sabato 3 giugno 2006

La Dichiarazione Etica, ovvero contro il finanziamento europeo alla ricerca sulle staminali embrionali

Tutto ha avuto inizio da qui, dalla Dichiarazione Etica in cui sei Paesi della Unione europea si erano opposti con forza a eventuali finanziamenti comunitari di progetti di ricerca con le cellule staminali embrionali. Di fatto, il veto di questi sei Paesi ha impedito che i fondi Ue fossero destinati ai progetti di ricerca con le cellule staminali embrionali, anche in quei Paesi dove questa ricerca era ammessa.
E allora riportiamo per intero i due paragrafi (5 e 6) del verbale della 2694ª sessione del Consiglio dell’Unione europea (COMPETITIVITÀ) tenutasi a Bruxelles il 28 e 29 novembre 2005.

5. Dichiarazione del Lussemburgo

“Il Lussemburgo è del parere che il testo di compromesso elaborato dalla Presidenza per un orientamento generale parziale non tenga sufficientemente conto del potenziale terapeutico delle cellule staminali umane adulte e chiede, di conseguenza, che si assuma a livello comunitario l’impegno di rafforzare la ricerca sulle cellule staminali adulte per evitare di finanziare attività di ricerca sugli embrioni umani e sulle cellule staminali umane embrionali a titolo del settimo programma quadro di ricerca.
Il Lussemburgo non può inoltre condividere l’approccio della proposta della Commissione, che prevede che le decisioni relative al finanziamento di tali attività di ricerca siano prese a livello di comitato, nemmeno nel quadro di principi etici ben definiti.
Il Lussemburgo ritiene che, data l’importanza politica della materia, sia giustificato che il Consiglio e il Parlamento europeo partecipino appieno all’esame di tali questioni etiche nell’ambito della procedura di codecisione.
In tale contesto, l’Europa dovrebbe pienamente conformarsi al principio di sussidiarietà ed astenersi dal finanziare attività di ricerca inerenti a materie in relazione con principi etici fondamentali e convincimenti morali, che differiscono da uno Stato membro all’altro.
L’orientamento generale odierno è indicativo. Il Lussemburgo si riserva il diritto di ritornare sulla questione dei problemi etici all’atto della decisione formale sui programmi specifici del settimo programma quadro di ricerca, tenendo debitamente conto del parere del Parlamento europeo e dei lavori svolti nel frattempo”.

6. Dichiarazione di Austria, Germania, Italia, Malta, Polonia e Slovacchia

“L’Austria, la Germania, l’Italia, Malta, la Polonia e la Slovacchia accolgono con favore il settimo programma quadro di ricerca, in quanto strumento importante per rafforzare la base scientifica e tecnologica della Comunità e promuovere ulteriormente lo sviluppo della sua competitività in settori di rilievo.
Non possono tuttavia accettare che attività comportanti la distruzione di embrioni umani possano beneficiare di un finanziamento a titolo del settimo programma quadro di ricerca. Le suddette delegazioni invitano pertanto la Commissione ad abbandonare i progetti relativi all’ammissibilità al finanziamento di attività di ricerca che prevedano la distruzione di embrioni umani.
Le suddette delegazioni ritengono inoltre che l’approccio previsto dal settimo programma quadro di ricerca e dai programmi specifici non tenga sufficientemente conto del potenziale terapeutico delle cellule staminali umane adulte e chiedono, di conseguenza, che si assuma a livello comunitario l’impegno di rafforzare la ricerca sulle tali cellule.
In tale contesto, esse ritengono che si dovrebbe lasciare ai singoli Stati membri la facoltà di decidere se sostenere o meno le azioni di ricerca comportanti la distruzione di embrioni umani. L’Europa dovrebbe conformarsi appieno al principio di sussidiarietà ed astenersi dal finanziare progetti inerenti a materie riguardanti principi etici fondamentali, che differiscono da uno Stato membro all’altro.
Dette delegazioni si riservano il diritto di ritornare sul contenuto dell’articolo 6 e sulla questione dei problemi etici per fornire orientamenti particolareggiati in materia di principi bioetici, tenendo debitamente conto del parere del Parlamento europeo e dei lavori svolti nel frattempo sui programmi specifici”.

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