martedì 14 novembre 2006

Piergiorgio Welby. Mi vergogno di essere italiana

Eutanasia: Welby “Rimane solo disobbedienza civile”. Lettera aperta a Presidenti Commissione Giustizia e Sanità

Caro Presidente,

nonostante la mia pubblica richiesta di essere sedato per staccare il respiratore, nessuno vuole prendersi questa responsabilità. Quindi, l’unica via percorribile resta quella della disobbedienza civile che – insieme a Marco Pannella e ai compagni radicali – non potremmo e non potremo far altro che mettere in pratica un giorno da decidere.

Piergiorgio Welby

29 commenti:

Anonimo ha detto...

ma ucciditi e smettila di rompere le palle!

as

Chiara Lalli ha detto...

"as", non ho altro da dire che:

1. se dici sul serio - che schifo!
2. se è uno 'scherzo' (di pessimo gusto, peraltro) - che schifo!

Anonimo ha detto...

as o ass(hole)?

Anonimo ha detto...

Senza parole per la volgarità prima ancora di qualsiasi altra considerazione.

E.

Anonimo ha detto...

confermo: si uccida e non rompa più le palle col suo sentimentalismo edito rizzoli.
Ma che coincidenza! esce il suo libro e lui, per promuoverlo, minaccia di uccidersi!
questo si che fa schifo!

as

Anonimo ha detto...

no, sta per Autentico Stronzo, suvvia ragazzi come non arrivarci prima...

Anonimo ha detto...

Premetto che sono contraria all'eutanasia e alla strumentalizzazione dei Radicali dei molti poveracci su cui fanno politica. Detto questo condivido il vostro sdegno per le espressioni volgari di as.
Io però ho trovato altrettanto volgare (per non usare termini più coloriti) Pannella quando, presentando la lettera di Welby, gli ha detto di "tener duro" come se per morire l'unica via fosse che qualcuno lo uccida. Io auguro a Welby di spegneri senza soffrire mentre dorme; mi sembra ipocrita e crudele sperare che continui a sopravvivere per poter esercitare il "diritto" all'eutanasia.

Chiara Lalli ha detto...

Credo che sia oltremodo offensivo verso Welby ritenerlo un aggeggio nelle mani dei Radicali.
Welby è lucido, razionale e perfettamente in grado di decidere della propria mente (purtroppo non del suo corpo).
Welby ha voluto rompere il velo della schifosa ipocrisia rispetto all'eutanasia e rinunciando a compiere il suo desiderio senza rompere i coglioni - perché è questo che ha fatto, ha rotto i coglioni e i prudenti-ipocriti si sono scandalizzati e hanno avviato la cantilena dei pensierini buoni della domenica.

Si fa ma non si dice, vero? Se è un atto di pietà, un atto d'amore sono tutti pronti a giustificare e a perdonare, ma se è una richiesta di libertà si rizza il pelo e si grida allo scandalo.
Welby non vuole pietismi ma giustizia, e pensarlo uno strumento è davvero pietismo e incapacità di riconoscergli una forza e un coraggio che mancano a molti.

Nessuno, proprio nessuno, spera che Welby viva per esercitare il diritto all'eutanasia. Ma ha pensato prima di scrivere una frase simile, questa sì, ipocrita e crudele?

Anonimo ha detto...

Io non ho mai detto "si fa ma non si dice". Per me "non si fa". Punto. E dell'ipocrita lo dia a Pannella ("Tieni duro!")che spera non che Welby smetta di soffrire morendo per conto suo (sarà mica crudele sperare che muoia nel sonno uno che sta soffrendo e non vuole più vivere, no?)ma che VIVA in modo da poter USARE la sua MORTE PROCURATA per fare politica. Pannella (e chi per lui) non vuole che Welby smetta di soffrire (=morire) ma vuole poter staccare LUI la spina. Quindi Welby deve vivere (anche se non vuole) finchè Pannella non farà la sua ennesima piazzata di "disobbedienza civile" davanti a un bel po' di media!
A me Welby non rompe le palle, me le rompe chi dà dell'ipocrita a chi ritiene che si possono somministrare analgesici (anche in "a stecca" in modo da non far soffrire anche se magari accorciando l'agonia) ma senza togliere la vita a un altro uomo.

E POI CI SI AUGURA CHE WELBY VIVA ABBASTANZA PER POTER FARE LA CAMPAGNA SULL'EUTANASIA SULLA SUA PELLE!
Questa è ipocrisia!

Anonimo ha detto...

sono favorevole alla richiesta di questo UOMO.Lasciate che sia lui a decidere della sua vita!!!Ha passato,e sta passando le pene dell'inferno.vive con un respiratore,non può parlare.....NON BASTA!!!Facciamogli vivere gli ultimi momenti in pace.Vorrei vedere voi al suo posto!!! by la vita...

Anonimo ha detto...

Ipocrita è colui che non accetta l'eutanasia!!!!

Anonimo ha detto...

as non hai le palle neanche di nominarti!ma ucciditi tu!

Chiara Lalli ha detto...

Annarosa,
il "si fa ma non si dice" non era rivolto a lei.
Vorrei però chiederle le ragioni per cui "non si fa" - in casi come quelli di Welby.
Io non rispondo che delle mie posizioni e delle mie speranze. Dubito che Pannella speri che Welby viva e che soffra per fare politica, ma non è questo il punto più importante.
Quanto agli analgesici, le questioni sono molteplici.
1. Spesso non bastano più, e il dolore è insopportabile e inelibinabile se non a condizione di
2. Sedazione terminale (che è quanto ha chiesto Welby) e spesso la ST comporta
3. Una morte anticipata (quindi viene violata la condizione che lei pone "senza togliere la vita a un altro uomo".

Somministrare farmaci antidolorifici tanto potenti da eliminare la coscienza (questo è la sedazione terminale), oltre a poter anticipare la morte, annullano la vita soggettiva (o mentale o autocosicente, insomma quello che non è solo vita biologica, di un corpo). Mi chiedo (vi chiedo): che senso ha questo tempo?

Tuttavia la questione fondamentale rimane: se sono o no libera di disporre del mio corpo e di esercita la mia autodeterminazione.

Quanto chiede Welby è (dovrebbe essere) protetto dalla Costituzione e da altri testi normativi alla voce "libertà individuale" e "possibilità di rifiutare qualunque trattamento medico" (anche se il rifiuto comporta la morte).

Anonimo ha detto...

Se mi consente ancora un po' si spazio illustro le molte ragioni per cui essere contrari all’eutanasia da un punto di vista strettamente giuridico (tratte da M.Palmaro).

Il primo, il più importante: quello alla vita è un diritto indisponibile, anzi il più importante fra tutti i diritti indisponibili. Ciò significa che non solo non si può decidere della vita di un altro uomo, ma che nemmeno è lecito disporre arbitrariamente della propria. Il suicidio rappresenta giuridicamente parlando un atto illecito, anche se ovviamente non è punito dal codice penale. Se è però sanzionata l’istigazione al suicidio, il legislatore rivela il suo sfavore per chi si toglie la vita. Anche la libertà appartiene a questa categoria di diritti : se una persona volesse liberamente diventare schiava di un’altra, l’eventuale contratto fra le parti sarebbe nullo. Non si può rinunciare a essere liberi, come non si può rinunciare alla vita.

Secondo aspetto: l’eutanasia comporta sempre il coinvolgimento di una terza persona, che liberamente si offre di togliere la vita a un’altra. Dunque, anche in presenza del consenso del malato, siamo sempre di fronte ad un’uccisione. La legalizzazione dell’omicidio del consenziente è un trauma giuridico che sconvolge radicalmente l’intera impalcatura dello stato di diritto.

Terzo argomento: quella dell'eutanasia non è una decisione solo del paziente. Infatti, o si decide che qualsiasi richiesta di eutanasia deve essere assecondata, e in tal caso anche una persona sana avrebbe diritto a ottenerla, oppure lo stato elabora dei criteri in base ai quali la si può ottenere; ma così facendo il vero discrimine è rappresentato da un giudizio, sempre e comunque esterno al malato, sul fatto che quella vita meriti o non meriti di essere vissuta. Chi o che cosa traccerà l’esile linea di demarcazione fra un paziente che ha diritto a morire e un altro che non lo lo ha?

Quarto argomento: la decisione, se è formulata prima della malattia, rimane il dubbio che sia ancora valida quando il soggetto ha perso conoscenza; se invece è contestuale alla sofferenza, nessuno può garantire che essa sia lucida e libera, proprio per la morsa che la sofferenza stringe intorno alla psiche del sofferente.

Quinto argomento: la legalizzazione non è un elemento neutro della normazione, ma ha un indubitabile effetto incentivante. Essa costringerà i malati a interrogarsi se non sia una forma di egoismo sottrarsi a una soluzione percorribile, che altri seguono.

Sesto argomento: la legalizzazione trasformerebbe radicalmente la missione del medico. Oggi, con ogni buon medico, si instaura un’alleanza terapeutica, che ha lo scopo non già di guarire (spesso non è possibile) ma di curare sempre. Con la legalizzazione, il medico assumerebbe anche il compito di funzionario statale addetto alla terminazione di alcuni pazienti. Il nostro rapporto con il medico, il suo sguardo su di noi, cambierebbe radicalmente. In peggio.

Settimo argomento: il cosiddetto pendio scivoloso. In tutti i paesi dove si è legalizzata l’eutanasia solo su richiesta del paziente, ci si è presto accorti che spesso essa viene praticata anche in assenza di qualsiasi domanda del malato. Questo è molto ovvio e persino logico: poiché l’eutanasia è invocata per porre fine a “sofferenze insopportabili" non si vede perché mai fermarsi di fronte alla mancanza del parere di un paziente incosciente.

Ottavo argomento: i malati cronici costano. Dunque, in un ordinamento in cui fosse accolto il principio che uccidereper motivi pietosi è lecito, sarebbe perfettamente coerente attendersi che si ponga fine alle vite ormai ritenute insignificanti ma costose per la società.

Nono e ultimo argomento: il precedente nazista. Le camere a gas naziste sono state inaugurate da tedeschi di pura razza ariana, nient’affatto ostili al regime, ma considerati portatori di “vite senza valore”. Ci sono lettere riservate del Führer al suo medico personale, in cui Hitler spiega le ragioni filantropiche per cui è meglio eliminare handicappati, scemi, storpi, reduci della Prima guerra mondiale. Non ne parla con odio o disprezzo, ma con sincera pietà.

Anonimo ha detto...

Di fronte a simili argomenti, dichiaratamente pretestuosi, una sola considerazione, limpida ed assoluta:
SU SE STESSO, SUL PROPRIO CORPO E SULLA PROPRIA MENTE, L'INDIVIDUO E' SOVRANO.
John Stuart Mill, Sulla Libertà (in calce a questo blog).

E che dio ci protegga dai cattolici fondamentalisti (ammesso che esista...).

Anonimo ha detto...

x Filippo
Lei dice che i miei argomenti sono pretestuosi e invochi Dio a proteggervi ma, citazione a parte, non dice una parola per "smontarne" neanche uno!

Anonimo ha detto...

La citazione in questione è, lapalissianamente, più che sufficiente a smontare in blocco tutto il castello di stupidate elencate con tanta sussiegosa cura. A patto di leggerla togliendosi le fette di prosciutto dagli occhi.
Pretendere che noi si perda il nostro tempo a discutere di affermazioni quali "la vita è un bene indisponibile", "l'omicidio del consenziente", il "pendio scivoloso", vuol dire offendere la nostra intelligenza ed abusare della nostra pazienza. Per tacere dell'immancabile accenno al regime nazista, doverosamente presente nella migliore tradizione della più deteriore pubblicistica cattolica, già sentito tante volte in epoca di campagna referendaria, sempre tirato fuori dal cassetto per supplire con l’insulto e l’invettiva al vuoto di argomenti dei fondamentalisti.
Quando i mentecatti smetteranno di pretendere di tirare in ballo tutti i massimi sistemi, resterà soltanto un uomo con i suoi inalienabili diritti, che lo stato laico deve garantire. Il resto è solo spazzatura. E noi non siamo impiegati nella Nettezza Urbana.

Anonimo ha detto...

Veramente "laico" e "civile" il tono della sua risposta: dare del mentecatto a chi non la pensa come lei dà veramente la misura del livello del vostro blog. Se non volete la presenza di commenti diversamente orientati nel dovreste scrivere a chiare lettere non solo la citazione di John Stuart Mill ma anche "vietato l'accesso a chi la pensa diversamente".

Giuseppe Regalzi ha detto...

Cara Annarosa, una precisazione: il blog è mio e di Chiara Lalli. I commentatori sono ospiti – per quanto quasi sempre più che graditi. La invito pertanto a misurare il livello di Bioetica solo da quello che scrivono i suoi autori.

Anonimo ha detto...

x G. Regalzi: Abbia pazienza ma qualche volta ci sono commenti che fanno venir voglia di rispondere di getto e senza rileggere il testo. Chiedo scusa a Lei e a Chiara Lalli (che comunque mi ha dato dell'"ipocrita e crudele"..)per aver generalizzato.

Anonimo ha detto...

La coda di paglia, un classico. Altri possono disinvoltamente cianciare di nazismo e di simili amenità tirando in ballo tutti i massimi sistemi, pur di negare ad un uomo l’esercizio delle sue fondamentali libertà individuali, salvo poi agitarsi come bertucce in calore quando gli viene doverosamente reso pan per focaccia venendo smascherati per quello che sono: mentecatti fondamentalisti al servizio della politica di potere delle gerarchie vaticane…
Abbiamo ancora ben presente, dinanzi agli occhi, tutta una campagna referendaria condotta dal mentecattume cattolico all’insegna di una unica, lapidaria, dogmatica affermazione riassumibile concettualmente nella monocorde e martellante ripetizione dell’equazione embrione=persona, nella inesausta e acritica riproposizione di una mistificazione priva di alcun fondamento obiettivo, su cui gli integralisti di questo paese hanno imperniato la loro propaganda referendaria, restando metallicamente impassibili dinanzi alle argomentazioni di chi puntualmente ricordava, purtroppo parole al vento, la angusta soggettività di una simile posizione, contraddetta dalle conoscenze scientifiche, da settecento anni di pensiero cattolico, da tutte le altre religioni e dall’orientamento legislativo del nostro diritto, posizione comunque stolidamente gabellata nonostante tutto come verità universale. Quegli stessi integralisti che hanno inteso il dibattito e la discussione nel senso di un puerile e continuo rovesciarci addosso il loro concetto di sacralità della vita come totem impermeabile a qualunque altra considerazione, tutt’al più aggiungendo il contorno di un riversamento di insulti più o meno variegati e fantasiosi all’indirizzo di chi ricordava loro ostinatamente la spietata crudeltà delle conseguenze cui la legge 40 ha costretto tutti coloro che ne hanno dovuto pagare il prezzo sulla loro pelle, dalle coppie sterili a quelle affette da patologie a trasmissione genetica, ai malati attualmente incurabili.
Adesso e su una questione, si badi bene, in cui l’unico interessato resta esclusivamente l’individuo con le sue scelte insindacabili, abbiamo deciso di concederci il lusso di un atteggiamento simile, per cui continueremo volutamente ad ignorare il cumulo di corbellerie, risibile piedistallo facilmente ribaltabile, su cui la nostra piccola saputella ha deciso di issarsi, limitandoci a ribadire quanto già affermato, ossia l’imprescindibilità del diritto di ognuno a disporre di sé e della propria esistenza, efficacemente riassunto nell’aforisma di JS Mill, che la nostra amica farebbe bene a scrivere cento volte sulla lavagna prima di uscire dall’aula.

Ci permettiamo comunque di ricordare come l’atteggiamento laico consista nel consentire a chiunque di esprimersi come meglio crede e con gli argomenti (i pretesti, in questo caso) di cui dispone, ma non certo di pretendere anche di ricevere risposte orientate nel verso gradito. E col “tono” auspicato. La nostra risposta l’abbiamo già data, col tono che ci è parso più adatto, e non riteniamo necessario, allora come adesso, spendere del tempo e destinare delle attenzioni per rispondere in dettaglio ad affermazioni che, a nostro avviso, si qualificano da sole. E che qualificano chi le ha espresse.
E ci prendiamo inoltre il diritto, liberamente e laicamente, di non nascondere il nostro disprezzo per chi, con tenace protervia e spudorata ipocrisia, non esita ad inanellare una sfilza di miserabili indegnità al solo scopo di negare ad un uomo il diritto ad una morte dignitosa.

Anonimo ha detto...

x Filippo:

Se chiedo scusa a chi ho incolpato della sua maleducazione dimostro di avere la "coda di paglia"!! Per non parlare dei vari insulti successivi... Di nuovo una dimostrazione di come siano certi "laici" (di sicuro LEI) a comportarsi da "bertucce in calore" quando i cattolici non utilizzano termini quali "anima", "Dio", "sacralità" ecc. nelle loro argomentazioni. Se li usano, gli si dice che non possono imporre la loro religione ad altri (ed è giusto), se non li usano vengono comunque insultati.Io non li ho usati, ho portato delle argomentazioni razionali, magari non condivisibili da tutti ma l'integralismo religioso direi che non c'entra prorprio niente.
Usi pure il tono che le pare, io rafforzo la mia convinzione che l'INTEGRALISTA (chi non sa parlare senza ritenere un idiota chi la pensa diversamente da lui) sia LEI.

Anonimo ha detto...

Il non rispondere costituiva, e costituisce tutt'ora, una scelta precisa, che si rivela ad ogni risposta sempre più giustificata dalla pochezza etica in primo luogo, oltre che intellettuale, di chi continua ad ignorare, con sordida determinazione e per suoi personalissimi e spregevoli motivi che abbiamo già elencato, su cui si preferisce evidentemente sorvolare e che niente hanno a che fare con una razionalità soltanto sbandierata, il punto preminente di tutta la questione, i diritti individuali fondamentali di ognuno, diritti che si ritiene di potere disinvoltamente negare elencando una serie di stupidità pretestuose oltre che offensive per l’intelligenza e la pazienza di chi scrive ma soprattutto per la sofferenza delle persone coinvolte, persone che ci chiedono un aiuto concreto, preciso ed immediato, non squallide elucubrazioni sui massimi sistemi, che non costituirebbero impedimenti da anteporre alla richiesta di eutanasia ma casomai ostacoli da rimuovere, a patto ovviamente di voler prendere sul serio certa spazzatura.
Ma perchè codesti miserabili mentecatti non si assumono la responsabilità di sottoporre i loro cosiddetti "argomenti", cosiddetti "razionali", direttamente a Welby? E constatare in presa diretta quale reazione ottengono citando il “pendio scivoloso”, “l’omicidio del consenziente”, la lezioncina di storia sul regime nazista e tutte le altre nauseanti e schifose invenzioni che la piccola saputella ci ha propinato pensando addirittura di essersi meritato un contraddittorio??? Potrebbero in effetti manifestargli così tutto il loro amore e la loro attenzione per il problema senza nemmeno temere più di tanto per la loro integrità fisica, poiché Piergiorgio, purtroppo, non è in grado di alzarsi in piedi e di rincorrerli a calci in culo come vorrebbe e come si meriterebbero…

Giuseppe Regalzi ha detto...

Filippo, capisco e condivido le tue ragioni, e comprendo anche i motivi che ti spingono ad accalorarti. Ma ti devo chiedere (e la cosa vale ovviamente per tutti i commentatori) di non ricorrere ad insulti personali, che possono servire magari a sfogarsi, ma che per tutto il resto possono fare solo danni. Spero che capirai.

Grazie e ciao.

Anonimo ha detto...

Carissimo Giuseppe, sarebbe stato facilissimo rispondere punto per punto all'elenco di solenni corbellerie sciorinato dalla nostra buona amica, ma ho ritenuto tali argomenti irricevibili.
In epoca referendaria i fondamentalisti, nemici delle libertà individuali, sostenevano senza nemmeno prendersi la briga di provare ad argomentare certe affermazioni, che sulla vita "non si discute e non si vota", calpestando con gioia i diritti dei malati e delle coppie sterili. Alcune mie modeste considerazioni al riguardo erano anche state proposte all’attenzione generale in questo blog nello scorso mese di Agosto, in occasione di una discussione sullo statuto dell’embrione.
Adesso nel mio piccolo, peraltro in questo caso senza calpestare i diritti di nessuno giacchè gli unici soggetti coinvolti sono proprio i pazienti con prognosi infausta che esprimono una precisa volontà, ho deciso di restituire una dose della stessa medicina rifiutando scientemente il confronto su argomenti che ritengo pretestuosi ed offensivi e asserendo che, a mio modesto avviso e in accordo con JS Mill, sulle libertà di scelta individuale non si discute.

Non ho comunque alcuna difficoltà ad accogliere il Suo invito e, pertanto, a considerare chiusa la discussione, ritenendo di avere chiarito a sufficienza il mio punto di vista.

Il lavoro, Suo e di Chiara, è prezioso ed insostituibile: continuate così!

Anonimo ha detto...

Vorrei, se non disturbo troppo, dire anch'io una parola conclusiva, per quel che mi riguarda, dell'increscioso svolgersi della discussione tra il sig. Filippo e me.
Non riesco veramente a capire l'animosità suscitata da parole che non volevano "calpestare" proprio nessuno...io, semplicemente, la vedo così. E mi sono permessa, in modo del tutto civile, di esprimere un pensiero. Se il sig. Filippo sente nell'espressione del pensiero altrui un grave attacco alla sua libertà me ne dispiace per lui.
Ringrazio G.Regalzi per il "richiamo all'ordine" temendo, però che, se fosse stato qualcuno che la pensava diversamete da voi, il "richiamo" sarebbe appena appena più severo...
Spero che anche il sig. Filippo, se gli è passata, mi sappia chiedere scusa per appellativi tipo "bertuccia in calore" che, usando il plurale maiestatis, ha fatto, tra l'altro, anche a nome vostro.

Chiara Lalli ha detto...

L'animosità (credo) nasce dal fatto che non è proprio "io la penso così" e basta - perché l'ombra della legge è in agguato (non si può dire con candore rispetto all'embrione "io la penso così" e di fronte allo schifo della lagge 40 ripetere "io la penso così" perché migliaia di persone pagano sulla loro pelle il "pensarla così").
Molte delle cose dette sul caso Welby, a mio avviso, sono offensive.
Ma ora non mi dilungherò - tra i post e i commenti le posizioni di ciascuno sono chiare.
Vorrei solo dire che "bertuccia in calore" è equivalente a dire a (oppure di) uno come Welby: "la tua vita non ti appartiene". Anzi, ritengo quest'ultima di gran lunga una offesa più grave.
La mia vita non mi appartiene?
E a chi cazzo apparterrebbe, di grazia?

Anonimo ha detto...

Concludendo: finchè ad insultare è un vostro "accolito" si tratta del classico "compagno che ha sbagliato".... secondo me gli insulti sono insulti e sono sempre l'espressione più autentica dei maleducati che li lanciano e di quelli che gli fanno l'occhiolino.

Anonimo ha detto...

Il discorso, ovviamente, resta chiuso, ma alcune note tecniche, a questo punto e vista la protervia dell’interlocutore, si impongono comunque.

Il “plurale maiestatis” è un vezzo linguistico, nient’altro, e non si comprende cosa possa autorizzare ad immaginare nel suo utilizzo una chiamata in causa dei conduttori di questo blog. Pertanto, ogni affermazione effettuata riguarda soltanto il sottoscritto. Che poi ci sia una tale identità di vedute con quanto pubblicato nel blog da rendere, nel 99,99% dei casi, superfluo ogni ulteriore intervento del sottoscritto è un altro paio di maniche. Abbiamo comunque le spalle sufficientemente larghe per essere in grado di fare da soli.

Il richiamo all’ordine poteva essere appena appena più severo? Può darsi, non è detto, ma in questo blog non vige alcuna forma di censura e tutto compare comunque. E questo non è poco, infatti non può certo dirsi lo stesso per i siti di orientamento fondamentalista cattolico, anche per quelli in teoria più rispettabili come nel caso del sito di Famiglia Cristiana, dove un commento del sottoscritto, nel forum “Gli auguri al nuovo pontefice” o qualcosa del genere, non è mai apparso, probabilmente perché ci si era permessi di associare ai nostri auguri anche quelli degli oltre duecento teologi di area cattolica ridotti al silenzio dal mastino tedesco nei suoi venti anni di direzione dell’ex Sant’Uffizio, alla rispettabile media di quasi uno al mese. Per cui eviteremmo di lasciarci andare a certe affermazioni.

Il “sig. filippo” non vede nell’espressione del pensiero altrui un “grave attacco alla sua libertà” anche se è già capitato in questo paese di assistere al varo di leggi, sfornate dal cosiddetto stato laico, che hanno tramutato il peccato in reato ed hanno effettivamente sferrato un pesante ed intollerabile attacco alle libertà costituzionali dei suoi cittadini. Ma nello specifico si è deciso di rispondere in maniera sintetica riaffermando il superiore diritto di ognuno a decidere per sé. Non ci sembra di avere assistito a nessuna replica degna di questo nome avendo preferito l’interlocutore, in mancanza di meglio, il ricorso al lamento dell’anima ferita nel suo intimo.

Sul discorso, veramente dissociato, di presunte, incredibili ed improbabili scuse, l’interlocutore dimostra di trovarsi ad anni luce di distanza dalla realtà. Quando si pronunciano disinvoltamente frasi come “E ribadisco che Welby è usato come un ariete per sfondare porte ancora chiuse ma non certo per il suo bene …... Ma ai suoi “amici” radicali quello che importa è ottenere la legge sull’eutanasia sfruttando al massimo la sofferenza di Welby”, chi deve scusarsi con chi?

Viene in mente una suggestiva canzone , “Waiting for the worms…”, (Pink Floyd, The Wall, 1979).
Altro che bertucce….