venerdì 23 giugno 2006

Prima i bambini

Sul Foglio di oggi è apparsa la traduzione di un articolo di un certo James L. Sherley («Ad Harvard il limite era la maturazione dell’embrione clonato, ora s’è deciso di oltrepassarlo», 23 giugno 2006, p. III), pubblicato in origine sul Boston GlobeCrossing line on cloning», 12 giugno 2006), che attacca la decisione di un comitato della Harvard University di dare il via libera alla ricerca sulla clonazione terapeutica:

Se le loro mani avessero sufficiente sensibilità, i membri del Review Board di Harvard potrebbero imparare a conoscere meglio che cosa sono gli embrioni umani: potrebbero sentire che anche il più piccolo di tali embrioni, esattamente come noi, è caldo al tatto, si muove e respira.
A queste affermazioni replica un lettore bene informato in una lettera al quotidiano americano («Science vs. theology in stem-cell debate», 15 giugno 2006). Poiché qualcosa mi dice che questo intervento non lo troveremo mai sul Foglio, ne traduco un brano qui di seguito:
James Sherley potrebbe meritare un 10 per il fervore della sua opposizione alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, ma un 4 in Biologia – cosa imperdonabile, per un biologo esperto in cellule staminali che lavora al MIT.
I tre esempi che fornisce di «semplici verità» sono delle bugie: 1) i più piccoli embrioni umani non sono caldi al tatto, ma – come un tavolo o una sedia – hanno la stessa temperatura dell’ambiente circostante; 2) non si muovono, fino a quando non raggiungono dimensioni molte migliaia di volte maggiori di quelle di questi embrioni più piccoli; 3) non «respirano proprio come noi», fino a quando non sono milioni di volte più grandi.
Nell’originale:
James Sherley may get an A for the fervor of his opposition to embryonic stem cell research, but he gets an F in biology, and given that he is a stem cell biologist at MIT, this is unjustifiable.
His three examples of “simple truth” are falsehoods: 1) The smallest human embryos are not warm to the touch, but, like a table or chair, take the temperature of their surrounding space; 2) they do not move as they grow until they are many thousand times larger than these smallest embryos, and 3) they do not “breathe just as surely as we do” until they are millions of times larger.
Verso la fine dell’articolo di Sherley, troviamo poi questa affermazione:
Un esempio ipotetico frequentemente citato dagli aspiranti clonatori di Harvard per sostenere la ricerca è questo: che cosa farebbe una persona se dovesse trovare un bambino in una clinica per la fertilizzazione in vitro? La loro posizione è che soltanto il bambino verrebbe salvato, mentre gli embrioni sarebbero lasciati perire. Tuttavia, questa posizione si fonda sui giudizi di persone male informate, come i membri del Review Board di Harvard. Persone meglio informate cercherebbero un modo per salvare sia il bambino sia gli embrioni.
Il testo è reso incomprensibile dal fatto che nella traduzione italiana è stato saltato un «burning»: la clinica dell’esempio sta bruciando. Ma non è che l’originale sia poi così limpido: nel piccolo esperimento mentale (che è ben noto anche oltre i cancelli di Harvard) si suppone che la persona sia costretta a scegliere tra un bambino e qualche centinaio o migliaio di embrioni. È un modo per far venire alla luce la fondamentale insincerità della posizione che un embrione sia in tutto e per tutto un essere umano: se qualcuno lo credesse veramente, dovrebbe scegliere senza esitazione gli embrioni, e abbandonare al suo destino il bambino. Che Sherley faccia finta di non aver capito, e scansi in modo tanto meschino la domanda, la dice lunga su ciò che pensa veramente e sulla sua onestà intellettuale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

anche un topo è "caldo al tatto, si muove e respira". credo che in pochi si asterrebbero dal liberarsene.