martedì 19 febbraio 2008

Claudio Magris, l’aborto e il diritto del concepito

Claudio Magris (Bobbio e laborto, Il Corriere della Sera, 19 febbraio 2008), dopo avere ricordato le parole di Norberto Bobbio sull’aborto, si (o ci) pone alcune domande. Che rischiano di apparire ingenue oppure del tutto fuori fuoco.

Perché, in un momento in cui si cerca non di toccare la legge 194 — cosa che dovrebbe tranquillizzare tutti, perché è essa che consente di abortire, dichiarando peraltro esplicitamente che l’interruzione della gravidanza non è un mezzo per il controllo delle nascite— bensì di creare una cultura consapevole della realtà dell’aborto, così pochi (tra i quali il Foglio) ricordano Norberto Bobbio e queste sue parole di assoluta chiarezza, molto più difficili da dire allora che non oggi? Forse perché dette in tono pacato, problematico, con l’animo di chi aborre le eccitazioni collettive e le scalmane di piazza, mentre oggi prevale chi le ama e se ne inebria, anche quando si rivolgono contro di lui, ed è felice solo nella ressa dello scontro, nel fumo della battaglia (peraltro poco pericolosa), che invece poco si addice alla ritrosia subalpina di gente come Bobbio o Einaudi?
Non so se Magris ha avuto qualche rassicurante soffiata dall’alto, ma temo che uno dei problemi principali sia proprio l’attacco, per ora indiretto, alla 194. Si comincia con il chiedere indagini, limitazioni, restrizioni, ad urlare “il concepito ha diritto alla vita” e l’esito appare abbastanza limpido (in un panorama in cui le inferenze abbiano un qualche senso; è così?). Come fa Magris a sostenere candidamente che “non si cerca di toccare la legge 194”? Come può citare Il Foglio come se fosse un giornale e non un bollettino di quartiere? Il tono pacato è sconosciuto a Il Foglio insieme ad altre varie caratteristiche.
Le discussioni di oggi sono altamente meritorie, perché aiutano, contro ogni pigrizia e viltà mentale, a guardare in faccia cos’è l’aborto. Visto che nessuno vuole toccare la legge 194, nessuno dovrebbe protestare contro queste discussioni, a meno che non sia un entusiasta dell’aborto. Visto che nessuno vuol toccare la legge 194, non ha senso presentare una lista elettorale che si proponga di andare al Parlamento solo per non fare leggi; per creare e diffondere una cultura dei diritti di ogni individuo, in tutte le fasi della sua vita, il luogo non è il Parlamento, bensì la società, il dibattito, l’agorà.
E ci risiamo: “visto che nessuno vuole toccare la 194”. Discussioni meritorie? Mi chiedo se Magris le abbia ascoltate queste discussioni infarcite di luoghi comuni e inesattezze, di disonesti sillogismi e di rimproveri alla cultura relativista e laicista.
E poi bisognerà prendere una decisione: se il concepito ha il diritto alla vita, qualcuno ha il dovere di proteggerlo (anche dalla madre che non lo vuole). Come se ne esce? Oppure andiamo ad ingrossare il muretto di ipocrisia? Affermiamo il diritto alla vita del concepito fuori dal Parlamento; e poi?
E’ ciò che sta giustamente accadendo, e non solo per le iniziative di Giuliano Ferrara ma anche e già prima con alcune interessantissime e innovatrici riflessioni di intellettuali e scrittrici femministe — ad esempio Alessandra Di Pietro, Paola Tavella, Anna Bravo o Maria Carminati — le quali, senza rinnegare alcuna loro battaglia, affrontano in modo libero e originale i valori della maternità e della vita. Anche in merito a ciò che spetta al dibattito pubblico e a ciò che spetta al Parlamento, la chiarezza di un Bobbio, con la sua straordinaria arte di distinguere le cose e gli ambiti, sarebbe preziosa ma non è forse gradita. Oppure non si ricordano quelle parole di Bobbio in difesa del concepito perché dà fastidio che sia stato un non-praticante, estraneo o quanto meno esterno alla Chiesa cattolica, a pronunciarle?
Interessanti e innovatrice riflessioni? Bene, getto la spugna, rinuncio, mi tappo la bocca (parlo di Di Pietro e Tavella, sulle altre due non posso esprimermi per mancanza di conoscenza). Ciò che dà fastidio è la banalizzazione superficiale e miope di quanto sta accadendo. Una lite da cortile per accaparrarsi un pezzo di potere. Siamo onesti: qualcuno pensa che a Ferrara freghi davvero degli embrioni? Ma per favore.
(Citare Bobbio in questo modo è un classico degli argomenti per autorità: ci siamo stufati anche di questo, a dirla tutta).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Meno male che Di Pietro e Tavella affrontano la questione in maniera originale: mi sbaglio, o sono quelle per vietare tutto ciò che non sia concepimento, gravidanza e tutto all'antica, paventando le 'tecnogravidanze' come delitti mostruosi? E a parte le due, credo che banalizzare l'attacco alla 194 derubricandolo a 'discussione' sia semplicemente un escamotage per non infuocare troppo il fronte per la libertà di coscienza. Ma se non vogliono cambiare la 194 perché si discute? Ma dai...
Non mi pare si stiano sprecando, per esempio, molte energie per esempio sul tema contraccezione.

Non conosco il caso di Bobbio, ma lo stesso ferrara ha citato Pasolini, per il suo articolo 'io sono contro l'aborto': un pessimo trucchetto che fa affidamento sulla solita mancanza di memoria storica del nostro sciagurato paese. L'elefantino si è infatti 'dimenticato' di contestualizzare e complerare l'uscita di Pasolini, che in seguito a quell'articolo ebbe a lagnarsi del titolista che aveva semplificato eccessivamente la sua posizione. Ma soprattutto l'aspirante ministro (perché di questo, purtroppo, si tratta: ferrara ha solo trovato il modo per entrare in parlamento, altro che morale, altro che vita: a me pare di scorgere solo interesse personale) si è dimenticato di sottolineare che in quell'articolo a Pasolini interessava parlare dell'amore immorale, dell'amore omosessuale, che tutti dimenticavano e ignoravano anche in tempi di liberazione sessuale, che, da omosessuale, il poeta vedeva a senso unico, come liberazione dell'amore 'normale', quello etero. E ferrara si è anche dimenticato di citare il passaggio, forse in un successivo articolo, in cui pasolini parlava di aborto in termini di 'igiene' ambientale in riferimento all'eccessiva crescita dell'umanità sul pianeta terra.

Ma scusate, mi sorge un dubbio. Portando alle estreme conseguenze i ragionamenti sui diritti dell'embrione, se una donna incinta abortisce spontaneamente, magari a causa dello stress. Oppure se ha la cattiva idea di salire si uno squassatissimo autobus dell'atac e l'eccesso di sobbalzi le causa un aborto, in questi casi si dovrebbe accusare la donna di omicidio colposo, no?

Chiara Lalli ha detto...

Anonimo,
nulla da aggiungere.
Solo un'amara considerazione: l'omicidio colposo più che estrema conseguenza sarebbe una coerente conseguenza della premessa (attribuzione di diritti a partire dal concepimento).

paolo de gregorio ha detto...

Concordo Chiara, è insopportabile l'argomento per autorità, anche io vado su tutte le furie. Inoltre si parla e scrive come se oggi non esistessero persone con sufficiente dignità intellettuale. Chi era Bobbio, un dio?

Vorrei sapere per esempio cosa c'è di problematico nei discorsi molto chiari e garbati di Rodotà. E poi se si volesse veramente parlare civilmente di legge 194 e aborto bisognerebbe prima di tutto prendersela con Ferrara se questo non accade, condannarne la violenza del suo linguaggio (è intellettualmente onesto invocare Bobbio e poi chiedere di mettersi attorno a un tavolo con uno che parla di genocidio e assassini?). Poi, dopo che l'approccio di Ferrara è stato fermamente condannato, ne riparliamo. Mi sembra assurdo che Magris in qualche modo se la prenda con l'altra parte dello schieramento. Vorrei sapere se secondo Magris i toni e i ragionamenti di Ferrara sono gli steessi di un Bobbio. Manco a dirlo poi, come ti puoi sbagliare: gli editoriali e i corsivi sull'aborto chi è a scriverli sempre? Uomini.

Ormai da qualche tempo sempre più ho l'impressione che la propaganda celricale, quella che "a ripetere mille volte la stessa cosa diventa vera", stia veramente attecchendo col Corriere.