzionalità, è ottimista: “la questione resta aperta, ma la decisione della Corte costituzionale è molto interessante per ciò che dice e per ciò che non dice. La Corte non si pronuncia sulla possibilità di un’autorizzazione in sede legislativa della diagnosi preimpianto e sulla questione molto delicata della sopravvivenza dell’embrione. Adesso dobbiamo valutare la possibilità di impugnare tutto l’impianto normativo e non solo l’articolo13 della legge 40 del 2004. Mi chiedo però, e sto ancora studiando questo punto se la Consulta non avrebbe potuto estendere d’ufficio la questione di legittimità dall’articolo 13 a tutta la legge”.

Intanto i mesi passano, e la Legge 40 gode di ottima salute…

PS
Nella foto il concepito è quello senza barba.

Fecondazione assistita: Consulta, resta divieto test su embrioni, Sardegna oggi, 9 novembre 2006.
«Embrioni, ricorso contraddittorio», Il Gazzettino, 10 novembre 2006 dalle Notizie dell’Associazione Luca Coscioni.

Avevo trascurato: Comunicato Stampa del Movimento per la Vita, 9 novembre 2006:

Chi all’epoca dell’approvazione della legge e del successivo referendum proclamava la incostituzionalità della legge è servito. Ed è servito anche chi medita altri processi su tutta o parte della legge 40. La Corte ha messo la prima pietra di una consolidata resistenza costituzionale che non potrà più essere ignorata.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

L'unica reazione ragionevole è la rassegnazione.

Anna

Anonimo ha detto...

"Nella foto il concepito è quello senza barba." Mi piace molto. :-) Bisognerebbe farne un manifesto o un'inserzione sui giornali.

Anonimo ha detto...

per Angelita e per chi vede nella presenza di certe caratteristiche l'umanità o meno di qualcuno: se non conoscete la biologia magari vedete gli ultimi telefilm polizieschi: analizzando un campione del dna di quello con la barba o di quello senza barba nessun anatomo patologo potrebbe capire altro che si tratta di ESSERI UMANI; l'unica differenza potrebbe essere che quello senza barba sia una femmina.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Cara Annarosa, ma anche tu vedi nella presenza di certe caratteristiche l'umanità o meno di qualcuno, e precisamente nella presenza del DNA umano... Perché le caratteristiche che preferisci tu sarebbero quelle giuste?

Anonimo ha detto...

L'unica differenza è che quello con la barba è un individuo, quello senza barba è un aggregato paucicellulare, che difficilmente diverrà un individuo senza una donna che lo accolga.
Per chi si riempie la bocca con considerazioni ipocrite sull'umanità e la difesa della vita, ovviamente considerazioni ripescate solo quando si tratta di avvelenare la vita della gente accastandogli addosso divieti ridicoli e fuori dalla realtà in nome di non meglio precisati principi di matrice fondamentalista religiosa, un invito alla riflessione sull'avere varato una legge di merda che nei fatti nega la vita colpendo, con i suoi cinquantatrè divieti, il diritto alla genitorialità delle coppie sterili e dei soggetti con malattie a trasmissione genetica ed il diritto alle migliori cure possibili per i soggetti afflitti da patologie gravi ed attualmente incurabili.
Ed una considerazione di fondo: le gerarchie ecclesiastiche, campioni nella difesa della vita, vietano la PMA ritenendola una pratica intrinsecamente immorale. Bisognerebbe che questi campioni della morale cattolica lo ripetessero in faccia a tutti i bambini che sono nati, e che nasceranno comunque, grazie alle metodiche di fecondazione assistita.

germana ha detto...

Tu che hai scritto l'articolo, devi la tua vita a chi ti ha rispettato fin da quando eri uno zigote!.