lunedì 5 giugno 2006

Fermati Piero, fermati adesso...

Le dichiarazioni di Piero Fassino fanno discutere, si legge oggi su molti giornali. Spaccature, polemiche e accuse.
Che cosa avrà mai detto Fassino (Fassino: «Prima il referendum, poi dialogo», Il Corriere della Sera, 4 giugno 2006)? Qui analizziamo le sue dichiarazioni sui temi a noi cari.

D.: Il dialogo deve riguardare anche le questioni etiche? La prima uscita del ministro per la Ricerca Mussi ha aperto polemiche anche all’interno della maggioranza.
R.: «Sgomberiamo il campo da un equivoco. Mussi non ha cambiato la normativa italiana. Più semplicemente, con una decisione di buon senso ha rimosso il veto italiano che impediva agli altri Paesi europei di condurre la ricerca sulle staminali. Sarebbe aberrante che l’Italia si arrogasse il diritto di decidere anche per altri Stati sovrani. Ciò premesso, le questioni etiche richiedono una sensibilità particolare. Viviamo in un’epoca in cui la vita e la morte non sono più affidate solo agli eventi della natura e del destino. Grazie alla scienza, alla ricerca, alla tecnologia, sulla vita e sulla morte ora l’uomo può incidere. Ciò rappresenta una enorme possibilità, per prolungare la vita, alleviare le sofferenze, cancellare malattie endemiche. Ma pone una questione etica, religiosa, culturale».
È aberrante che l’Italia si astenga dalla ricerca basandosi su un pregiudizio religioso: che gli embrioni siano sacri. Perché non dirlo a chiare lettere? Un pregiudizio religioso bello e buono.
Quale altro pregiudizio gode di questo privilegio? Un rispetto incondizionato, addirittura un posto in prima fila nelle questioni politiche. La questione che dovrebbe affrontare Fassino è quella politica (se poi ci vuole parlare delle sue credenze soggettive e della sua paura del buio patita fino ai dieci anni, va anche bene, ma con la premessa che è una questione personale). La religione non deve entrare nel dibattito politico proprio come non devono entrarci i nostri gusti alimentari o la nostra passione (o accidia) sportiva.
D.: Nella politica italiana e in particolare all’interno dell’Unione è emersa la questione della laicità.
R.: «Laicità per me significa affrontare temi così importanti con spirito aperto, di ricerca, di dialogo. Respingendo visioni integraliste, veti ideologici. Cercando una sintesi tra la libertà di scelta di ogni persona e la responsabilità che ogni persona ha nei confronti della società».
Vabbeh, ci possiamo stare. È una risposta che rasenta la vacuità concettuale, ma la prendiamo per buona.
D.: La legge sulla fecondazione assistita va cambiata?
R.: «La legge va rivisitata. È vero che c’è stato un referendum. Ma, a parte il fatto che non essendo stato raggiunto il quorum non è stato possibile conoscere l’effettiva volontà della maggioranza degli italiani, in ogni caso il referendum non ha risolto tutti gli interrogativi e i dubbi che la legge pone. Confrontiamoci con spirito libero tra maggioranza e opposizione, per vedere come migliorarla. Resto convinto che sulle questioni etiche sia meglio non creare spaccature e divisioni, che si debba ricercare il consenso più vasto possibile».
Vogliamoci bene, prendiamoci per mano e cantiamo in coro. Finché è una dichiarazione di intenti non ci irritiamo (con un certo sforzo da gentiluomini), ma davvero Fassino crede possibile accordarsi, tanto per fare un esempio, con Paola Binetti o Luca Volontè? Il consenso universale è un obiettivo sbagliato. Se le questioni etiche rimanessero soltanto una questione privata, allora si potrebbe discutere per ore, cercare un accordo, perseguire l’armonia, e così via. Ma se diventano una questione politica (come la legge 40 e il veto legale sulla ricerca scientifica) la storia cambia. Anche se tutti pensassero giusto vietare la FIV, ciò non sarebbe sufficiente per imporre il divieto legittimamente.
(Se fosse necessario un esempio per chiarire quanto sto dicendo, basti pensare che se tutti fossero d’accordo per ammettere il furto, questo consenso non sarebbe una base sufficiente per rendere il furto ammissibile. A questo proposito hanno cominciato a sgolarsi Constant, Tocqueville etc).
D.: Senza spaccature e divisioni oggi non avremmo divorzio e aborto.
R.: «Confrontarsi, dialogare, cercare larghe intese rappresenta una sollecitazione a trovare soluzioni, non un alibi per non decidere».
Mmm. Il candidato sembra essere andato fuori tema. D’accordo: cerchiamo larghe intese, ma se non si trovano? Che si fa? Come si decide?
Qualcuno avrà prima o poi il coraggio di sbattere la religione e l’irrazionalità fuori dall’agone politico, per relegarle alla sfera intima e privata?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fassino... "la pazienza ha un limite, Pazienza no"

Complimenti...