L’Osservatorio sulla Salute Riproduttiva di Milano ha inviato una lettera/appello sulle ultime vicende riguardanti il Comitato Nazionale per la Bioetica.
Al Presidente del Consiglio Romano ProdiPer aderire: osa@osadonna.org.
Al ministro per la Ricerca Scientifica Fabio Mussi
Non ci è sfuggita la prepotenza e l’ingiustizia con cui F. Paolo Casavola, presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, ha liquidato Elena Cattaneo e Cinzia Caporale sospendendole dalla vicepresidenza del Comitato stesso. Due donne, due scienziate di alto livello, due voci laiche nel dibattito sulle questioni bioetiche in Italia. Due persone scomode nel ruolo di vicepresidenti, come ha rilevato lo stesso Casavola indicandole come colpevoli di vicinanza con i suoi detrattori. Insieme al terzo vicepresidente liquidato, Luca Marini, non avrebbero preso le distanze dalle critiche che tre membri del CNB (Carlo Flamigni, Demetrio Neri, Gilberto Corbellini) hanno rivolto al presidente Casavola. Non sono state nei ranghi, e per questo le ringraziamo.
Noi donne e uomini firmatari cogliamo l’occasione per rilanciare la denuncia di un CNB che non svolge i suoi compiti istituzionali: porre le basi di un confronto pubblico sugli interrogativi sollevati dalle biotecnologie e dal loro uso in campo medico, a partire da diversi orientamenti, inclusa l’esperienza femminile e la riflessione del movimento delle donne. Solo in questo modo alle polarità che impoveriscono il dibattito bioetico in Italia – laico o cattolico, sacralità o qualità della vita, etica della giustizia o etica della cura, fatti o valori – potrà sostituirsi un confronto che assuma la libertà e la responsabilità personale come guida per elaborare regole pubbliche.
A Cinzia Caporale, Elena Cattaneo e Luca Marini esprimiamo tutta la nostra solidarietà, invitandole a lavorare insieme per avviare una fase costituente di nuove e più adeguate istituzioni di bioetica. Una verifica del grado di verticalità, elitarismo, tecnocrazia e anche usura del CNB a 17 anni dalla sua costituzione è necessaria da tempo. Forse è arrivato il momento per farlo.
Al Ministro per la ricerca Fabio Mussi chiediamo di affrontare la vicenda con gli strumenti adeguati e con la visibilità che la gravità del fatto richiede, a Romano Prodi, cui sono andati i nostri voti, chiediamo che motivi la sottoscrizione dell’espulsione immotivata. Come cittadine che difendono la laicità dello stato e della ricerca ci troviamo, una volta di più, a dire: adesso basta.
Le adesioni.
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