«Qui non si tratta di discriminare, si tratta di proibire»: la considerazione di Mara Carfagna non è sua (anche se indubbiamente suona come sua...), ma è presa da un articolo del più illustre senatore Marcello Pera, pubblicato appena ieri («Ma proibire non è discriminare», Libero, 30 gennaio 2007, p. 1):
Se un uomo e una donna possono unirsi di fatto e avere certi diritti, perché gli stessi diritti non dovrebbero spettare se a unirsi sono due uomini o due donne? Vogliamo forse discriminare gli individui rispetto alle tendenze sessuali?Ho riportato il ragionamento nella sua interezza, eppure qualcosa sembra mancare: perché, infatti, la proibizione agli omosessuali di sposarsi non costituirebbe una discriminazione? Pera, misteriosamente, sembra pensare che basti proclamare che l’intento è di proibire e non di discriminare; eppure non basta. Forse Pera crede che una proibizione non può mai anche essere una discriminazione? Sarebbe sorprendente se lo pensasse: se io emano un decreto che proibisce agli omosessuali di lavorare nella pubblica amministrazione, li sto certamente discriminando, come ammette implicitamente lo stesso ex presidente del Senato. O forse ogni proibizione che esula dal diritto più strettamente individuale – soprattutto se ha che fare con i rapporti di coppia – non può mai essere discriminatoria? Non so Pera, ma io personalmente non saprei come altro definire, se non discriminatoria, la proibizione per esempio di sposare persone appartenenti «ad altra razza» contenuta nella legge 1728, 17 novembre 1938, art. 1. Forse, infine, Pera è convinto che la ragione per cui si deve parlare solo di proibizione e non anche di discriminazione è troppo evidente perché valga la pena di riportarla; purtroppo però questa ragione, per un motivo o per l’altro, non viene mai espressa. Si afferma spesso, è vero, che il matrimonio eterosessuale sarebbe ordinato allo scopo di provvedere un ambiente adatto ai figli; solo che anche a coppie sicuramente sterili (per esempio molto anziane, che non possono neanche più adottare) viene concesso di sposarsi, senza che nessuno abbia nulla da ridire, e anzi con la forte approvazione dell’ambiente sociale a cui gli sposi appartengono. Di fronte a questa obiezione le bocche si cuciono, lasciando la sgradevolissima impressione che proibire il matrimonio agli omosessuali costituisca per l’appunto quello che a parole tutti negano: una pura e semplice discriminazione.
La risposta è: no, non vogliamo discriminare, vogliamo proibire. E proibire è diverso da discriminare. Ad esempio, impedire ad un omosessuale di avere un lavoro, farsi un’istruzione, prestare servizio militare, è discriminare, ed è illecito (moralmente prima che giuridicamente).
Ma vietare ad un omosessuale di sposarsi con un altro omosessuale (o, il che è lo stesso, unirsi a lui con gli stessi diritti del matrimonio o quasi) non è discriminare, bensì proibire. Allo stesso modo non si discrimina, ma si proibisce, se si vieta a chiunque di sposarsi con certi consanguinei o gli si proibisce (come, almeno per ora, è proibito) di unirsi in matrimonio con più di una persona (poligamia).
Dunque nessuno intende togliere diritti individuali agli omosessuali, anzi, se ci sono alcuni diritti individuali di cui non godono è giusto che gli siano riconosciuti. Ma, appunto, devono essere diritti autenticamente individuali, non diritti derivati dalla condizione matrimoniale, perché, se tali fossero, cadrebbero sotto la proibizione del matrimonio.
Sì, manca qualcosa al discorso di Marcello Pera. E forse manca qualcosa a Pera stesso: la stessa cosa che manca anche a Mara Carfagna. La Carfagna riesce a compensare con altre qualità; Pera no.
5 commenti:
Azzardo un piccolo esperimento di ermeneutica periana: la differenza tra proibire e discriminare si basa tutta sul concetto di naturale: si discrimina in ostacolo alla legge naturale, si proibisce in accordo alla legge naturale.
Non penso ci sia bisogno di aggiungere che il concetto di legge naturale, in questi caso, non ha praticamente alcun significato...
Una a-mara pera, direi
Allo stesso modo quindi dovremmo PROIBIRE al capo dello stato pontificio di dirci come gestire il nostro stato, perchè non sarebbe discriminatorio verso alcuna opinione: lo proibiamo anche ai francesi, agli spagnoli ed ai tedeschi dopotutto.
Proibire non è discriminare.. già, però sarebbe anche il caso si dicesse perché si intende proibire qualcosa.
Il fatto è che il martellamento quotidiano della CEI basato su slogan tipo "NO AI PACS" impedisce qualsiasi dibattito sul merito.
vorrei fare un appello per il diritto degli uomini (maschi) ad avere una gravidanza! E' una discriminazione gravissima che l'accesso alla gravidanza sia permesso alle sole donne (femmine)e nessuno si scandalizzi di ciò! Trapianto di utero per gli uomini SUBITO!!
Lucia
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