Sul Foglio di oggi, un editoriale – non firmato – dedicato alla richiesta di alcuni ricercatori britannici di essere autorizzati a creare chimere tra uomo e altri animali per lo studio delle tecniche del trasferimento nucleare (o clonazione terapeutica), comincia così («La chimera non è più una chimera», 8 novembre 2006, p. 3):
La Hfea, autorità inglese per la fecondazione umana e l’embriologia, ha da ieri tre mesi di tempo per decidere se rilasciare, a due diverse équipe di ricerca (una guidata da Stephen Minger, del King’s College di Londra, e l’altra da Lyle Armstrong, del North East England Stem Cell Institute di Newcastle), una licenza che autorizzi la creazione di ibridi con ovociti di vacche, conigli e capre inseminati con sperma umano. Scopo dichiarato degli esperimenti è quello di trarre cellule staminali dagli embrioni “allo 0,1 per cento animali e al 99,9 per cento umani” che ne risulterebbero.E qui possiamo anche smettere di leggere. Perché l’anonimo autore non ha palesemente la benché minima idea di che cosa sta scrivendo. Non c’è da effettuare nessuna inseminazione di ovociti animali con sperma umano: che cosa pensa l’anonimo, che possa nascere un embrione vitale mettendo assieme gameti di specie così distanti? Crede davvero che se un toro si accoppiasse con una novella Pasifae ne verrebbe fuori il Minotauro? Che gli hanno insegnato a scuola, niente? E in questo caso perché si impanca a sentenziare tronfiamente su cose che non capisce?
La tecnica proposta consiste nell’inserire il nucleo di una cellula somatica umana – non quindi di uno spermatozoo, ma di una cellula della pelle, per esempio – in un ovocita animale dal quale sia stato estratto il nucleo, e che sia quindi privo del genoma animale – tranne per i piccoli tratti di DNA che si trovano nei mitocondri dell’ovulo, e che determinano solamente alcune caratteristiche del metabolismo dell’organismo risultante.
Alla fine del miserrimo articolo viene riportato il giudizio della fanatica anti-choice Josephine Quintavalle, che «ha definito “aberrante” l’idea di mescolare umano e animale nell’identità genetica. “È un sentimento umano primario – ha dichiarato al Telegraph – l’idea che animali e creature umane non debbano essere mescolati”». La signora confonde evidentemente le proprie idiosincrasie razziste con il «sentimento umano primario». L’unica idea aberrante, qui, è quella di chi fa dipendere l’umanità dalla costituzione genetica di un essere, e non dalla sua capacità di pensare e di provare sentimenti; che un ibrido al 99,9% umano, se fosse vitale, quasi certamente possiederebbe in misura maggiore della stessa Josephine Quintavalle – e di tutta quanta la redazione del Foglio, naturalmente.
Aggiornamento: un commento un po’ ribaldo di Maurizio Colucci sulla questione. Da leggere!
Aggiornamento 2: il titolo del post di Aioros sullo scivolone del Foglio vale già da solo una visita.
2 commenti:
Grazie del link. :-)
Saluti ribaldi.
Non c'è limite al ridicolo...
però è consolante sapere che i propri avversari ideologici sguazzino in una tale imbecillità, nevvero? :D
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