martedì 26 dicembre 2006

Grillo Parlante (a vanvera)


Torno sul commento di Beppe Grillo stimolata da due circostanze.
La prima è il riconoscimento assegnatogli da Malvino, Il Gran Premio Stronzo d’Oro. Meritatissimo. Assegnazione quasi plebiscitaria (anche leggendo i commenti nel blog di Grillo è facile intuire le reazioni che le sue parole, banali prima ancora di essere offensive, hanno suscitato).
Tuttavia, è quasi inevitabile, mi addolora che Stefano Lorenzetto (incastrato dal mio compare) non abbia sfidato la top ten delle merdacce.
Proporrei almeno un premio di consolazione (certo, sarebbe molto affollato).
La seconda è il tentativo di cavare qualcosa di buono anche dalle circostanze più tetre.
Quanto pensassi di Grillo e delle sue pornografiche riflessioni su Welby avevo già detto. Pollice verso. E il buono dove sarebbe?
Nella limpida evidenza che il principio di autorità è fallace e stupido. Nel ricordarsi di fregarsene della reputazione di chi parla per concentrarsi sulle parole. Antipatia o simpatia, stima o disprezzo, non dovrebbero intaccare l’analisi razionale dei pareri di volta in volta offerti alla pubblica piazza.
A conferma di ciò, ci tocca riconoscere che Roberto Calderoli (proprio lui in persona!) ha avuto un atteggiamento dignitoso riguardo al rifiuto dei funerali religiosi a Welby: “mi sento obbligato però ad intervenire, appellandomi al Vicariato, perché torni sulla sua posizione di non voler concedere le esequie religiose al povero Welby” (Italia. Domani a Roma funerale laico per Piergiorgio Welby, Vivere & Morire, 23 dicembre 2006).

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