sabato 6 gennaio 2007

Il filo rosso dell’approssimazione

Era inevitabile che il caso di Ashley suscitasse clamore. E molte parole a sproposito. Come le seguenti (La bambina che non crescerà più è diventata il giocattolo dei genitori, la Padania, 6 gennaio 2007):

A quali delusioni e terribili frustrazioni sarebbe andata incontro confrontandosi con la pienezza di vita e possibilità delle coetanee? Meglio, allora, mantenerla nella perfetta illusione che il suo mondo di bambina, già sconvolto dal male, non subisse altre, devastanti incursioni psicologiche.
Nessuna delusione, nessuna frustrazione. Sempre che si faccia riferimento al punto di vista soggettivo della bambina: Ashley non ha un punto di vista. Almeno non nel senso che potremmo, erroneamente, attribuirle ricorrendo a tale espressione. Ashley ha la stessa autocoscienza di un neonato di 3 mesi.
Di questa vicenda parliamo con Francesca Martini, che nella Lega si occupa a livello federale di politiche sociali e familiari.
«C’è una premessa molto importante da fare – chiarisce –. Occorrerebbe cioè conoscere in modo molto più dettagliato di quanto si possa ricavare da un articolo di giornale il quadro clinico della ragazzina, soprattutto definire l’origine e la gravità della lesione cerebrale. In altre parole: si potevano realisticamente prevedere complicanze tali da compromettere le funzioni vitali dopo un certo periodo?».
Gentile Francesca Martini (e gentili molti altri che parlate senza avere letto due righe sulla vicenda, ma attaccandovi ai mormorii o ai pareri del vicino di casa), conoscere il quadro clinico della ragazzina è possibile. Ed è terribilmente facile: The “Ashley Treatment”, Towards a Better Quality of Life for “Pillow Angels”.
Soltanto che richiede un po’ di tempo in più rispetto al dare risposte a vanvera (ooh!, quanto è comodo parlare a vanvera, nessuno sforzo, solo fantasia, inventiva e una gran faccia tosta).
Continua Martini: «Solo in quest’eventualità gli interventi a cui la povera Ashley è stata sottoposta avrebbero avuto una loro fondatezza. Ma se così non è stato, allora siamo di fronte a una notizia che ricorda l’eugenetica nazista, la selezione della razza. Una notizia da mettere i brividi. Perché c’è un’unica questione che non può essere messa tra parentesi: il diritto inviolabile della persona umana, sana o malata, alla salvaguardia della propria dignità, a partire dall’integrità del corpo e della psiche».
«Se si scende a compromessi su questo principio irrinunciabile, si entra nella cultura utilitaristica dell’essere umano, che subordina appunto la dignità a un determinato fine, fosse pure la presunta felicità del soggetto debole».
Ma a Francesca Martini evidentemente non sfuggono le implicazioni politiche generali di questi casi di cronaca: «Dalla manipolazione degli embrioni all’eutanasia, si vede ben chiaro un filo rosso di ideologia utilitaristica che è la bandiera dei radicali, ma sulla quale si è attestata buona parte dell’attuale maggioranza. E senza contare l’aspetto economico, le ingenti spese che le strutture sanitarie e quindi la collettività si carica. Uno stimolo ulteriore per fare a meno di tanti “pesi” ingombranti».
Evidentemente. E come potrebbe sfuggire qualcosa alla nostra Francesca? Come sarebbe potuto mancare un riferimento all’eugenetica nazista? Come non richiamare il fantasma della selezione della razza, interpretare il ruolo della Bella Addormentata scandalizzata dalla cattiveria dell’umanità? E poi ecco comparire gli altri scenari determinati dalla cultura utilitaristica dell’essere umano: sperimentazione embrionale ed eutanasia. L’unico peso ingombrante, qui, è quello di un sistema nervoso centrale che non è mai diventato altro. E non parliamo di Ashley.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma perchè un qualunque deficiente prima di esprimere un parere deficiente mette sempre in campo la famosa eugenetica anche quando non c'entra una beata mazza?

Perchè la gente quando viene interpellata su questioni che non conosce non rimanda la propria risposta a quando si sarà documentata un minimo?

Argh.

Anonimo ha detto...

Per me ce la devono mettere per contratto, ci sarà un numero tot di "eugenetica" da rispettare…

Anonimo ha detto...

L’unico peso ingombrante, qui, è quello di un sistema nervoso centrale che non è mai diventato altro. E non parliamo di Ashley.

potresti spiegarmi meglio quest'affermazione?
sono una studentessa e da poco tempo sto riflettendo sul concetto di "persona"...tema della mia tesi specialistica...
questa tua ulotima frase mi ha bloccata, l'ho riletta un paio di volte...potresti dirmi qualcosa in più, in merito?
grazie mille.
R.

Chiara Lalli ha detto...

R.,
era solo per dire, con un po' di sarcasmo, che molti dei commenti sulla vicenda di Ashley non sembrano supportati dalla razionalità e da un corretto utilizzo di un mezzo a nostra disposizione: il cervello.
A cominciare da affermazioni tipo: "non so bene cosa sia successo ad Ashley, ma secondo me è sbagliato".
Sul concetto di persona e sui requisiti per essere una persona trovi alcune indicazioni in altri post. Se ti possono servire indicazioni bibliografiche lasciami la tua email o scrivimi a bioetiche@gmail.com e ti posso inviare un po' di materiale.
Ciao.