venerdì 9 giugno 2006

Corbellini sulla Commissione di bioetica

Da Notizie Radicali, una dichiarazione di Gilberto Corbellini, co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni («Commissione Amato anomalia in democrazia liberale», 7 giugno 2006):

È necessario che il Governo chiarisca la natura della Commissione di bioetica affidata alla guida del Ministro Amato. Si tratta, come qualcuno dice, di una sorta di commissione interna di garanzia e vigilanza che avrebbe solo lo scopo di prevenire episodi che potrebbero risultare sgraditi ai gendarmi che il cardinal Ruini ha piazzato in Parlamento per difendere la legge 40/2004, e impedire l’approvazione dei PACS e di una legge civile sul testamento biologico e l’eutanasia? Oppure, come alcuni sostengono, la commissione avrà il compito di promuovere il confronto tra le diversi posizioni e quindi istruire la politica del governo in materia di bioetica?
Entrambe le ipotesi sono allarmanti. Intanto perché esiste il Comitato Nazionale per la Bioetica che ha il mandato di promuovere un confronto, anche se purtroppo si è soprattutto prestato per fare da megafono alle posizioni vaticane. Proprio con le nuove nomine e magari attraverso una riforma che definisca meglio e in senso operativo, le funzioni del CNB il Governo Prodi ha un’occasione di discontinuità con il passato. Se invece si vuole una commissione governativa di bioetica per tranquillizzare il cardinal Ruini, e disinnescare la miccia della sfiducia contro Mussi, si tratterebbe ugualmente di un pessimo segnale. Sarebbe l’ennesima dimostrazione che l’Italia è diventato un Paese a sovranità limitata, dove cioè sulle materie che riguardano i diritti della persona è il Vaticano che stabilisce cosa è consentito fare e cosa no.
Il trasferimento di funzioni di confronto sulla bioetica a livello governativo sarebbe un’anomalia nel quadro di una democrazia liberale: non esiste al mondo un governo democratico che si assume il compito di istruire un dibattito sulle dimensioni etiche di qualsivoglia argomento, dato che non è questo un compito costituzionalmente affidato all’esecutivo. È vero che in Italia si sta perdendo il senso funzionale della laicità dello Stato, ma che dopo le «leggi etiche» ci tocchi di subire anche la formalizzazione del «governo etico» (seppure sotto forma di etica «concertata») sarebbe davvero troppo.

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