L’istituto di ricerche di mercato IPR Marketing ha condotto il 28 novembre un sondaggio per conto del quotidiano la Repubblica; a un campione rappresentativo di persone è stata posta la seguente domanda:
In questi giorni si sta parlando nuovamente di Piergiorgio Welby, l’uomo malato terminale di distrofia muscolare che sta conducendo la sua battaglia per il riconoscimento in Italia dell’eutanasia; in particolare Piergiorgio Welby ha chiesto ai medici che lo curano di staccare le macchine che lo tengono in vita. Secondo lei, i medici dovrebbero accogliere la richiesta di Welby?Ha risposto «sì» il 64% degli intervistati, «no» il 20%, mentre il 16% si è detto senza opinione. È degno di nota che anche fra coloro che si sono definiti «cattolici praticanti» il sì sia al 50%, il no al 28% e gli indecisi al 22%.
Forse si potrebbe muovere qualche critica alla formulazione della domanda: Welby non è propriamente un malato terminale, e questa imprecisione potrebbe aver influenzato le risposte. Inoltre, Welby non chiede semplicemente di «staccare le macchine», ma di venire sedato per evitare un’ulteriore, terribile sofferenza (in questo caso, comunque, non ci dovrebbe verosimilmente essere stato nessun effetto sugli intervistati).
Una piccola curiosità: nella tabella disaggregata per religione degli intervistati, si nota che gli unici a dire più no che sì alla richiesta di Welby, sia pure di un soffio (51 a 49), sono quelli che si sono rifiutati di dichiarare la propria religione. Non credo di sbagliare se identifico in costoro una parte di cattolici praticanti (forse più anziani?), sospettosi e quindi restii a comunicare la propria appartenenza religiosa. La parte più retriva e paranoica, non a caso, della società italiana.
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