mercoledì 21 giugno 2006

Cosa curano davvero le staminali adulte?

In un articolo apparso su Avvenire qualche giorno fa, si citava una lista di «65 malattie» che già si curerebbero grazie alle cellule staminali adulte. Sulla questione interviene adesso il blog Science Backstage, con uno dei migliori post apparsi finora sull’argomento («I miracoli delle staminali adulte. E della fede», 19 giugno 2006):

Anzitutto, quali sono queste fantomatiche 65 malattie? Avvenire non fornisce la lista, e non è dato di sapere se il suo editorialista l’abbia veramente letta. Lo dico perché, dopo aver fatto il mio compitino su Google, ho trovato la magica lista, che circola da un po’ su Internet e sui media d’oltreoceano, e le sorprese non mancano. Se scorriamo la lista delle malattie scopriamo che si tratta quasi esclusivamente di patologie che si curano 1) con il trapianto di cellule staminali del sangue (alias trapianto di midollo) 2) con il trapianto di cellule staminali epiteliali (alias trapianto di pelle e di tessuto corneale coltivato in vitro). In altre parole, metodologie il cui successo non è certo in discussione, ma che – almeno nei primi due casi – sono in uso da decenni, seppur con continui miglioramenti. Tra l’altro, la lista riporta abusivamente anche diverse malattie (ad esempio Osteogenesis imperfecta, Sandhoff disease, Hurler’s syndrome, Krabbe leukodystrophy, Osteopetrosis, Cerebral X-linked adrenoleukodystrophy) per le quali non esiste una cura definitiva. La fonte originale delle lista è un sito americano contrario alla ricerca sugli embrioni.
Il ragionamento viziato di Avvenire è il seguente: dato che molte persone vengono curate con il trapianto di midollo e di pelle (cioè metodi in uso da decenni), e nessuno è stato mai curato con le staminali embrionali, le prime vincono la partita ERGO: è inutile insistere con la ricerca sui poveri embrioni, dato che la superiorità delle staminali adulte è dimostrata.
Con lo stesso metodo possiamo sbizzarrirci pericolosamente. Provate così: finora la chemioterapia ha curato migliaia di pazienti, mentre le nuove terapie non hanno curato ancora nessuno ERGO: lasciamo perdere la ricerca sui nuovi farmaci. Oppure, in versione retrò, mettetevi nei panni dei vostri nonni e tornate indietro di qualche decennio: la penicillina ha salvato un sacco di persone, mentre i nuovi antibiotici (che ancora sono soltanto un cumulo di altre muffe in un frigo) non hanno curato nessuno ERGO: perché mai dobbiamo fare ricerca su nuovi antibiotici? La storia ci ha già risposto. Potete divertirvi ad applicare il ragionamento a tutto lo scibile umano e ne concluderete che la ricerca, in qualunque campo, è inutile. Non è fantastico?
Tutto da leggere anche il resto dell’articolo.

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