Walter Veltroni («Il prefetto Serra nelle liste del Pd», Il Corriere della Sera, 26 febbraio 2008):
L’idea che cattolici e laici non possano convivere in uno stesso partito è una idea che ci porta all’assetto non di un Paese moderno. Saremmo l’unico Paese europeo con un partito laico e uno cattolico.Ed Enzo Carra (con lui Luigi Bobba e Paola Binetti):
[...] lo spirito con cui mercoledì Veltroni andrà all’incontro con i cattolici «non è quello di una compensazione» ma piuttosto sostenere che «si possono far convivere anime laiche e cattoliche in un partito grande come il Pd».
Veltroni è stato rassicurante. Questo incontro è stato un passo avanti.La possibilità di convivenza tra “anime” diverse affonda le radici proprio nella laicità. Sembra privo di senso affermare (con tanta enfasi e come se rappresentasse una conquista) che laici e cattolici possano convivere senza specificare le condizioni. Perché se la condizione è la media (il tanto invocato compromesso) più o meno matematica c’è da preoccuparsi. Non soltanto per le scarse competenze scientifiche dei nostri politici, ma soprattutto per il peso di quei valori indiscutibili (altrimenti chiamati Verità, radici cristiane, valori non negoziabili e così via). Quale convivenza e discussioni possono avere luogo se una delle parti si presenta con un dogma che non entra nel ring?
[per Veltroni] la novità rappresentata dal Pd è anche quella di conciliare punti di vista diversi, come quelli di laici e cattolici, dando a tutti la possibilità di esprimersi» e dunque la presenza dei Radicali nel gruppo parlamentare non sarà un problema perché anche nel Pd ci sono «anime laiche e molto laiche».
Una questione importante è che cosa vuole essere il PD: un partito politico o un organo di discussione? Se aspira ad essere un partito politico dovrebbe tenere a mente che lo Stato italiano è (ancora) uno Stato laico – che significa che tutti possono avere idee o motivi di coscienza. Significa anche, però, che ci sono alcune banali regole da rispettare: non si può invocare lo spirito santo in un dibattito parlamentare o discutere tra veti e scandali confessionali, pronti a inchinarsi davanti a Ruini o considerare lesa maestà trattare la Chiesa come tutti gli altri (a cominciare dall’ICI). O meglio: si può anche, ma a condizione di dismettere il nome di partito politico dello Stato Italia (si può provare con lo Stato del Vaticano).
Perché poi rimuovere che esistono altre confessioni in Italia? Perché esasperare il solco tra laici e cattolici? Passi per Pierferdinando Casini; ma tali distrazioni sono segno di incuranza e di distrazione.
Infine: non sempre essere gli unici (in Europa o nel mondo) è un buon segno.
ps: se fosse necessario spiegare cosa sia la laicità rimando qui (definizione sintetica e efficace).
pps: la storia della castrazione chimica per i pedofili spero sia frutto di una incomprensione tra Uolter e organi di stampa.
5 commenti:
Sembra che il caro Uolter stia confondendo il significato del termine laico con un'altro termine, questo si in contrapposizione con con i cattolici, l’ateo.
Un partito deve, in uno stato laico, essere laico proprio per poter ospitare al suo interno persone con credo diversi “ma anche senza”.
Stavo cercando di farmi venire in mente una metafora che equivalga all'affermazione che laici e cattolici possono convivere in un partito politico di un Stato laico. Me ne è venuta una, speravo in meglio ma mi fermo qui: è come dire che la ricetta di un dolce può convivere con uno dei suoi ingredienti: tipo, con lo zucchero.
sulla castrazione, sì, credo che Veltroni sia un po' più furbo di Fini.
Forse, arrivati a questo punto, si dovrebbero usare i termini corretti.
Garzanti recita:
Laico: agg. [pl. m. -ci]
1 che non appartiene al clero: un predicatore laico | che non ha ricevuto gli ordini sacerdotali: frate laico
2 che si ispira a concezioni di autonomia rispetto all'autorità ecclesiastica; che s'informa ai caratteri del laicismo: stato laico; idee, tendenze laiche; cultura, scuola laica | partiti laici, che non si ispirano a una fede religiosa
3 (estens.) che non segue rigidamente una ideologia: un pensatore laico
4 nell'uso giornalistico, che non appartiene a una data istituzione: i componenti laici del consiglio superiore della magistratura, quelli nominati dal parlamento e non dai giudici
¶ s. m.
1 [f. -a] chi non appartiene al clero
2 frate laico
§ laicamente avv.
Da notare soprattutto il significato al punto 2.
Uno dei contrari di Laico è, sempre secondo Garzanti:
Clericale: agg.
1 del clero, ecclesiastico: abito, stato clericale; privilegi clericali
2 che sostiene il clero e i suoi diritti: partito clericale
¶ s. m. e f. chi sostiene o è favorevole al clericalismo
§ clericalmente avv. da clericale.
Da cui deriva anche Clericalismo la cui definizione data da Garzanti recita:
Clericalismo: s. m. in politica, atteggiamento, tendenza, movimento che sostiene o è favorevole al potere politico del clero e della chiesa.
Che è l'atteggiamento dominante della politica italiana. Quindi, perché non chiamare le cose con il loro nome senza usare gli artifici linguistici (tra l'altro scorretti)?
Sono ANNI che mi sento una sorta di dizionario per i poveracci che non hanno la forza di alzarsi a prenderlo nello scaffale... dare alle parole un significato che non hanno, strumentale, signifca cambiare la realtà che quelle paroel definiscono.
Magia del pensiero simbolico, delal concettualizzazione.
Che pare la propaganda sappia sfruttare ottimamente.
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