domenica 27 gennaio 2008

Il sillogismo della domenica

Capita di ascoltarlo di frequente (l’ultima volta compare in un commento al post Indovinello) e dice così:

1. Gli esseri umani hanno diritto alla vita;
2. l’embrione (anche se talassemico) è un essere umano;
3. quindi, l’embrione (anche se talassemico) ha diritto alla vita.
Formalmente la transitività procede più o meno nel seguente modo: se A si predica di ogni B, e se B si predica di ogni C, è necessario che A venga predicato di ogni C. Premessa maggiore; premessa minore; conclusione.
Affinché la conclusione sia vera le due premesse devono essere vere (se si vuole, come nel caso suddetto, inferire una verità indiscutibile e non accidentale, qualche volta sì e qualche volta no: ovvero che l’embrione ha diritto alla vita).
Se una premessa è falsa la conclusione è traballante: se la conclusione fosse accidentalmente vera non lo sarebbe per merito del sillogismo, insomma.
Ora nel sillogismo suddetto emergono diversi problemi: ambiguità dei termini; inferenze sbavate; una circolarità argomentativa (che tutti gli esseri umani - intesi come organismi appartenenti alla specie homo sapiens - godano del diritto alla vita è da dimostrare: non voglio riferirmi al solito straziante esempio di chi è in morte cerebrale, ma suggerisco di riflettere anche sulla pena di morte o sulla legittima difesa. Serve soffermarsi qualche minuto in più sulla premessa maggiore).
Ma invece viene presentato, il sillogismo suddetto, come conclusivo, schiacciante nella sua affermazione, apodittico e incontrovertibile. Orgogliosamente definitivo: l’embrione ha diritto alla vita.
Io mi chiedo: se un cuoco non sa distinguere tra il sale e lo zucchero, gli affidereste il vostro pranzo di nozze? (Si badi, può anche essere che il risultato sarà grandioso, eh!).

ps
Si ignora che la conclusione (l’embrione ha diritto alla vita) non basterebbe (usata come premessa) per condannare e impedire l’interruzione di gravidanza (nemmeno la diagnosi genetica di preimpianto, che in genere è condannata in quanto passo precedente di una interruzione di gravidanza). Non so quante volte lo abbia citato, ma pazientemente rimando per l’ennesima volta a Judith Jarvis Thomson, A defense of Abortion, “Philosophy & Public Affairs”, vol. 1, no. 1, Fall 1971. Ho messo pure la sua foto, magari facilita il processo di memorizzazione).

50 commenti:

Pat pat ha detto...

Anche perchè rispetto alla legge 40, che impedisce di fatto l'analisi preimpianto scatta successivamente la 194 che permette l'aborto in caso di malformazione del feto, quindi si è trattato si uno sbadato tentativo di ridurre la legge 194 a giullare della 40.
Si è trattato di una scorciatoia che gli antiabortisti hanno cercato di intraprendere, l'aborto gode comunque del consenso della maggior parte del popolo ancora.

Unknown ha detto...

Si potrebbe anche sollevare qualche obiezione sulla premessa minore, che l'embrione sia un essere umano. Gli antiabortisti stanno erodendo la legge (vedi Formigoni) anche concedendo lo status di essere umano ad embrioni via via più "giovani", fino ad arrivare all'unione tra uovo e spermatozoo, credo. A questo punto NIENTE è permesso, e si vieta anche l contraccezione. Mi sembra Snoopy che chiedeva a Charlie Brown la pappa mezz'ora prima ogni giorno. Fino a guadagnare, dopo alcuni mesi, una pappa intera.

Anonimo ha detto...

Quale onore! Ho semplicemente scopiazzato un sillogismo di Regalzi, con una semplice coloritura di tipo disgenetico, e mi ritrovo protagonista di un post!
Io non sono una filosofa come Chiara e mi sono fidata della capacità di Regalzi di fare sillogismi validi... e invece scopro che era sbagliato come impostazione logica. E io che avevo capito che era la premessa maggiore a non essere corretta! Invece ora scopro che tutto il discorso cadeva dall'aspetto logico. E sì che Regalzi è stato giorni a disquisire su un sillogismo con ambiguità di termini e circolarità argomentative. Poveraccio ci sarà rimasto peggio di me...

Rispondo con una semplice citazione, dando per scontata la definizione scientifica che l'embrione umano sia -ovviamente un ESSERE (in quanto vivente) UMANO (in quanto umano ovvero homo sapiens sapiens -due volte, Chiara, non una!):

"DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO

Preambolo

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a TUTTI I MEMBRI DELLA FAMIGLIA UMANA e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo"

Se ci sono ESSERI UMANI che si possono privare del diritto alla vita (il primo diritto fondamentale da cui discendono gli altri) qualunque essere umano non conforme alla maggioranza è a rischio di essere, prima o poi, discriminabile.

Giuseppe Regalzi ha detto...

"Sillogismo di Regalzi"?? Annarosa, cos'hai bevuto a pranzo? Il mio post è qui; penso che chiunque sia capace di leggere capirebbe all'istante che sto presentando il sillogismo di un altro e che sto spiegando perché è sbagliato.

Unknown ha detto...

x Annarosa.
Homo sapiens. Stop. Punto. Il terzo termine (sapiens) in tassonomia indica una sottospecie. E visto che non ci sono altre sottospecie della specie uomo (e che la variabilità genetica è infima) è assolutamente inutile. E poi si scrive con la maiuscola per Homo, minuscola per sapiens. Se si tira in ballo la scienza, sarebbe il caso di conoscerla.

marina ha detto...

Secondo voi quanto tempo passerà prima che il probabilissimo nuovo governo berlusconi metta una mano pesante sulla 194?
ciaomarina

Anonimo ha detto...

x Regalzi

Certo che dici che è sbagliato ma non in quanto alla premessa minore (mi pare si dica così la seconda) e cioè che l'embrione (e ovviamente anche quello malato) sia un essere umano ma che GLI ESSERI UMANI HANNO DIRITTO ALLA VITA. E tutta la discussione successiva è stata su quale sia la categoria di esseri umani che ne abbiano diritto: quelli con l'autocoscienza, secondo te.

E su questo punto che cade tutta la dichiarazione dei diritti UMANI: se cominciamo a classificare gli esseri umani in varie sottocategorie (scegliendo un criterio CONVENZIONALE come quello dell'autocoscienza) qualsiasi classificazione è per LOGICA possibile. E accettabile-

Giuseppe Regalzi ha detto...

Perfetto. E dov'è che Chiara ha detto che è invece la premessa minore a essere sbagliata?

paolo de gregorio ha detto...

@ Annarosa

"'embrione umano sia -ovviamente un ESSERE (in quanto vivente) UMANO (in quanto umano ovvero homo sapiens sapiens -due volte, Chiara, non una!)"

Una cellula della pelle è, ovviamente, un ESSERE (in quanto vivente) UMANO (di uomo).
AAAhh, se fosse veramente così facile sbarazzarsi della ragione aggrappandossi alle ambiguità del linguaggio...

Anonimo ha detto...

Io direi che nelle normative civili e penali esistono prima di tutto gradazioni di diritto. Nel caso in cui ci siano conflitti tra diritti sorge l'ineludibile necessità di stabilire delle priorità. L'esempio classico (ma non certo l'unico) è la legittima difesa: il diritto alla vita dell'aggressore, pur essendo sacrosanto come quello di ogni persona (nb: ho detto persona), è considerato dal codice penale meno prioritario di quello dell'aggredito.

La nozione di "essere umano", inoltre, è secondo me evidentemente inadeguata (o perlomeno incompleta) alla discussione in oggetto. Un uomo senza più corteccia cerebrale (ad esempio in seguito ad un incidente), anche se tenuto in vita artificialmente, è sicuramente definibile "essere umano", meno sicuramente "persona".
Ma soprattutto: i suoi diritti (che ci sono comunque) sono meno prioritari, ad esempio, rispetto a quelli di una persona cardiopatica che puo' salvarsi solo facendosi trapiantare il cuore della prima persona.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Marina, se ci riesco domani dedico un post alla tua domanda.

Anonimo ha detto...

a paolo de gregorio

La solita sciocca battuta: le cellule umane ovviamente non sono esseri umani.

a regalzi

Allora, se non sono sbagliate nessuna delle due premesse, la conclusione è giusta.

Giuseppe Regalzi ha detto...

O santa pace! È la premessa maggiore che è sbagliata! L'ho detto io, lo dice Chiara ("che tutti gli esseri umani - intesi come organismi appartenenti alla specie homo sapiens - godano del diritto alla vita è da dimostrare"), lo dicono tutti quelli che hanno ragionato correttamente sulla questione.

Anonimo ha detto...

O Santissima pace!! Appunto!!

Se non è vero che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita QUALSIASI criterio ha lo stesso valore di quello che usi tu!

Perchè l'idea che le donne siano inferiori agli uomini non può essere un criterio altrettanto valido per chi lo ritiene tale? O il colore della pelle? O il quoziente intellettivo?
Sono tutti criteri OPINABILI come quello dell'autocoscienza.

Ritenere che TUTTI I MEMBRI DELLA FAMIGLIA UMANA è la base della dichiarazione universale dei diritti umani: cominciare (anzi ricominciare o continuare) a fare dei "distinguo" è la porta della barbarie.

Anonimo ha detto...

correggo la frase precedente

Ritenere che TUTTI I MEMBRI DELLA FAMIGLIA UMANA abbiano (almeno) diritto alla vita è la base della dichiarazione universale dei diritti umani: cominciare (anzi ricominciare o continuare) a fare dei "distinguo" è la porta della barbarie.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, non mi va di ricominciare per l'ennesima volta una discussione che non porta mai a nulla. Ma rispondi solo a questa domanda: perché il diritto alla vita spetta solo agli esseri umani e non anche agli animali (o perlomeno non a tutti gli animali in modo uguale)? Qual è la differenza che determina questa disparità di trattamento?

Anonimo ha detto...

Prima di rispondere ti chiedo io una cosa: quale specie animale, oltre alla nostra, si pone questa domanda e tenta di dare una risposta?

Nessuna. E questo fatto è la risposta alla tua domanda.

Anonimo ha detto...

Quindi se io non mi ponessi questa domanda non avrei diritto alla vita?

E se a porsela fosse un solo uomo, in mezzo al deserto, questo salverebbe automaticamente tutta la specie? Perché?

(...Ah Annarosa, ma che dici?!)

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, fammi capire: stai dicendo che posso ammazzare impunemente chiunque non si chiede se può ammazzare impunemente gli appartenenti alle specie diverse dalla sua?

Anonimo ha detto...

(Scusa Giuseppe, devo averti preceduto di un secondo!)

Giuseppe Regalzi ha detto...

Figurati! (Ma chi sei?)

Anonimo ha detto...

Non fatemi dire cose che non ho detto: quello che affermo è che "la specie umana" si pone questa domanda. E chi fa parte della specie è "investito" di umanità sia che si ponga quste domande che non lo faccia lui come singolo.(Ovviamente conosco un sacco di persone che non si domandano proprio niente!..)

Non credo che altri animali si pongano la domanda se possono o meno ammazzare chi gli comodi... Un leone quando sceglie la gazzella "decide" qualcosa o segue il suo istinto? Ha qualche scrupolo a uccidere i cuccioli di una leonessa per accoppiarsi? Si domanda se è più pietoso uccidere la zebra ammalata rispetto al cucciolo? Si turba davanti ai rantoli della sua preda o le divora le viscere finchè è viva?
E c'è qualche antilope che si scandalizza della sua "crudeltà"?

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, la mia domanda iniziale era: perché il diritto alla vita spetta solo agli esseri umani e non anche agli animali? Non era "perché gli animali non concedono agli altri animali il diritto alla vita?", ma "perché noi non lo concediamo a loro?".

Anonimo ha detto...

p.s. per "questa domanda" intendevo dire "questo tipo di domanda" overo "una domanda come questa". Chiedo scusa se non ho riletto prima la formulazione del mio commento.

Anonimo ha detto...

Rispondo all'ultimo commento di Regalzi che si è "incrociato" con il mio p.s.

Tutti gli animali si cibano. Alcuni anche (o solo) di altri animali. Anche gli uomini fanno altrettanto essendo onnivori, mi sembra ovvio. Noi uccidiamo alcuni animali per mangiarli, altri per produrre indumenti, altri per divertimento (anche se io questo non lo trovo giusto).
Il diritto alla vita degli animali io lo vedo in quest'ottica.

La differenza con gli animali non è l'uccidere o meno (i bachi da seta non sono "migliori" dei leoni perchè mangiano foglie di gelso e non uccidono gazzelle) ma il porsi delle domande metafisiche, fare arte, essere capaci di scelte altruistiche. Scrivere blog e avere idee diverse, anche!

paolo de gregorio ha detto...

@ Annarosa

Non voglio dilungarmi troppo, perché si sta parlando dell'altra premssa, ma la mia non era affatto una battuta, e il fatto che tu la ritenga tale dimostra il tuo sottrarti arbitrariamente ad argomentazioni dopo aver lanciato il sasso. Dici "le cellule umane ovviamente non sono esseri umani" eppure nel tuo "ovviamente" c'è tutta la dimostrazione del fatto che le tue argomentazioni siano postulati (presupponi di tua arbitraria iniziativa di aver ragione e che l'interlocutori abbia torto).

In precedenza non avevi sostenuto che l'embrione è "ovviamente" un essere umano ma hai creduto di "dimostrarlo" dicendo che è un essere (ha vita) ed è umano. Come la cellula, punto, e non è una battuta se non lo era la tua precedente. Ergo, non hai dimostrato un bel nulla, hai solo messo in fila un gruppo di parole l'una appresso all'altra.


Se la mia è una battuta (la cellula è un essere umano perché è viva ed è umana) allora è una battuta anche la tua (che l'embrione è un essere umano perché è vivo ed è umano). Quindi sei stata tu ad iniziare a fare battute invece di ragionare.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa: "La differenza con gli animali ... è ... il porsi delle domande metafisiche, fare arte, essere capaci di scelte altruistiche. Scrivere blog e avere idee diverse". Ok. Quindi questa differenza ci autorizza ad uccidere (in certe circostanze) gli animali, giusto? Ma perché questa differenza non sarebbe arbitraria mentre la differenza di autocoscienza che invoco io invece lo è? E non trovi che la differenza con gli animali di cui parli tu sia una differenza di intelligenza, quindi abbastanza vicina a quella di cui parlo io?

Anonimo ha detto...

per paolo de gregorio

Se non era una battuta allora cerchiamo di dare alcune definizioni da vocabolario base:

"individuo" = ogni singolo essere organico, specialmente animale, preso come singolo rispetto alla specie (da "sapere.it")

"cellula" = l'unità fondamentale di ogni organismo animale e vegetale (da "sapere.it")

"embrione" = la prima forma di vita di un organismo animalela (da "sapere.it")

La differenza ora mi sembra chiara.

Anonimo ha detto...

regalzi

Non è la nostra "superiorità" (dovuta all'intelligenza o a altro) a darci il diritto di uccidere gli animali: è il nostro diritto a vivere, lo stesso che autorizza il leone.
Il problema che io sottolineo è la differenza che tu fai tra individui umani. E' qui che non sono per niente d'accordo. Possiamo discutere se è più grave obbligare una scimmia a esibirsi in un circo o schiacciare una zanzara. Ma se non riconosciamo che tutti gli appartenti alla nostra specie hanno gli stessi diritti mi dici che significato ha la dichiarazione UNIVERSALE dei diritti UMANI?
O siamo TUTTI uguali o NON LO SIAMO.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, se il diritto di uccidere gli animali ci viene dal "nostro diritto a vivere, lo stesso che autorizza il leone", questo vuol dire che se io e te ci ritroviamo su un'isola deserta, dove non crescono che verdure, io ti posso mangiare?

Anonimo ha detto...

No, perchè siamo uomini e ci poniamo la domanda di cos'è bene e cosa non lo è.

E tu dimmi, se uno ti dicesse che secondo lui è giusto discriminare le donne perchè hanno il cervello più piccolo di quello degli uomini e quindi sono inferiori sei sicuro di avere dei validi argomenti per smentirlo?
O che è giusto impiccare un violentatore di bambini perchè si è macchiato di un'efferratezza che si lo ha messo a livello delle belve?

Anonimo ha detto...

Vorrei sottolineare che quando si dice che l'uomo è onnivoro non si deve intendere che l'uomo deve mangiare tutto, ma che l'uomo può mangiare tutto, e a seconda delle condizioni in cui si trova ha perciò una responsabilità morale relativamente alle sue scelte alimentari.

Se io sono nelle condizioni di poter scegliere liberamente tra lo sfamarmi uccidendo e mangiando un animale e lo sfamarmi in modo equivalente mangiando prodotti non animali, sono moralmente responsabile della mia scelta, attraverso la quale ho causato sofferenza ad un essere senziente, e non posso ripararmi dietro al troppo comodo "dovevo pur mangiare, altrimenti sarei morto!".

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, stiamo girando in tondo. Perché con te mi devo porre la domanda di cosa è bene e cosa è male, e non mangiarti, mentre invece con la mucca la stessa domanda non me la pongo, oppure me la pongo ma la risposta è diversa? Che differenza c'è tra te e una mucca?

paolo de gregorio ha detto...

@ Giuseppe e Chiara

Riguardo la premessa maggiore, ho letto parte di quel capitolo e ho le mie difficoltà. I paragoni sono utili per aprire un dibattitto, e su questo sono d'accordo: che la validità della premessa sia di per sé una questione non così ovvia (la premessa resta valida ma la domanda è: fino a dove può spingersi questo diritto, ad ogni costo o può avere delle limitazioni?).

Ma la "slippery slope" sarebbe anche quella di prendere le metafore alla lettera come prove o dimostrazioni, che è quello che poi si ascrive di sbagliato all'altra parte e che non credo che si possa fare propria come tattica.

Per ogni paragone se ne può trovare uno più calzante ancora. Il probelma del valore della vita di un feto è complesso proprio perché è un caso unico. Prendiamo allora il caso del violinista del quale ci si ritrova il sistema circolatorio attaccato a sé. Bene. Dobbiamo però a quel punto anche proporre che ognuno di noi, ad un certo punto della propria vita, è stato attaccato ad un'altra persona (donna, ndr) che ha accettato la cosa e ci ha fatti sopravvivere (e magari noi stessi eravamo in stato di incoscienza). A quel punto la questione, pur complessa, non riguarderebbe solo il caso dell'esempio nudo e crudo del violinista, ma di guardare all'ipotesi che quell'operazione sia un passaggio obbligato di ciascuna persona che voglia vivere (per questo motivo diffido in parte dei paragoni, se non altro come argomenti definitivi, perché è inevitabile che escludano le particolarità dei vari casi).

Cioè, ciascuno di noi è stato quel violinista, compresa la persona che ora si trova in quella posizione stavolta passiva: è il ciclo obbligato della vita. Il problema poi diventa il discrimiine tra uomo e donna, che è come la natura è fatta. E allora ad alcuni individui mai verrà attaccato un violinista. In tal senso penso che comunque solo le donnne avrebbero diritto di dire la loro...

Anonimo ha detto...

A me sembra che la questione non è la differenza tra me e la mucca (ringrazio per il paragone ;) ..) ma quella tra esseri umani.
Che, come dice Norell, possono anche decidere di rinunciare a mangiare la mucca perchè non vogliono privarla del diritto alla vita (domanda che non si pone il leone).

Chiudo la serata con una domanda. E poi, se riesco, a domani..

La definizione UNIVERSALE della Dich. dei Diritti Umani cosa significa?

"Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione"

Per "altra condizione" non vedo come tu non possa far rientrare lo stato embrionale, fetale, incosciente, talassemico, ecc.

Buona notte.

paolo de gregorio ha detto...

P.S.: per Annarosa

Io non mi trovo tutte le volte al 100% con gli autori di questo blog, ma non posso che constatare che il tuo modo di discutere trabordi spesso nell'ostruzionismo, il che non giova affatto alla tua causa e alla tua immagine. Un esempio: mi hai portato le definizioni di Sapere.it, eppure non vedo la definizione "embrione: essere umano" (non che se ci fosse stata sarebbe stata una prova, peraltro). Non posso che copiare un'altra volta la tua presupposta "dimostrazione" e mettere a nudo il tuo atteggiamento distruttivo di ogni discusssione argomentativa:

"dando per scontata la definizione scientifica che l'embrione umano sia -ovviamente un ESSERE (in quanto vivente) UMANO"

Se era un'assunzione ipotetica per passare all'altra argomentazione avrei tolto quell'ovviamente. In tali casi si dice: "supponendo che avessimo dimostrato la validità di tale premessa che al momento accantoniamo, cioè che l'embrione è un essere umano ...".

"Scientificamente", visto che ti piace questa parola di cui probabilmente ignori per una parte il significato, beh "scientificamente" una cellula è, stante la TUA definizione (NON la mia), un essere umano (ovviamente, peraltro).

Anonimo ha detto...

per p. de gregorio

Non sarò brava a dare definizioni, userò malamente i termini "ovviamente" e "scientifico" ma la tua obiezione è davvero sconcertante!

Scusa ma un embrione umano che altro può essere se non umano?

Ovviamente (scusa) ma la definizione di embrione riguardava tutti gli esseri viventi e l'aggettivo "umano" è un semplice attributo. Ovviamente (ri-scusa) l'embrione di gatto lo chiamerei "embrione felino" e continuerei a vedere la differenza con una cellula (di gatto).

e adesso vado davvero a nanna..

paolo de gregorio ha detto...

Annarosa

Precisazione dovuta visto l'ultimo tuo commento: guarda che non ho nessuna obiezione a che si chiami un embrione umano un embrione umano...

Grazie dell'assist comunque: visto che vedi la differenza tra l'embrione felino e la cellula di gatto, mi chiedo se la vedi tra embrione di gatto e cucciolo di gatto. Oppure per un uovo di gallina: deduco che ammazzeresti con una martellata in testa un pulcino con la stessa facilità e leggerezza con cui rompi un uovo nella padella... (sono entrambi "esseri aviari").

Giuseppe Regalzi ha detto...

Paolo: certo che tutti siamo stati attaccati come il violinista a una donna. Ma quella donna aveva voluto così, o comunque non ha avuto nulla da ridire su quella situazione. La Thomson non dice mica che le donne devono sempre abortire!

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa, com'era prevedibile non hai risposto alla mia domanda. E vabbe'. Sulla Dichiarazione dei Diritti (che non è comunque la fonte della moralità): il primo articolo dice "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti". "Nascono", non "sono concepiti".

Anonimo ha detto...

Annarosa, questo tuo specismo non ha senso. Già non si capisce perchè l'avere vezzi metafisici dovrebbe dare diritto assoluto alla vita; ma più ancora, non si capisce perchè questo diritto dovrebbe automaticamente essere esteso a tutta la specie.

Fammi capire: condizione necessaria e sufficiente per diritti totali è essere generati da chi potenzialmente poteva avere figli con con qualcuno - presente o passato - che si sia posto simili domande?

E ancora: prima che si sviluppasse la cultura, prima che quelle domande entrassero nel bagaglio dell'umano (se un bambino è cresciuto lontano dalla cultura neppure il linguaggio apprende e non riuscirà mai più a recuperare il gap), non avevamo diritti?

Ma anche passato quanto sopra, puoi tu dimostrare che neppure un essere di altre specie s'è mai posto il problema? Temo di no. Eppure nel dubbio ti mangi allegramenti altri essere senzienti, con la scusa che siamo onnivori. Prima di predicare almeno diventa vegana. E magari rileggiti la Bibbia, che pure il tuo dio s'è assicurato di non uccidere "innocenti" prima di distruggere Sodoma&Gomorra.


Un leone quando sceglie la gazzella "decide" qualcosa o segue il suo istinto?

Sceglie, ovviamente: fa i suoi (più o meno) rudimentali ragionamenti di opportunità e convenienza. Certo, ci sono specie più "avanzate" di altre in tal senso, ma si nota che di etologia sei propria digiuna (e neppure ti sei mai fermata ad osservare le altre specie).

Ha qualche scrupolo a uccidere i cuccioli di una leonessa per accoppiarsi?

Tanti uomini non li hanno tutt'oggi. E prima che si formasse lo Stato di Diritto era una prassi, basta che apri un libro di storia e leggi che fine han sempre fatto i popoli sconfitti e dominati.

Si domanda se è più pietoso uccidere la zebra ammalata rispetto al cucciolo?

La maggior parte di noi (tu inclusa) non si pone il problema di segregare e uccidere animali per cibarsene, sebbene si potrebbe fare diversamente (con tutto guadagno anche per l'ambiente).

Si turba davanti ai rantoli della sua preda o le divora le viscere finchè è viva?

Quanti di noi mangiano i frutti di mare?

E c'è qualche antilope che si scandalizza della sua "crudeltà"?

Non so se si scandalizzino, ma terrorizzate lo sono di certo.

Anonimo ha detto...

a debrando

Dovresti prima chiedere al leone; quando risponde lui ti faccio sapere io.

Anonimo ha detto...

d p. de gregorio

Vedo solo una differenza di forma, non sostanziale. Hai provato a scodellarti un uovo di gallina dopo 5-6 di cova? Eppure è sempre un uovo!

Anonimo ha detto...

L'embrione non è persona, ma persona potenziale, anche la premessa minore è sbagliata.
Inoltre dal punto di vista giuridico, nel codice penale, si parla di omicidio di un uomo ,ovvero di una persona, quando la placenta si stacca dall'utero materno, quindi all'atto della nascita. Così come anche la dichiarazione dei diritti dell'uomo dice opportunamente che alla nascita si gode di diritti e di doveri , e non potrebbe essere altrimenti.

Anonimo ha detto...

Annarosa,

quando ti addentri nella questione dei diritti animali, che probabilmente hai affrontato ieri sera per la prima volta in vita tua, è talmente palese che non hai la minima idea di ciò di cui stai parlando che forse sarebbe meglio ti informassi di più o, se non ne hai voglia, lasciassi perdere, altrimenti è come discutere di fisica quantistica con una persona che non si è mai presa il disturbo di capire che cosa sia.

Per esempio, sarebbe opportuno non ignorare tutte le ultime ricerche etologiche, che smentiscono l'opinione, comunue presso molte persone, che gli animali siano sostanzialmente deficienti, conclusione, questa, dovuta ad un'interpretazione estremamente antropocentrica degli esperimenti psicologici sugli animali condotti in passato.

Continui ad asserire la superiorità morale, intellettiva, metafisica, artistica e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta dell'uomo sugli altri animali, ma quando si tratta del diritto degli animali alla vita l'uomo dovrebbe buttare dalla finestra tutta questa sua superiorità e sensibilità morale e comportarsi come farebbero loro al suo posto? Cioè l'uomo ha l'obbligo di comportarsi eticamente soltanto nei confronti di chi è in grado di comportarsi eticamente a sua volta, altrimenti tutto è lecito?

Se è così, devi avere una concezione assai debole dell'etica!

Anonimo ha detto...

norrel

io non solo non mi addentro nei diritti degli animali, non provo neanche metterci becco! Io sto "solo" cercando di difendere quelli di tutti gli esseri umani... Figurati se non ne ho già abbastanza! Se non siamo in grado di difendere i nostri simili, pensa se ci può essere un vero interesse per chi è davvero diverso..

paolo de gregorio ha detto...

Giuseppe,

Io facevo solo notare la complessità della situazione. Non sto dicendo che dalla mia osservazione debba conseguire che la legge debba obbligarci (obbligare le donne) in un verso o nell'altro. Ma se, come proposto, dobbiamo per un attimo accantonare la premessa riguardante l'embrione come "uomo" o meno, e ci concentriamo sul diritto alla vita, allora il paragone proposto non è calzante in tutto e per tutto, anche se aiuta a farci riflettere. È ovvio che, così come è posto, nel nostro giudizio siamo influenzati dalla nostra familiarità con l'idea che se una persona si ammala allora non è "dovere" di un altro essere umano sacrificare qualcosa di sé. Ma la questione è più delicata quando quel passaggio non è una "malattia" ma un passaggio obbligato. Non è un accidente, ma una "malattia" inevitabile e necessaria, una qualità intrinseca come le altre nella definiizione di essere uomo.

Ci obbliga ad un sacrificio chi con un sacrificio (liberamente scelto) ci ha portati sin qui? E divagando: la libertà di cui godiamo, che non abbiamo chiesto ma che ci è stata consegnata da chi prima di noi è morto per conquistarla, ci obbliga o non ci obbliga a difenderla, eventualmente anche col rischio della vita o dell'integrità fisica?

Provo a chiarire: ammettiamo, come ho proposto, che ognuno di noi passi necessariamente attraverso uno stato di incoscienza e dipendenza da un altro per avere la vita. Ci pare accettabile rifiutarsi di essere quella persona, anche se noi stessi ci siamo passati e qualcuno per noi si è prestato. Ma questo è accettabile anche perché sappiamo che altre persone si presteranno a quel "sacrificio" (sto rimanendo nel contesto metaforico). Se d'improvviso però non lo facesse nessuno ci estingueremmo, non prima che chi è già in vita, prima il più anziano, muoia "di stenti". Forse la legge non potrebbe obbligare nessuno neanche in quel caso, ma esisterebbe lo stesso un interrogativo morale su chi ci ha fatti arrivare fin qui, il cui "lavoro" di milioni di anni decidiamo di estinguere. Se avessimo la persona adulta, formata, in forze, ma incosciente e bisognosa di quella "cura" come una volta lo fummo noi, ultimo passo prima di una vita sicura ormai al 100%, ritenete plausibile che l'istinto dei più non sarebbe messo duramente alla prova su cosa sia giusto fare?

Nessuno di noi lo aveva chiesto di essere qui, ma non ci siamo tolti di torno, e sulla terra ci siamo e dei nostri simili viviamo, grazie a loro e per loro. Ogni specie è un insieme di individui ma anche un unico. La cosa vale soprattutto per noi esseri umani che ormai abbiamo la società più interdipendente che sia mai esistita. Quindi lo stesso gesto che in sé e per sé non è condannabile quando riguarda una minoranza o un individuo potrebbe, in linea puramente teorica, diventare parzialmente tale se riguardasse la maggioranza. Poi certo, non ci sarebbe distinzione in questo con chi decide di nemmeno mettersi nella condizione di fare qualcosa; sto forse divagando troppo. Per questo comunque per procreazione "responsabile" la intendo nei due versi.

Riassumendo: certamente non sto affermando che sia la legge a dover decidere. Il paragone però lo trovo incompleto per i motivi citati. Nel giudicare ogni scelta che facciamo non prescindiamo mai dalla contingenza, dalla convenienza e da un "intuito" morale (la "malattia" del violinista come accidente della vita oppure come passaggio obbligato di ognuno).

Preciso: io sto ponendo interrogativi e non ho una risposta. Continuo a ritenere che la scelta, certamente nella prima fase, sia morale ma anche individuale. La gravidanza è certamente una scelta, anche portarla avanti può essere una scelta. Ma la gestazione è anche un continuo che arriva ad un certo punto ad un epilogo ormai alle porte, come l'uomo ormai in forze dell'esempio che facevo, prossimo solo all'aprire gli occhi. Che ci si avvicini, gradualmente, settimana dopo settimana ad un diritto alla vita che non sorge d'improvviso l'ultimo giorno non mi sembra una posizione insostenibile. La chiave è la continuità del processo, che tende a farci perdere di vista la distiinzione tra le fasi: ma lo stesso motivo che mi spinge a considerare individuale la scelta in un periodo iniziale mi prta ad avere dubbi sul dopo, perché in entrambi i casi per me la continuità non si deve tradurre in congruenza degli stadi dall'inizio alla fine. Ma tornando all'esempio: quando manca un giorno all'apertura degli occhi del paziente è ancora lecito che la persona che lo tiene in vita si apparti e stacchi tutto? Se sì, allora perché il giorno dopo, quando l'altro apre gli occhi, perché è reato buttarlo in un cassonetto?

paolo de gregorio ha detto...

P.S.: sia chiaro che io mi stavo riferendo a quando comunque quella condizione sia conseguenza di azioni consapevolmente scelte. Il caso della violenza è come il caso di obbligare qualcuna dall'inizio, dal primo momento, con la tortura e la prigionia. D'altronde quella tortura snatura l'essenza stessa di essere umano. Non si può chiedere di riabilitare un crimine subito col sacrificio di chi ha subito quel crimine.

ukitel ha detto...

La dichiarazione dei diritti dell'uomo si riferisce agli esseri umani nati vivi...
Anzi... Io direi che si riferisce alle persone umane.
Infatti il nostro ordinamento afferma che la persona umana è l'essere umano nato vivo, e in quel momento acquista diritti e doveri.
Quando è nato.
E soprattutto c'è una differenza tra essere umano e persona umana.
Poi sono riconosciuti, in via straordinaria, ALCUNI diritti al concepito.

Inoltre l'embrione non può essere considerato un individuo, perché non ha nulla di organico. Non è (ancora) un organismo.
Non è singolo a causa di cose come i geni ad effetto materno, ma anche se non volessimo addentrarci nella genetica, non è singolo perché non può vivere senza l'utero della madre.

E' però sicuramente vita.
E' viva anche una cellula della pelle isolata.
Ma il discorso sull'aborto non può essere condotto in termini di "tutto ciò che è vivo ha diritto alla vita".
Per la difficoltà insita nel definire l'essere vivente.

La posizione laica rispetto all'aborto, a quanto so, si fonda appunto sulla distinzione tra essere e persona e sulla proprietà dell'utero.
E chiunque decida di entrare in queste discussioni dovrebbe parlare in questi termini.

Perché se si sposta la discussione sul diritto alla vita... Ci sono miriadi di situazioni in cui si trovano in contrasto il diritto alla vita di 2 individui... Si basti pensare ai criteri necessari per entrare nelle liste per il trapianto.
Ed è indubbio che tali conflitti si risolvano prediligendo la vita di uno in confronto a quella dell'altro.

Poi se si vuole tirare in ballo la biologia vi invito di nuovo a leggere questo post:
http://orfview.blogspot.com/2008/01/anatomia-della-moratoria-sullaborto.html

Anonimo ha detto...

Certo che è spassoso pensare di poter dimostrare la valenza di individuo di una blastocisti richiamando la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo...
Tempo addietro avevamo ridicolizzato questa stessa esponente del mentecattume cattointegralista quando aveva chiamato in causa la presenza di DNA umano nell'embrione per ascrivergli di fatto e di diritto una sostanza di individuo. Il DNA, il nuovo succedaneo dell'anima nell'immaginario sovraeccitato dei talebani di casa nostra.
Ma per quanto stupido, si trattava di un tentativo di argomentazione, sebbene rozzo, inconsistente e ridicolo. Adesso siamo alle semplici affermazioni di principio, ai dogmi calati dall'alto.
A quanto pare sono ormai arrivati alla frutta, anzi alla canna del gas...