Dichiarazione di Alessandro Capriccioli, membro dell’Associazione Coscioni:
Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita, ha ieri affermato che “L’aborto è sempre un male, ma la selezione embrionale aggiunge ingiustizia ad ingiustizia, tanto più se ricordiamo che ci sono famiglie disposte ad adottare un bambino down e che il mongolismo consente oggi di condurre una vita felice”.
Da fratello di persona con Sindrome di Down, sono ben consapevole (e me ne rallegro) del fatto che negli ultimi anni la qualità della vità delle persone con Trisomia 21 sia decisamente migliorata; l’equazione proposta da Casini, secondo la quale le persone con Sidrome di Down condurrebbero oggi una vita felice, è tuttavia a dir poco semplicistica, poiché non tiene conto delle grandi difficoltà che molte famiglie in cui vive una persona con Trisomia 21 debbono tuttora affrontare quotidianamente.
Ha idea, Casini, degli sforzi che occorrono per assicurare a una persona con Sindrome di Down un livello di vita non felice, ma appena accettabile? È consapevole, Casini, che in taluni casi l’esito di quegli sforzi, per quanto convinti e incessanti, può essere tanto modesto da generare in coloro che li hanno posti in essere angosciosi sensi di colpa? Ha riflettuto, Casini, sul dramma di alcuni genitori, che si domandano chi potrà provvedere, dopo di loro, ai bisogni di un figlio con Sindrome di Down? Ha nozione, Casini, delle problematiche di ordine psicologico che le persone con Sindrome di Down debbono fronteggiare, allorché si rendano consapevoli della loro condizione e si trovino a doverla affrontare?
La risposta a queste domande è tutta nella parola che il Presidente del Movimento per la Vita sceglie per il suo comunicato: “mongolismo”; parola desueta già trent’anni fa, inesatta, antiscientifica e mortificante, unanimemente respinta da tutti gli operatori del settore.
Una parola che la dice lunga sulla superficialità con la quale Casini ha inteso affrontare la tematica della Sindrome di Down e dell’eventuale scelta di interrompere la gravidanza da parte delle donne cui essa viene diagnosticata: una superficialità che, a prescindere dalla rispettive posizioni sul tema dell’aborto terapeutico, è oggettivamente offensiva per le persone con Trisomia 21 e per le loro famiglie. Una superficialità della quale il Presidente del Movimento per la Vita farebbe bene a scusarsi.