Un bel titolo sensazionalistico, vero? Solo che non è per niente esagerato: nell’ambito del progetto «Programmable Artificial Cell Evolution», la Commissione Europea ha assegnato mezzo milione di Euro a un’impresa, ProtoLife, fondata dagli americani Mark Bedau e Norman Packard, il cui scopo è precisamente quello di creare nuove forme di vita in laboratorio, a partire dalla materia inorganica (Joe Rojas-Burke, «Life in Venice», Reed Magazine, primavera 2006). Gli impieghi possibili non mancherebbero:
powerful new technologies will create programmable living microscopic entities that can perform any number of tasks: clearing artery-clogging plaque in patients prone to heart attack, digesting toxic pollutants that are lethal to natural forms of life, or splitting water molecules to make hydrogen fuel.Naturalmente, non mancherebbero neanche gli interrogativi etici: la rivista che ospita il servizio sulla ProtoLife ha chiesto un parere in proposito ad Art Caplan, un noto bioeticista americano («Should We or Shouldn’t We?»):
Might artificial life forms have rights, for instance, not to be used to remediate human-caused environmental problems, or not to be harmed or killed?Chissà cosa ne penserebbero quelli dell’intergruppo parlamentare cattolico «Persona e bene comune»; soprattutto se sapessero che la ProtoLife ha il suo quartier generale alla periferia di Venezia...
No single-cell entities can have rights. Rights require self-awareness and the possibility of some form of mental life. Creating life forms to help solve human problems is absolutely ethical and commendable, but safety, risk, and cost need to be taken very, very seriously in deciding who makes what, and when, and where it is used.
1 commento:
Una volta esistevano gli imprenditori veri, quelli che raccontavano cosa avevano fatto dopo averlo fatto.
Adesso gli imprenditori dilettanti, che fino a ieri hanno facevano il professore, hanno preso in prestito un metodo tipico del mondo accademico, di annunciare quello che si farà. Con la politica dell'annuncio si parla sempre al futuro, si farà, si studierà, etc...etc...
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