giovedì 21 dicembre 2006

«C’è un medico a Berlino»

Si è appena conclusa la conferenza stampa dell’Associazione Coscioni sulla morte di Piergiorgio Welby. È adesso di dominio pubblico che Piergiorgio ha ottenuto ciò che chiedeva e per cui si era battuto durante questi mesi: dopo aver praticato una sedazione per via endovenosa, il ventilatore è stato staccato, e il paziente è morto serenamente una quarantina di minuti dopo, circa alle 23:40 di ieri, 21 dicembre. Il medico che ha aiutato Piergiorgio si chiama Mario Riccio, anestesista e rianimatore all’ospedale di Cremona.
Non è stata praticata alcuna eutanasia; si è trattato di una sospensione delle cure, nell’esercizio di un diritto garantito – tra l’altro – dalla Costituzione della Repubblica e dalla Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina, come è stato costretto ad ammettere nei giorni scorsi persino Francesco D’Agostino, presidente dell’Associazione dei giuristi cattolici (che per giustificare la propria opposizione si è quindi dovuto inventare, letteralmente dal nulla, una richiesta eutanasica da parte di Welby). Questo diritto non dipende dall’accertamento di un accanimento terapeutico, ma solo dalla libera volontà del paziente; se non è possibile praticarlo apertamente (altri medici si sono rifiutati di eseguire ciò che il dottor Riccio ha invece accettato) è – sostanzialmente – per la presenza di alcune leggi che sembrano contrastare con il dettato costituzionale. Speriamo che la lotta di Piergiorgio serva a rendere questo diritto accessibile a tutti, senza sotterfugi, alla luce della certezza delle leggi.

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