In un editoriale apparso ieri sul Los Angeles Times («Saddam should have been studied, not executed», 4 gennaio 2007), Richard Dawkins sosteneva che compiere ricerche psicologiche sul dittatore sarebbe stato più vantaggioso che giustiziarlo. A Dawkins ha risposto così lo stesso giorno il paleoantropologo John Hawks («Dawkins advocates experiments on deposed dictators», John Hawks Weblog):
I guess the reason why I am so revulsed is that Dawkins explicitly sets his interest in scientific inquiry above the cause of justice. Dawkins rationalizes this choice in several ways: the research can value society, prevent more mass-murdering dictators from rising to power, provide evidence to convict his own Prime Minister of war crimes, etc. In these rationalizations, he attempts to align his preference (study, not execute) with a “higher” sense of justice – he writes, “These questions are not just academically fascinating but potentially of vital importance to our future.”Nonostante il tono leggermente sopra le righe, tenderei ad essere d’accordo con Hawks.
I don’t think these rationalizations work. Saddam had minimal, if any, scientific interest – unless I’ve been missing all the valuable studies based on Manuel Noriega’s prison diaries. It’s not like his blood had a serum to cure Ebola.
I’d say that far more important to our future is the value of justice over science. Certainly, many people believe that Saddam’s execution did not serve justice. But scientific value should not be part of that calculation. A society where a curious scientist can play “get out of execution free” cards is hopefully a vestige of regimes like Saddam’s, not part of an “enlightened” future.
9 commenti:
Giuseppe, sto con Dawkins! Gli argomenti di Hawks si riducono a due:
1) la tesi che lo studio di Saddam è inutile;
2) la tesi che "Dawkins explicitly sets his interest in scientific inquiry above the cause of justice".
Mi pare che 1) sia apodittica. Nel suo articolo Dawkins spiega in dettaglio quali indagini ha in mente (storiografiche, soprattutto) ma Hawks evita di parlarne.
Quanto a 2), è un trucco retorico de noantri. Dawkins potrebbe facilmente ribaltargli il tavolo sulla testa: "Maybe. Or maybe it's Mr Hawks that explicitly sets his personal sense of justice above the interest of scientific inquiry".
Lita, per quanto riguarda il primo punto, mi pare che Dawkins metta l'accento sulle indagini psicologiche, non su quelle storiche (che comunque suonano a loro volta più come indagini storico-giudiziarie, potenzialmente scomode per gli Usa o per altri): «perhaps the most important research in which a living Saddam Hussein could have helped is psychological».
Quanto al secondo punto, cosa viene prima? Immaginiamo che Saddam avesse chiesto un congruo beneficio di pena in cambio di rivelazioni complete di interesse storico e di una batteria completa di test psicologici (mentre per la sola commutazione della pena capitale si fosse limitato a ricostruire i suoi rapporti con Chirac e a sottoporsi a un paio di Rorschach): sarebbe stato giusto accogliere la sua offerta, sotto lo sguardo dei parenti delle sue vittime?
Quanto a 1), ok. Adesso abbiamo ragioni storiografiche, ragioni psicologiche e nessuna controragione di Hawks.
Quanto a 2), siamo sempre nella retorica. Io sono molto cinica e non sposo la teoria della giustizia come riparazione delle vittime.
L'articolo di Dawkins è tradotto sul mio blog (clicca qui per leggerlo).
Lita:
1) Hawks non dice che non c'erano ragioni per tenere in vita Saddam; dice solo che le ragioni «scientifiche» addotte da Dawkins, e in particolare quelle psicologiche, non bastano a controbilanciare le ragioni del diritto (neanche di quello leggermente barbarico adottato in questo caso). E ti fa anche il controesempio del generale Noriega.
2) neanch'io sposo la teoria della giustizia come riparazione delle vittime (anche se mi sembra che in parte la giustizia debba essere anche questo); ma che l'utilità scientifica possa avere un peso sul destino di un imputato mi sembra un'idea che dovrebbe allarmare anche i più cinici... ;-)
l'utilità scientifica possa avere un peso sul destino di un imputato mi sembra un'idea che dovrebbe allarmare anche i più cinici.
Ho l'impressione che tu stia generalizzando troppo. Non credo che Dawkins pensi questo. Non credo che dica che l'utilità scientifica debba sempre avere un peso. Ma solo che, in questo caso particolare, dove essa avrebbe soltanto effetti positivi e nessun effetto negativo, dell'utilità scientifica bisognerebbe tener conto. Ciao
D'accordo Maurizio, ma alla fine torniamo sempre lì: che il destino di un imputato, sia pure in questo caso particolare, si giochi in base all'«utilità scientifica». Altrimenti tutto il discorso non avrebbe senso: se siamo contro la pena di morte non abbiamo bisogno di aggiungere motivazioni così peregrine; se siamo a favore, mi pare a dir poco discutibile fare un'eccezione per poter sottoporre il reo a test psicologici!
Sono d'accordo che, se siamo contro la pena di morte, non serve. Nell'altro caso invece, non liquiderei la cosa con tanta facilità come fai tu. Se siamo a favore, per qualche motivo, della pena di morte, Dawkins ci dà un motivo in più per cambiare idea. Cioè, è interamente possibile che una persona che sostiene la pena di morte sia meno convinta di ciò, adesso che ha letto una ragione in più per non applicarla. Ciao
Giuseppe, mi sembra che la discussione stia deviando proprio nella direzione (fantasiosa, e poco interessante) che voleva imprimergli Hawks. Dawkins non scrive che le esigenze della scienza vengono prima della giustizia. O che il destino dell'imputato deve essere deciso da considerazioni di utilità nella ricerca.
Hawks deve avere trascurato l'attacco dell'articolo di Dawkins, dove dice che ci sono molte ragioni note e valide per biasimare l'esecuzione di Saddam Hussein. Dawkins dice solo di volere aggiungere una ragione in più e meno ovvia. Nel seguito si concentra sul perché studiare Hussein sarebbe stato interessante, e non entra mai nel merito del peso delle diverse ragioni per non giustiziarlo. Hawks spara su un bersaglio inesistente.
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