mercoledì 20 dicembre 2006

Con che fa rima Assuntina?

Malvino analizza l’ennesima idiozia sul caso di Piergiorgio Welby (La carità di Assuntina Morresi). Riporto solo una parte del suo post, ma vale proprio la pena di leggerselo tutto. E di rispedire al mittente la carità dell’Assuntina.

Assuntina Morresi scrive che «bisogna cominciare a rendersi conto che forse Welby non sarebbe arrivato a chiedere di morire se avesse accettato di farsi sostenere non solo nella respirazione». Questo mi incuriosisce oltremodo, perché a Welby io voglio bene – ma questo l’ho già detto. In cos’altro Welby avrebbe dovuto accettare di farsi sostenere? Non sembra voler dare una risposta esplicita, l’Assuntina, ma – bontà sua – lascia voler intendere qualcosa: «Sembra proprio che la sofferenza di Welby non sia tanto fisica […] quanto “psichica”».
Guarda tu com’è bizzarra, ‘sta cosa. A me era sembrato proprio il contrario: era sembrato che la sofferenza di Welby fosse proprio fisica, non psichica. Peraltro, chissà perché l’Assuntina mette l’aggettivo psichica tra virgolette. “Psichica”, in che senso? Boh, diciamo: “psichica-per-modo-di-dire”.
Comunque, dicevo: avevo pensato che Welby stesse male soprattutto fisicamente, psichicamente tutt’altro. Ma l’Assuntina scrive che non è la carne ad esser debole – «gli hanno messo una cannula più larga e respira meglio», meno male, va’ – ma soprattutto lo spirito.
Ecco, ci sono: “sofferenza psichica-per-modo-di-dire” vuol dire “sofferenza spirituale”. Quella di Welby è una malattia soprattutto spirituale, è questo vuol insinuare l’Assuntina? Pensavo si trattasse di degenerazione neuronale e mielinica, e adesso l’Assuntina cerca di insinuare che la degenerazione di Welby è spirituale? Nella stessa giornata nella quale il Codacons gli ha dato dell’“incapace”?
Forse esagero, devo aver capito male, deve avermi portato fuori strada quel punto in cui l’Assuntina scrive: «Welby è una persona con una grande sofferenza nella psiche e nello spirito, che non riesce più a dare un senso alla propria vita». Sarei tanto curioso di sapere il senso della vita dell’Assuntina, ma anche qui, mi fermo. Sennò esplodo.

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