Due giorni dopo aver sostenuto essere cosa notoria che quanti sono favorevoli all’eutanasia lo sarebbero, contemporaneamente, anche all’accanimento terapeutico, il senatore-professore Gaetano Quagliarello sbaglia di nuovo, nuovamente dalle colonne del Giornale. Com’è ormai ampiamente noto, il quotidiano è uscito ieri con il titolo a caratteri di scatola «La Turco vuole l’eutanasia per legge», rivelando con indignazione come il Ministro della Sanità avesse firmato una proposta di legge per l’introduzione dell’eutanasia in Italia. Peccato che la notizia fosse leggermente inesatta: La Turco non aveva firmato nessuna proposta legislativa, non avrebbe potuto farlo (un ministro non può firmare proposte parlamentari), e non avrebbe voluto farlo: come sa o può immaginare chiunque ne conosca appena appena opere e pensieri, è personalmente contraria all’eutanasia. Il Turco firmatario era Maurizio Turco, deputato radicale.
Nonostante questo, il senatore-professore ha scritto un editoriale a commento della bufala («La frontiera di Ippocrate», Il Giornale, 24 novembre 2006, p. 1), in cui mette in guardia, come è suo solito, dal pericolo mortale per la libertà e la democrazia di far decidere agli individui su cose che li riguardano, invece di lasciare che a decidere sia qualcun altro per loro, e accusa la Turco di aver finalmente gettato la maschera.
Caro senatore-professore, sono già alla seconda esortazione in due giorni, ma sono preoccupato per la sua vasta reputazione di uomo dotto e di robusto pensatore, che di questo passo rischia di incrinarsi; mi perdonerà dunque, se oso. Ascolti: fare il senatore-professore è già un impegno duplice e gravosissimo; aggiungerne un terzo, di opinionista, è troppo. Dove troverà il tempo di controllare le fonti, o anche solo di ricordarsi dell’indefettibile cattolicità della Turco? Per non dire del fatto che a mio giudizio – personale ma partecipe delle sue fortune – per lei, senatore-professore, sono troppi anche due impegni. E forse persino di meno.
sabato 25 novembre 2006
Il senatore-professore sbaglia ancora
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