lunedì 18 dicembre 2006

Che articolo desolante

Che spettacolo desolante, il Tempo, 17 dicembre 2006:

Alcune decine di persone ieri sera non hanno trovato di meglio che scendere in piazza per chiedere la morte di Piergiorgio Welby. Il buon senso dovrebbe aiutare questi signori a capire che la loro battaglia è assolutamente sbagliata. Ma sul buon senso di chi arriva a manifestare per spingere lo Stato, la politica e le coscienze di tutti a staccare la spina che tiene in vita un uomo, lasciateci conservare qualche riserva. La vicenda di Welby è troppo drammatica per essere liquidata con una fiaccolata e troppo dolorosa per essere strumentalizzata in una qualunque chiave politica. La posta in gioco è la più alta possibile: la rinuncia al bene più prezioso che ha ogni uomo: la vita. E non possono essere la battaglia combattuta da Welby per affermare il diritto a decidere della sua morte, né il suo innegabile dolore per un’esistenza martoriata, ad autorizzare un sacrificio così grande. Chi ha provato da vicino la sofferenza di una persona cara deceduta tra forti sofferenze può essere portato a comprendere e giustificare l’intervento di una mano pietosa. Ma in ciascuno di noi deve essere chiaro che questa scelta è perdente sia sul piano etico che su quello giuridico. Per non parlare poi di quello più strettamente religioso. Sul piano etico, lasciare a chichessia l’onere di decidere se e come far morire una persona è al limite dell’indecenza. Sul piano giuridico, come spiega efficacemente nelle pagine interne l’ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia, la legge non stabilisce un confine tra l’assassinio e qualsiasi tipo di eutanasia. Dunque, in manifestazioni come quelle di ieri si può arrivare a ravvisare l’istigazione all’omicidio. Sul piano religioso, infine, la fede cattolica ci lega a un rispetto della vita, e anche del dolore, che va aldilà di ogni decisione possibile su questa terra. Welby, pur immobile nel suo letto di dolore, ci sta dimostrando quanto può essere ricco il contributo di idee che ogni uomo può dare alla collettività. Questo patrimonio è troppo grande per essere affidato a una mano, seppur pietosa, pronta a togliere una vita. Per questo la lezione di Welby è una lezione di vita.
Una mano pietosa dovrebbe fermare le mani (usate per scrivere) di quanti non sono sostenuti nemmeno dal buon senso e blaterano simili sconcezze (e qui taccio ulteriori commenti).

1 commento:

Anonimo ha detto...

In certi articoli, così come in certi proclami più o meno ufficiali, oppure in moltissime - se non troppe - campagne, si usa il "buon senso" come una moneta spendibile e assolutamente buona.
Cazzata.
Ha ucciso più persone il buon senso che il vaiolo. (Altra cazzata, quest'ultima, con cui volevo enfatizzare il concetto.)

L'inferiorità di popoli da conquistare, o altre congetture ugualmente stupide sono state più e più volte giustificate dal "buon senso" che - a seconda dell'epoca - attanaglia la mente dei profittatori o la lingua dei frasivendoli.

Questa è la mia opinione.