giovedì 11 gennaio 2007

Il disegno (intelligente?) di una persona

Anche l’embriologia può tornare utile all’ideologia; basta usare la fantasia (In nessun momento siamo massa informe, Avvenire, 11 gennaio 2007).
La scoperta della presenza di cellule staminali nel liquido amniotico (“amniotic fluid-derived stem cells”) offre una buona occasione per affermare lo statuto personale del concepito (e quindi di tutte le fasi successive dello sviluppo umano. Lo slogan più o meno è: si è persona dal concepimento!).

“Il “progetto” di un embrione è già definito 24 ore dopo il concepimento. Quando lo zigote, la prima cellula nel nuovo organismo, si è moltiplicata appena due volte, già ha un asse che resterà riconoscibile nell’asse di sviluppo dell’individuo. E già è definito esattamente da quali cellule si svilupperà la nuova creatura, e quali invece formeranno la placenta”.
Ebbene? È in agguato il seguente ragionamento: siccome è presente l’asse individuale (unico e irripetibile) allora quell’asse è intoccabile, e siamo di fronte alla dimostrazione incontestabile della presenza della persona (che diventerà). Ecco la prova che metterà a tacere chi nega la personalità agli esserini umani fin dal concepimento! E adesso è inconfutabile che dall’incontro dell’ovocita e dello spermatozoo ci sia un individuo che merita tutela e rispetto. Di più: che sia una persona, titolare di diritti fondamentali.

Eccoci qua confortati nella nostra interpretazione:
L’annuncio di Cambridge assume un altro valore: nei mammiferi, e dunque nell’uomo, l’embrione non è, nemmeno nelle primissime duplicazioni, massa amorfa, non è materia grezza in attesa di essere organizzata. Non è “cosa”, ma – fin dal principio – disegno.
Verrebbe da chiedere, a voler essere puntigliosi, che cosa diavolo implica essere un disegno; ma è abbastanza chiaro che un disegno si oppone agli scarabocchi fatti durante una conversazione telefonica e che vengono subito dopo gettati via e dimenticati. Un disegno no. Si conserva, si rispetta. E allora se l’embrione è un disegno...
Che non sia “cosa” è evidente: chi ha mai sostenuto che il concepito sia una cosa? Forse qualcuno che non capisce nulla di embriologia; o meglio uno che proprio non capisce nulla. Che ipotesi sarebbe? Il concepito è inizialmente una “cosa” e poi magicamente diventa un omino? Prima è una cosa e poi diventa materia organica, vivente, pulsante di vita e di disegni? Che è, Pinocchio?
Ma eccoci alla più stupida delle opposizioni: il disegno che si oppone alla “casualità di una natura cieca”. E abbiamo anche il parere autorevole di Magdalena Zernicka-Goetz usato allo scopo: “C’è la memoria della prima scissione cellulare, nella nostra vita”. E quindi? Forse la spiegazione viene ora (è anche poetica):
“Già nell’oscurità profonda dell’inizio, un disegno unico, mai ripetuto né più ripetibile. Quattro cellule e dentro, pronto a dispiegarsi, il cervello, le mani, gli occhi di un figlio. 
Gli uomini, in questo buio di cui ancora sanno così poco vanno a mettere le loro mani orgogliose: tolgono, manipolano, selezionano. Come se fosse “roba”. Come se fosse un niente. Mentre c’è tutto, lì dentro, nascosto in un microscopico infinito: un altro uomo, dunque un mondo intero. C’è una scienza, oggi, che dopo la pretesa arrogante comincia a dirci: eppure, il primo giorno già c’è un disegno. Commuove, una scienza capace di essere così grande, e umile insieme. Ma che già tutto fosse scritto, il primo giorno e, crediamo anzi, fin dal primo istante, altri uomini l’avevano intuito. «Non ti era occulto il mio essere/ allorché io fui formato nel segreto/ ed ero intessuto nelle profondità della terra», cantava un ignoto salmista ebreo, forse tremila anni fa”.
Disegno? Ancora con il disegno? Ma perché non vi dedicate all’educazione artistica? Educazione a parte, se anche volessimo preferire a disegno qualcosa come potenzialità o prevedibilità di un certo sviluppo, non potremmo mai sostenere che quanto accadrà in futuro sia già presente oggi. (Se anche fossimo disposti ad ammettere che Les Demoiselles d’Avignon fossero già preesistenti nelle mani e nella testa e nei pennelli di Picasso, questo non significherebbe che nel 1906 esisteva già un quadro. Magari c’era un disegno, quello sì. Certo, che sciocca che sono.)
L’incontro di uno spermatozoo e di un ovocita, pur avviando un percorso predefinito (calcare troppo questo aggettivo denota ingenuità; non ho voglia di spiegare oltre) e unico, non crea una persona. L’unicità non è poi un valore che abbia un senso intrinsecamente: anche un lombrico è unico e irripetibile, ma non significa che sia una persona.
E il fatto che prima o poi una persona esisterà non ci autorizza a sostenere che quella persona esiste già oggi. Al concepito non possono essere conferiti i diritti delle persone; non può essere considerato né trattato alla stregua delle persone; si può scarabocchiare all’infinito ma non è possibile cavarne il profilo di una persona.

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