Liberalizziamo la politica europea. Libera circolazione di deputati. Proponiamo uno scambio tre per uno ai francesi: Bindi, Turco e Santanchè per Ségolène Royal. E un conguaglio di un paio di miliardi di euro a carico degli italiani. Pagherebbero tutti, volentieri e subito.
Inizio da questa frase finale perché è quella che mi è piaciuta di più, ma il post di
Beppe Grillo su Ségolène Royal comincia così (17 novembre 2006) e vale la pena leggerselo tutto:
Qualcosa sta cambiando.
Se una donna nata a Dakar in Senegal. Madre di quattro figli senza essere sposata. Che convive da venticinque anni. Una donna che dichiara che gli insegnanti francesi devono lavorare a tempo pieno e non solo diciassette ore. Con scandalo dei sindacati e delle sinistre francesi. Che ha introdotto gratuitamente la pillola del giorno dopo in tutti i licei. Che ha previsto il congedo di paternità per la nascita dei figli. Che è definita populista, antiparlamentare sommaria, guardia rossa di Mao. Ma anche Zapatera francesa.
Se una bella signora di 53 anni che propone giurie popolari estratte a sorte che a scadenze fisse giudichino l’operato dei politici. Che vuole ridurre a due i mandati per ogni politico o funzionario pubblico. Che chiede di eliminare l’uso dell’amnistia per i politici. Che pensa che le rivolte nelle banlieue parigine nascano anche dalla corruzione dei politici.
Se un’elegante socialista francese che crede al rinnovamento dello Stato dal basso. Dalle realtà e dai movimenti locali. Che pensa ai cittadini in termini di intelligenza collettiva. Che parla con le persone nel suo blog. Che se ne infischia dell’apparato.
Se una donna così vince le primarie socialiste per la corsa alla presidenza francese qualcosa sta cambiando.
Poi guardo Prodi, Bertinotti, Berlusconi. Settantenni d’oro. E Fini, Casini e D’Alema, cinquantenni di piombo. E mi riprende lo sconforto.
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