domenica 20 gennaio 2008

(Fra) Claudio Magris (e le sirene al contrario)

La premessa sul significato di laicità è abbastanza condivisibile, ma poi Magris parte per la tangente (Il senso del laico, Il Corriere della Sera, 20 gennaio 2008):

È lecito a ciascuno criticare il senato accademico, dire che poteva fare anche scelte migliori: invitare ad esempio il Dalai Lama o Jamaica Kincaid, la grande scrittrice nera di Antigua, ma è al senato, eletto secondo le regole accademiche, che spettava decidere; si possono criticare le sue scelte, come io criticavo le scelte inqualificabili del governo Berlusconi, ma senza pretendere di impedirgliele, visto che purtroppo era stato eletto secondo le regole della democrazia.
Se avesse perso poco del suo prezioso tempo si sarebbe reso conto che nessuno ha preteso di impedire un bel niente. Se dissentire (o sottolineare una scelta come inappropriata) viene giudicata come una imposizione, la sola alternativa è quella di subire in silenzio qualunque azione. Il senato accademico è forse Luigi XIV? Mi è sfuggito qualche passaggio fondamentale della riforma universitaria?
Ma questa doverosa battaglia per la laicità dello Stato non autorizza l’intolleranza in altra sede, come è accaduto alla Sapienza; se il mio vicino fa schiamazzi notturni, posso denunciarlo, ma non ammaccargli per rivalsa l’automobile.
Ma quale sarebbe stata l’intolleranza? Suona ancora più strana la mancanza di una spiegazione approfondita di questo giudizio, anche alla luce della ammissione di Magris della frequente supina sudditanza da parte dello Stato e degli organi di informazione [rispetto alla ingerenza della Chiesa]. Anche Magris è organo di informazione e sarebbe stato apprezzabile una posizione almeno prona - se non altro per spezzare le abitudini.
La conclusione di Magris lascia davvero addosso un senso di sconfitta irrimediabile. Se la protesta contro B16 diventa un ennesimo spauracchio contro il ritorno di Berlusconi, se le uniche ragioni per arginare il malumore prendono la forma della minaccia che potrebbe andare peggio (signora mia), se insomma dobbiamo tapparci le orecchie perché la musica è molesta e insopportabile è ormai ascoltarla - nemmeno qualche minuto in più - se la genuflessione fa bene alla salute, allora smettiamo di sbraitare e porgiamo il collo verso il coltello sacrificale senza agitarci troppo. Tanto è inutile, e il taglio netto è meno doloroso.
Una cosa, in tutta questa vicenda balorda, è preoccupante per chi teme la regressione politica del Paese, i rigurgiti clericali e il possibile ritorno del devastante governo precedente. È preoccupante vedere come persone e forze che si dicono e certo si sentono sinceramente democratiche e dovrebbero dunque razionalmente operare tenendo presente la gravità della situazione politica e il pericolo di una regressione, sembrano colte da una febbre autodistruttiva, da un’allegra irresponsabilità, da una spensierata vocazione a una disastrosa sconfitta.
Mi rimane soltanto un dubbio: chissà se Magris spera nella salvezza divina o in un pezzo di potere temporale. Chissà che non sia deluso in entrambi i casi. I potenti sono spesso molto avari. Meglio ricordarselo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

OT (più o meno)
Ciao Chiara e Giuseppe, leggete, se potete, i post del 18 e 19 da www.giannicuperlo.it, un deputato triestino del PD.
E' un ragazzo in gamba. Nelle sue parole c'è veramente una trasparenza che è, prima di tutto, una boccata d'aria.
buona domenica.

Anonimo ha detto...

L'ho postato anch'io, senza commenti, anche perché oggi ho il post più lungo della mia storia. Sono d'accordo. In alcune affermazioni Magris è perfetto, in altre a me è sembrato non pluralista ma ambiguo. Un po' mi ha delusa.

PS. Complimenti e gratitudine per il lavoro che fai per tutti e per questo blog, che informa e, dati i tempi, consola.