mercoledì 30 gennaio 2008

Lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite (circa la moratoria sull’aborto)

Mi ero ripromessa di ignorare certe misere manifestazioni, ma è difficile resistere alla tentazione di commentare la lettera indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite promossa dal Foglio (circa la moratoria sull’aborto, ovviamente).

In questi ultimi sessant’anni sono stati presi notevoli provvedimenti e fatti rilevanti sforzi per creare e sostenere gli strumenti giuridici intesi a proteggere gli ideali espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata il 10 dicembre del 1948 a Parigi. Negli ultimi tre decenni sono stati effettuati più di un miliardo di aborti, con una media annua di circa cinquanta milioni di aborti. Secondo l’ultimo rapporto dello United Nations Population Fund, in Cina si corre il rischio di aborti, incentivati e anche coattivi, per decine di milioni di nascituri in nome di una pianificazione familiare e demografica di stato. In India, per una selezione sessista, sono state eliminate prima della nascita milioni di bambine in 20 anni. In Asia l’equilibrio demografico è messo a rischio da un infanticidio di massa che sta assumendo proporzioni epocali. In Corea del nord il ricorso all’aborto selettivo tende alla radicale eliminazione di ogni forma di disabilità. Anche in occidente, l’aborto è diventato lo strumento di una nuova eugenetica che viola i diritti del nascituro e l’uguaglianza tra gli uomini, portando la diagnostica prenatale lontano dalla sua funzione di preparazione all’accoglienza e alla cura del nascituro e vicino al criterio del miglioramento della razza, distruggendo così gli ideali universalistici che sono all’origine della Dichiarazione universale del 1948.
Cerco di essere breve (e chiedo scusa per la lunghezza eccessiva del post). La prima questione riguarda la citata Dichiarazione del 1948, anno in cui la conoscenza dei meccanismi della riproduzione umana era molto diversa da quella di oggi. La Dichiarazione, poi, non distingue tra “uomo”, “persona”, “feto” e “embrione”. Parla di uomo, verosimilmente, già nato – in Italia l’articolo 1 del Codice Civile afferma: “La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita (462, 687, 715, 784)”. Non si parla di uomo “ancora non nato” o di diritti attribuibili a partire dal concepimento.
Non è corretto, né onesto, riferirsi alla Dichiarazione utilizzando un senso molto esteso di “uomo” (a partire dal concepimento).
La seconda mossa è la confusione (o meglio, la sovrapposizione) della interruzione volontaria di gravidanza che una persona può compiere con la coazione ad abortire o la “pianificazione familiare” imposta. L’errore è il medesimo dell’identificazione tra l’eugenetica attuale (chiamiamola manipolazione genetica) con l’eugenetica hitleriana. Ne abbiamo già parlato tante volte (qui o qui o qui). La differenza è abissale e riguarda il soggetto della decisione: il singolo o lo Stato (o qualunque ente sovraindividuale). Un conto è che io decido di abortire; un conto è che il ministro della salute o della demografia mi impone di abortire in nome di qualsivoglia principio o dichiarata follia. La prima è una scelta; la seconda è una sopraffazione.
Sottoponiamo alla Sua e alla Vostra attenzione una richiesta di moratoria delle politiche pubbliche che incentivano ogni forma di ingiustificato e selettivo asservimento dell’essere umano durante il suo sviluppo nel grembo materno mediante l’esercizio di un arbitrario potere di annichilimento, in violazione del diritto di nascere e del diritto alla maternità. L’articolo 3 della Dichiarazione universale afferma che “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”.
Lo stesso giochetto ricompare qui con “individuo”. Nessuno si prende l’onere di dimostrare che di individuo si possa parlare a partire dal concepimento (o come si definisca un “individuo”) e si usano paroloni per dare un alone di rispettabilità. L’arbitrio è in questa richiesta assurda di moratoria, che non è caratterizzata nemmeno dal fegato di dichiarare esplicitamente: “vogliamo rendere illegali le interruzioni di gravidanza; vogliamo affermare la priorità dei diritti degli embrioni (e sto concedendo che di diritti di possa parlare) rispetto ai diritti delle donne; vogliamo che le donne gravide siano controllate a vista e obbligate a portare avanti la gravidanza e a partorire”.
Chiediamo ai rappresentanti dei governi nazionali che si esprimano a favore di un emendamento significativo al testo della Dichiarazione: dopo la prima virgola, inserire “dal concepimento fino alla morte naturale”. La Dichiarazione universale si riferisce infatti ai diritti umani “eguali e inalienabili” e proclama solennemente che gli esseri umani hanno una “dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana” (Preambolo). La scienza, alcune delle cui maggiori scoperte in campo genetico sono posteriori alla Dichiarazione, documenta inconfutabilmente l’esistenza di un patrimonio genetico umano già nell’embrione, un patrimonio unico e irripetibile, fin dal primo stadio del suo sviluppo. La Commissione britannica Warnock, nel 1984, fa del quattordicesimo giorno dal concepimento la soglia oltre la quale un embrione è non soltanto un essere umano, ma titolare del diritto a non essere manipolato sperimentalmente. I governi devono preservare e proteggere questi diritti naturali, che comprendono il diritto a un “patrimonio genetico non manipolato”.
La morte naturale è un richiamo geniale. Che cosa vuol dire “naturale”? Per loro è semplice (ma non lo è). Che cosa vuol dire “morte naturale”? Ah. Non è dato capire. La morte naturale è quella provocata dalla polmonite; da una mancata trasfusione; da una qualsiasi malattia che tutti gli estensori della letterina combattono ingurgitando al primo sintomo un artificiale, artificialissimo farmaco. Massì, coerenza e sensatezza non sono richieste. Qui parliamo di moratorie, questioni ben più importanti della logica!
Il patrimonio genetico, poi, non basta a fare una persona. Questa visione sarebbe il frutto del più bieco determinismo genetico che nessuna persona sensata accetta (quale sarebbe il diritto ad avere un patrimonio genetico non manipolato? Che diritto sarebbe? E varrebbe anche per interventi volti a eliminare una patologia?). La Commissione Warnock, infine, è stata insediata per rispondere al problema della sperimentazione embrionale; e nessuna ricaduta ha avuto sulla possibilità di abortire o di praticare le tecniche di fecondazione artificiale (pratiche ammesse in Gran Bretagna).
La Dichiarazione del 1948 fu la risposta del mondo libero e del diritto internazionale ai crimini contro l’umanità giudicati tre anni prima a Norimberga. In risposta alla pratica eugenetica dei medici nazisti, la World Medical Association nel 1948 adottò la Dichiarazione di Ginevra nella quale si afferma: “Rispetterò la vita umana, a partire dal momento del concepimento”. L’articolo 6 dell’International Covenant on Civil and Political Rights, voluta dalle Nazioni Unite nel 1966, stabilisce che “ogni essere umano ha un inerente diritto alla vita”. L’aborto selettivo e la manipolazione selettiva in vitro sono oggi la principale forma di discriminazione su base eugenetica, razziale e sessuale nei confronti della persona umana. Quella stessa persona umana che le Nazioni Unite tutelano all’articolo 6 della propria carta dei diritti. A sessant’anni dalla proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è necessario rinnovare la nostra principale fonte di ispirazione umanitaria attraverso un emendamento all’articolo 3. Desideriamo perciò richiamare i governi a un profondo rispetto dei diritti della persona, il primo dei quali è l’inviolabile diritto alla vita.
Ed eccoci qua con l’eugenetica! Bastava avere la pazienza di qualche riga. Concepito, persona umana e individuo sono termini interscambiabili e che non pongono alcun problema per Ferrara e compari. Ma insomma, vuoi mettere l’effetto di una simile strombazzata?
Ci vorrebbe un briciolo di onestà e di buon senso; ci vorrebbe almeno la buona grazia di sforzarsi nel concepire una lettera che non inciampi in tante e tali assurdità. Ma forse è chiedere troppo.

ps
Come giustamente commenta Giuseppe, nella Dichiarazione dei Diritti il primo articolo dice: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” (All human beings are born free and equal in dignity and rights). “Nascono”, non “sono concepiti”. (I corsivi sono miei).

4 commenti:

Caminadella ha detto...

Faccio notare che, a furia di buttare verdure nel calderone, Ferrara ha chiesto una moratoria che anche il dott. Mengele riuscirebbe a rispettare.
Infatti, stando al testo, bisognerebbe sospendere le:

"politiche pubbliche che incentivano ogni forma di ingiustificato e selettivo asservimento dell’essere umano durante il suo sviluppo nel grembo materno mediante l’esercizio di un arbitrario potere di annichilimento, in violazione del diritto di nascere e del diritto alla maternità".

Quindi, se incentivano alcune forme, invece di ogni forma, vanno bene. Idem se l'asservimento non è selettivo, ma generalizzato! O il potere non è arbitrario, ma disciplinato dalla legge.

Chiara Lalli ha detto...

Lo vedi?, i soliti razionalisti relativisti sarcastici...

Anonimo ha detto...

dice ferrara:
"in corea il ricorso all’aborto selettivo tende alla radicale eliminazione di ogni forma di disabilità"

volevo dire una cosa "scomoda": premesso che, come dice chiara lalli, un conto è la libera scelta della donna un conto è l'imposizione dello stato.....ma l'eliminazione di ogni forma di disabilità, se perseguito senza ledere la dignità delle persone, non sarebbe di per se' un fine nobile? ferrara invece mi sembra voglia mettere sotto cattiva luce sia il metodo che il fine.

bic

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Ferrara delira!!! Altro non aggiungo.

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