Questo è il parere di Vincenzo Donvito. Il suo punto di vista è decisamente e drammaticamente convincente. Il suo articolo comincia così (Nuovo comitato di bioetica. Inutile e dannoso come il precedente, Cellule Staminali, 8 dicembre 2006):
Ora che abbiamo il nuovo Comitato nazionale di Bioetica (Cnb), nominato con molto ritardo rispetto alla scadenza del precedente, dovremmo essere più tranquilli e sereni? Probabilmente lo saranno coloro che hanno bisogno di uno Stato che dica loro cosa è buono e cosa non lo sia in merito alle scelte che attengono la propria vita individuale. Noi non siamo tra questi: abbiamo già grossi problemi a coordinarci con noi stessi nelle materie della vita, della morte, dei diritti e dei doveri a cui siamo chiamati per il rispetto di noi stessi, figuriamoci se ci sentiamo sereni a delegare la nostra intimità ad un gruppo di saggi come quelli del Cnb.
È evidente che crediamo ognuno libero di delegare a chiunque le proprie scelte, ma da qui a trasformare in istituzione un gruppo di saggi, ce ne passa. È la differenza tra chi crede che possa e debba esistere un’etica di Stato e chi crede che, invece, sia un problema di ognuno con se stesso e con chi liberamente sceglie di consultare.
Non è un caso, poi, che il Cnb è chiamato ad esprimersi su questioni che poi devono divenire leggi dello Stato. A parte che il legislatore e il governante fino ad oggi hanno considerato il parere del Cnb solo quando gli faceva comodo, non conferendogli alcun vincolo indicativo, sta di fatto che le nostre istituzioni sentono la necessità di un parlamentino di saggi bioeticisti che, raggiunto un compromesso al loro interno, pongano le loro decisioni, qualora vengano prese in considerazione, agli ulteriori compromessi che la maggioranza di Governo (e non solo) raggiungono.
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