Non è più il presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica, ma non credo che ne sentiremo la mancanza, anche perché continua a sciorinare i suoi contorti pensieri barattandoli per saggi consigli.
Questa volta non si parla di trapianti o di tagli alla coda dei cani, bensì (udite, udite) di laicità, anzi di sana laicità. E di crocefissi (La vera laicità nel crocifisso si rafforza, Avvenire, 15 dicembre 2006).
A proposito della presenza del crocefisso nei luoghi pubblici e della laicità dello Stato espone le seguenti brillanti riflessioni (affascinante anche la prima parte del pezzo dagostiniano, da leggere).
Conosciamo le motivazioni che stanno alla base della pretesa di rimuovere i crocifissi dalla aule e le argomentazioni di diritto amministrativo che, sia pure non senza contraddizioni, hanno impedito che queste pretese potessero realizzarsi. Ma il cuore del problema, chiaramente, non è né giuridico né amministrativo. Se i simboli religiosi e in particolare quelli cattolici, dovessero avere una mera valenza politica e sociale, o una funzione di estrinseco proselitismo confessionale, essi certamente potrebbero essere accusati di violare la “sana laicità” dello Stato. Ma in casi del genere dovrebbero essere i cattolici per primi a rimuoverli, pur di non vederli ridotti a una funzione (o peggio, ad una esibizione) che non solo loro non si addice, ma che addirittura potrebbe umiliarli. Se invece ai simboli religiosi si dà il significato che loro propriamente compete, quello di ricordare agli esseri umani che nemmeno il dolore più grande è privo di significato e che a tutti gli uomini è stato promesso un bene trascendente, che nessuno Stato, neanche volendolo, potrà mai garantire ai propri cittadini, la loro presenza nelle aule scolastiche, in quelle dei tribunali, negli ospedali, nelle carceri potrà veicolare un messaggio, profondamente umano, di conforto e di solidarietà, anche per chi non fosse credente. Rinunciare ad esporre il crocifisso denota, più che il desiderio di rendere omaggio alla laicità dello Stato, quello – ci auguriamo inconsapevole – di togliere agli uomini quella dimensione di coraggio e di speranza che solo la fede può dare. Non è per ottenere un esito del genere che è giusto battersi per la laicità delle istituzioni.I corsivi sono miei. E anche lo schifo verso un tale livello di idiozia che rasenta la patologia.
8 commenti:
Si può certamente non essere d'accordo con l'autore dell'articolo, anche io non lo sono completamente, ma non mi sembra che si possa classificare come idiozia. Tra l'altro i corsivi che hai messo cosa significano? Quelle parti in corsivo sono forse le migliori, cos'è che non ti va bene?
Sono d'accordo. Classificare l'articolo come idiozia è un eufemismo.
"Se i simboli religiosi e in particolare quelli cattolici, dovessero avere una mera valenza politica e sociale, o una funzione di estrinseco proselitismo confessionale, essi certamente potrebbero essere accusati di violare la “sana laicità” dello Stato." e quindi i cattolici stessi dovrebbero provvedere alla loro rimozione. Giusto, ragionevole quasi. Il che stupisce un po' tutti proprio per questo.
E tre righe più sotto però ecco l'inghippo che riporta il discorso a ciò che ci aspettavamo: togliere il simbolo di UNA religione dagli edifici PUBBLICI equivale a "togliere agli uomini quella dimensione di coraggio e di speranza che solo la fede può dare"
In altre parole ci troviamo davanti all'ennesimo caso di "nessuno pretende di dirvi come vivere la vostra vita ma soltanto noi sappiamo qual'è il modo migliore di viverla perciò tutto il mondo deve adeguarsi altrimenti siete oscurantisti cattivi che vogliono snaturare l'universo. Perché? Perchè lo diciamo noi.". Perchè tutti sanno che la croce è sempre stata simbolo di speranza, come non ricordare il moto di incoraggiamento e di amore che prendeva i cuori di tutti nel periodo in cui quella stessa croce simboleggiava estirpazione di tutto ciò che veniva dichiarato 'blasfemo'?
E poi dicono che nei giovani dilaga l'alcolismo...
Il crocifisso è simbolo do pace e non capisco come non ritenere la pace un valore universale. E' simbolo culturale e storico, chi vuole toglierlo rinnega il passato e quanto è successo.
Marco
Se fossi un sostenitore del crocifisso l'ultima argomentazione che userei è quella relativa al passato e a "quanto è successo" in suo nome.
Il crocifisso è un simbolo religioso, punto. Non è neanche utilizzato da tutti i cristiani.
Cercare di spacciarlo per simbolo universale (???) di pace o addirittura un simbolo laico (???) dimostra la malafede e la pericolosità di certa gente.
Si potrebbero usare le stesse stupide, arroganti argomentazioni per giustificare la presenza fissa di un qualsiasi simbolo, dal compasso massonico alla falce e martello.
Leilani: se può servire il pensiero, l'idea che il crocefisso sia un "simbolo laico" offende non poco la mia sensibilità di cristiana (è uno dei motivi per cui i Valdesi - ad esempio - si battono piuttosto decisamente contro l'esposizione dei simboli religiosi in scuole e ospedali).
(Posto che il rispetto del principio di aconfessionalità dello stato dovrebbe essere sufficiente a chiudere la questione. Ovviamente. Per quel che vale...)
Ho sempre apprezzato i Valdesi :)
E anche i cristiani pensanti, tenete duro un giorno tornerete ad essere la maggioranza.
L'aconfessionalità dello Stato putroppo è andata un po' a... ad allegre lavoratrici notturne, ecco.
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