venerdì 23 giugno 2006

Chi è il riduzionista?

In un articolo apparso su AvvenireLa tendenza a ridurre l’umano dell’uomo», 22 giugno 2006), Roberto Colombo lancia un allarme:

Il genoma umano sta diventando l’equivalente moderno e secolare dell’anima spirituale? Nel libro del Dna, il cui linguaggio («codice genetico») è stato decifrato ed il cui messaggio («informazione genetica») è stato letto per intero ed attende di essere compreso appieno nel suo significato biologico (genetica funzionale), è inscritta la natura dell’uomo?
A suscitare queste domande è stato un intervento di Umberto Veronesi sull’universalità del codice genetico nel mondo biologico. E tuttavia, chi più di ogni altro sta contribuendo a sostituire nella cultura contemporanea il genoma all’anima spirituale nel ruolo tradizionale di essenza dell’uomo? Ce lo ricorda Massimo Adinolfi, commentando l’articolo di Colombo («Chi la fa l’aspetti», Azioneparallela, 22 giugno 2006):
Ma in forza di cosa un embrione, un preembrione, un ootide, le tre cose insieme, quello che volete voi, sono già un uomo? In forza del DNA. Al tempo dei referendum sulla legge 40, ce l’hanno spiegato in tutte le salse: c’è il DNA, c’è l’uomo. (Mons. Sgreccia, che Dio lo perdoni, scriveva che il vero galileiano, attento alle risultanze scientifiche, era lui.)
La Chiesa ha percepito l’improponibilità nella sfera pubblica del discorso tradizionale religioso sull’anima e l’animazione, ed è stata costretta a sostituirlo con un equivalente laico, che salvasse la necessità di porre l’embrione off limits: la formazione del patrimonio genetico individuale si prestava ottimamente allo scopo. Ricordo con un certo sgomento un’apparizione televisiva dell’allora Monsignore Ersilio Tonini, che proclamava baldanzoso, tra misticismo e biologia elementare, «Ci sono due milioni di basi!». Il costo di questo estremo riduzionismo biologico dev’essere sembrato irrilevante, ma – complice l’inqualificabile pochezza intellettuale di moltissimi laici, incapaci di proporre e sostenere alternative – si sta adesso diffondendo nel pensiero condiviso dell’epoca, con esiti imprevedibili. Gli apprendisti stregoni avranno molti articoli dei loro giornali da dedicare al problema.

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