Gabriella Sartori (Sul crinale della bioetica si rischia il rapporto coi cattolici, Avvenire, 29 novembre 2006):
Sfugge continuamente a questo imponente “sistema” di osservatori, di maestri, di suggeritori e saltimbanchi [l’attuale Governo], il fatto che il paese è formato da uomini e donne, capaci, ognuno, di intendere e volere; ed anche di “sentire”: in un dato modo e non in un altro che gli si vuol appiccicare addosso ad ogni costo. Sia chiaro, per esempio, che se il presidente Napolitano auspica, sul terreno della bioetica, il confronto con “le autorità religiose”, questo non può in nessun modo significare che, dietro o accanto a quelle autorità ci siano dei “pecoroni” strattonabili da qualunque parte si voglia. Si rassegnino famosi autori e celebrate autrici di editoriali più pensosi che pensati: la Chiesa in Italia non tiene sotto “tutela” nessuno, tanto meno quel “gregge” di conigli decerebrati che qualcuno di loro si arroga il diritto di metterle al seguito. La Chiesa, al massimo, e non solo in Italia propone anche, sulla bioetica, una sua coerente e ragionata linea di pensiero: che poi essa venga, fra tante altre, liberamente preferita da un certo numero di persone, non tutte deficienti, non tutte a lei “devote”, può suscitare disappunto, invidia, rabbia o altro. Ma non ha senso imputarglielo a colpa.
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